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 2008  ottobre 23 Giovedì calendario

MILANO

Ancora un´altra giornata di terrore sui mercati. Ancora una seduta di Borsa da dimenticare, cominciata con il meno 6,79% di Tokio e finita con il meno 6% di Wall Street, che a meno di mezz´ora dalla fine era arrivata a perdere anche di più, fino a meno 7,5% e che ieri è scesa ai minimi da cinque anni a questa parte. Nel mezzo l´Europa, che ha bruciato 270 miliardi di capitalizzazione, in un´odissea che ha visto prevalere su tutto i timori sui conti delle imprese e i segnali sempre più marcati di recessione mondiale: persino un fattore positivo per le economie occidentali, come il calo del greggio, è stato l´occasione per scatenare ondate di vendite sui titoli petroliferi e delle materie prime, a partire proprio dal tracollo di Alcoa e Exxon Mobil a Wall Street, cui si sono uniti i brutti i risultati di Boeing e Merck (non bilanciati dal buon esito di At&T - comunque sotto le aspettative -, Apple e McDonald) accanto alla perdita record di Wachovia (la banca ha perso quasi 24 miliardi di dollari nel terzo trimestre) alle previsioni pessime del settore auto (negli Usa ma anche in Giappone) e al calo (meno 16,6%) delle domande di mutui negli States.
In tutto il mondo del resto il comune denominatore è la recessione: "probabilmente" già in corso in Gran Bretagna secondo il governatore della Banca centrale d´Inghilterra mentre gli analisti di Ubs prevedono "almeno quattro trimestri di contrazione" negli Stati Uniti e una recessione "inevitabile" in Europa; non è più ottimista l´Fmi: l´economia va incontro ad una "grossa flessione" e la crescita sarà ai minimi dalla recessione del 2001-2002. Non a caso ieri l´euro è stato spinto ai minimi da due anni a questa parte ed ha poi chiuso a 1,2866 dollari contro gli 1,3180 del giorno prima, a causa della percezione di un clima perfino peggiore in Europa rispetto agli Usa.
Un quadro a tinte fosche cui cercherà di trovare soluzione e potenziali ricette per il futuro un G20 straordinario che si terrà a Washington il prossimo 15 novembre: un mega-vertice allargato ai grandi della terra e alle economie emergenti più rappresentative (ma senza la presenza della Spagna, scelta che ha già sollevato molte polemiche). Quasi scontata, quindi, la reazione delle Borse. Nel Vecchio continente, la classifica delle perdite è ovviamente guidata da Madrid: il listino spagnolo, che ha ceduto oltre l´8%, ha scontato il deflagrare della crisi argentina ed ha pagato il fio dei forti collegamenti con l´ex colonia e quindi del rischio-contagio, con cali intorno al 10% per Repsol, Telefonica, Bilbao e Santander. Tra tutte le Borse, la meno peggio è stata Piazza Affari, che ha lasciato sul terreno "solo" il 3,47%, mentre Francoforte e Londra hanno perso il 4,4% e Parigi il 5,1%. Forti perdite, in Europa come negli Usa, sono state registrate dai titoli petroliferi, a causa del netto calo del prezzo del greggio, sceso per la qualità Brent anche sotto la soglia dei 65 dollari a barile: si tratta delle quotazioni più basse da 20 mesi a questa parte, il 7,5% in meno del giorno prima, un po´ per i timori di recessione e un po´ per il dato sulle scorte di petrolio negli Usa, salite più del previsto.