Lucia Annunziata La Stampa 23/10/2008, 23 ottobre 2008
Scuola, il cambiamento delle sorprese Tutto o quasi ciò che si scrive e si afferma nei media in queste settimane attorno al «decreto Gelmini» dimostra lo stato di barbarie culturale che attanaglia questo disgraziato Paese
Scuola, il cambiamento delle sorprese Tutto o quasi ciò che si scrive e si afferma nei media in queste settimane attorno al «decreto Gelmini» dimostra lo stato di barbarie culturale che attanaglia questo disgraziato Paese. Ciò di cui si parla non è una riforma che contiene qualcosa di buono o qualcosa di cattivo. Una riforma prevede uno studio, un progetto, una serie di azioni di civile confronto con i soggetti pedagogici (si hanno notizie del Consiglio nazionale dell’Istruzione?) e un dibattito sociale e politico. Ciò che ne sortisce determina poi le soluzioni operative (programmi, curricula, stato del personale, tempi scuola, ecc.), anche le più rigorose. Bene, nel caso in oggetto non c’è nulla di tutto questo. Ci troviamo di fronte a un «mostro» concettuale che costringe gli effetti (i tagli di bilancio del ministro del Tesoro) a determinare le cause (l’organizzazione operativa e il fondamento pedagogico). Qualcuno vuole riflettere su questo o ci dobbiamo aspettare altre settimane di folclore? Perché continuare a parlare di riforma? Stupisce che anche le più autorevoli voci persistano nell’equivocare, ben sapendo che le riforme (r-i-f-o-r-m-e) si fanno in Parlamento e non per decreto legge. Stupisce che un intero percorso culturale novecentesco venga ridicolizzato dai grembiulini e dalle nostalgie della propria maestra unica, collocando sullo sfondo il vero destino dell’istruzione italiana. LUCIO DE BORTOLI, MONTEBELLUNA (TV) La ringrazio per questo richiamo alla chiarezza. Effettivamente si è creata intorno alla scuola una situazione in cui tutto viene ascritto alla «riforma» Gelmini, dimenticando, come spesso succede, da cosa si è partiti. Studenti, docenti e opinione pubblica si dividono sul decreto legge 137/2008 entrato in vigore il 1° settembre, già passato al vaglio della fiducia della Camera e ora in discussione al Senato. Gli otto punti (articolati con vari bis) della proposta sono più o meno riassumibili nelle seguenti novità: ritorno al voto in condotta (che per altro fa media e con il 5 si viene bocciati), ritorno ai voti invece del giudizio, prolungamento dei tempi di utilizzazione dei libri, maestro unico nella scuola primaria. Maestro unico e libri sono per altro stati introdotti a sorpresa nel decreto legge varato dal governo nel primo Consiglio dei ministri al rientro dalle vacanze il 28 agosto e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Fin qui la Gelmini. Abbiamo poi avuto il passaggio alla Camera di una mozione presentata dalla Lega, in cui si è chiesta l’istituzione di classi ponte o classi di ingresso: di questo si parla quando si discute delle classi separate per gli immigrati. Ci sono infine sul tavolo i tagli alla scuola previsti dalla manovra anticipata dal ministro del Tesoro, passata con fiducia ad agosto, le cui ricadute costeranno 130 mila posti di lavoro. La scuola attualmente conta circa un milione 300 mila dipendenti. Ha ragione, dunque, non è una riforma, ma il risultato è un grande cambiamento. Stampa Articolo