Arturo Zampaglione, la Repubblica 23/10/2008, 23 ottobre 2008
NEW YORK
Dopo l´Islanda, l´Ungheria e l´Ucraina, un altro anello debole della finanza globale rischia di spezzarsi: è l´Argentina di Cristina Fernandez de Kirchner, il cui indice azionario chiamato Merval ha perso martedì l´11 per cento e ieri un altro 16 per cento, con ripercussioni anche sulle Borse europea, e in particolare su quella di Madrid scesa dell´8,25 per cento. Era inevitabile che la nuova crisi argentina riaprisse le ferite del 2001, quando il "default" su 95 miliardi di dollari del suo debito pubblico ebbe conseguenze drammatiche per centinaia di migliaia di risparmiatori in giro per il mondo che avevano acquistato quei "bond". Il rischio adesso è di un "default-bis", come induce a pensare la manovra del governo di Buenos Aires, che l´altro ieri ha annunciato la nazionalizzazione dei dieci maggiori fondi pensione privati che hanno asset per 29,5 miliardi di dollari.
«Le decisioni che abbiamo preso rientrano nel contesto internazionale per affrontare la crisi e serviranno a proteggere i nostri pensionati e i nostri lavoratori», ha spiegato la Kirchner, che ha ereditato la poltrona presidenziale dal marito Nestor, presentando il piano di nazionalizzazione al parlamento. I dieci fondi, chiamati Afjp, erano nati dalla privatizzazione del sistema pensionistico avviato in Argentina nel 1994, parallelamente ad altri paesi dell´America latina. Alcuni di questi fondi sono emanazione di gruppi bancari europei (Bbva, Hsba, Ing) o americani (MetLife). In media hanno dato il 14 per cento all´anno: un buon rendimento, che però deve scontare il tasso di inflazione più elevato che altrove e una performance basata sui valori nominali dei bond, più alti dei valori di mercato. Comunque nell´ultimo anno, per effetto delle incertezze politiche e della tempesta finanziaria mondiale, i fondi pensione hanno perso il 2,25 per cento. Di qui l´intervento del governo.
La nazionalizzazione ha sollevato molte polemiche. Secondo alcuni critici il governo vuole saccheggiare i fondi pensione in vista di pesanti impegni finanziari: anche nel 2001, ricordano, fu fatto qualcosa di simile. I collaboratori della Kirchner replicano che i saccheggiatori sono in realtà i gestori dei fondi, che hanno imposto commissioni molto alte senza dare adeguate garanzie: tant´è vero che negli ultimi anni si era già assistito a uno spostamento degli accantonamenti pensionistici dagli strumenti privati alle casse dello stato. Si prevede un dibattito molto acceso sulla nazionalizzazione, anche perché la Kirchner si è indebolita dal confronto di qualche mese fa con gli agricoltori sulle tasse alle esportazione. Ma alla fine, secondo l´analisi di Eduardo van der Kooy, un celebre columnist del Clarin, la maggioranza di centrosinistra farà quadrato e la legge sarà approvata. Resta però da vedere quali saranno le conseguenze sull´economia argentina. Il fantasma di un nuovo "default" dell´Argentina ha accentuato ieri il malessere di tutti gli indici dei paesi emergenti, dalla Russia al Brasile (ieri la Borsa di San Paolo è stata sospesa per eccesso di ribasso), che quest´anno hanno perso complessivamente il 55%.