Alberto Costa, Corriere della Sera 23/10/2008, 23 ottobre 2008
HEERENVEEN
L’uragano mediatico che fa da contorno all’arrivo prossimo venturo di David Beckham sorprende il Milan nel corso di un ordinario viaggio di Coppa Uefa: l’aereo che deposita i rossoneri nel minuscolo e agreste aeroporto di Groningen – pecore, maiali e staccionate di legno ai bordi della pista – prima di puntare su Lourdes; i mulini a vento e le legioni di mucche al pascolo che annunciano i boschi attorno ad Heerenveen; i 10 mila tifosi, bambini e giovani in maggioranza, che assistono all’allenamento rossonero in un’atmosfera di festa genuina che in Italia ce la sogniamo.
Adriano Galliani è in estasi: il fatto che sia stato lo Spice boy a forzare la mano, chiedendo asilo politico a Milanello, rappresenta un esplicito riconoscimento della dimensione planetaria del suo club. «Ho ricevuto una serie di telefonate che mi hanno inorgoglito – rivela il braccio destro di Berlusconi ”. A cominciare da quella di Fabio Capello, che mi ha fatto i complimenti, parlandomi benissimo di Beckham. E se lo dice lui che lo convoca regolarmente nella nazionale inglese... Anche Arrigo Sacchi mi ha voluto testimoniare la sua soddisfazione. Ha chiamato pure Florentino Perez che era il presidente di Beckham al Real Madrid: mi ha detto che verrà alle nostre partite per tifare Milan. Pure il presidente Berlusconi è felice».
Anche se quella tra il capitano dell’Inghilterra e il Milan rischia di essere un’avventura usa e getta, geniale soprattutto in chiave di marketing, al momento opportuno la palla passerà a Carlo Ancelotti, costretto a gestire situazioni impossibili. «Per me è un piacere allenare tanti giocatori importanti – chiarisce il tecnico rossonero ”. Beckham poi è un ragazzo molto professionale. Fare la formazione non è mai stato un problema e non lo sarà neppure con lui. Il problema, semmai, è di chi dovrà andare in tribuna». Un messaggio, questo, neppure troppo cifrato all’indirizzo dei vertici societari che stanno accumulando campioni di calcio e di mondanità come se si trattasse di un album di figurine.
Però Galliani non ha paura di collezionarle, le figurine: «Io ho paura delle pippe, non dei grandi giocatori. Tanti anni di calcio mi hanno insegnato che è più facile perdere con le pippe che con i grandi giocatori. Non dimentico che un Pallone d’oro come Papin era la riserva di Van Basten». Tecnicamente la procedura di avvicinamento di Beckham al Milan non può prescindere dall’assenso del Galaxy al prestito ma il nulla osta del club di Los Angeles, proprietario del cartellino dell’inglese, non si è ancora ma-nifestato: ecco perché, per evitare complicazioni, nei prossimi giorni il club rossonero privilegerà un più basso profilo sulla vicenda. Ai primi di novembre, infine, incontro clou a Milano tra il manager di Beckham e Galliani.
Al centro di questa improvvisa esplosione di «Beckhamania », Ancelotti dovrà intanto inventarsi qualcosa per motivare i suoi giocatori in vista della sfida di stasera. L’Heerenveen rappresenta la Frisia, che con le sue ambizioni autonomista è una sorta di Catalogna d’Olanda. Gioca Kaká con la premiata ditta Inzaghi & Sheva, 123 gol nelle coppe europee. «Quando proietterò la videocassetta degli olandesi, veloci, spumeggianti e fastidiosi, i miei giocatori si motiveranno da soli» ironizza Carletto nostro. Gli dobbiamo credere?
Alberto Costa