Fabio Vergnano, La Stampa 21/10/2008, 21 ottobre 2008
TORINO
Benvenuti al Tacopina on tour. Ovvero non il viaggio di una stella del rock, ma di quell’avvocato americano che di nome fa Joseph, per gli amici Joe, e che quando torna nel Paese dei suoi avi, si fa chiamare Giuseppe e cerca di concludere affari in Italia. Il percorso è sempre lo stesso: si propone, mostra il suo faccione da paisà che ha fatto fortuna in America e ha in canna l’affare del secolo, poi si dissolve a mani vuote. Davvero un fenomeno del nulla.
La prima tappa del tour italiano del nostro azzeccacarbugli ha toccato Perugia. Lì si è presentato addirittura come il nuovo legale di fiducia di Amanda Knox. Prima bufala tacopinesca: i veri difensori di Amanda dissero di non conoscere questo signore che, dopo una comparsata da Vespa a Porta a Porta con una telefonata in diretta in cui si avventurava in varie ipotesi investigative, sparì con la stessa velocità con cui si era appalesato. Tuttavia il principe del foro non è uno che si rassegna alla sconfitta. Si sa che il potere logora soprattutto chi non lo detiene e a Tacopina piace essere un uomo forte. Così eccolo tornare all’arrembaggio. Questa volta per esibirsi su altri terreni non meno minati. Taco the best ha puntato sul calcio, in particolare ha cominciato a interessarsi di quelle società in difficoltà economiche, in procinto di cedere le quote azionarie.
A luglio 2007 gli americani della Inner Circle Sports cominciarono le manovre di approccio alla Roma, la cui controllante, Italpetroli, era indebitata per 377 milioni. L’affare venne proposto a molti investitori, il magnate George Soros fu il primo a dirsi interessato. E chi spunta a trattare per conto dell’uomo d’affari di origine ungherese? Proprio lui, il mitico Joe. Sbarca a Fiumicino, si fa fotografare con una sciarpa della Roma, provoca una surreale impennata del titolo azionario giallorosso. Nel frattempo Soros aveva già fatto scattare il piano di ritirata, ma Tacopina rimase indomito sulle barricate. Tirò fuori una sedicente cordata di americani, ovviamente mai pervenuta.
Poteva arrendersi Giuseppone nostro? Macchè. Quando il presidente del Bologna Alfredo Cazzola andò nel Usa nel dicembre 2007 per vendere la società agli americani, secondo voi chi si trovò fra i piedi? Il Brachetti americano, ovvero il trasformista che appare con una bandiera al collo e dopo poco lo ritrovi da un’altra parte a battersi sotto altre insegne. Nel caso del Bologna i compratori erano quelli della Tag Partners, altra fantomatica cordata di investitori decisi a «vincere lo scudetto in cinque anni». Il 1° luglio dovevano saltare fuori 13 milioni, 15 giorni dopo era già tutto sfumato. Gambe in spalla anche per Tacopina, che incassava il terzo insuccesso su tre.
Ma il nostro procacciatore di affari non ha ancora perso tutte le speranze. Così ecco le ultime voci da prendere, visti i precedenti, con le dovute cautele. Tacopina vorrebbe il Torino. Tempo fa la prima visita a Cairo. Nei giorni scorsi un secondo appuntamento. Una doppia sassata che arriva in un momento difficile per il Toro, senza risultati e con un allenatore sotto esame. Cairo è vero che sta pensando da tempo a Donadoni, invece non ha alcuna intenzione di passare alla storia come un altro degli abbindolati da Tacopina: «Non ho parlato con nessuno e neppure mi interessa farlo. Sono contento di continuare con il Toro, quindi non c’è cessione e non c’è notizia». E al vecchio Joe chi lo dice?
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