Francesco Grignetti, La Stampa 23/10/2008, 23 ottobre 2008
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
Lo definisce «un avviso ai naviganti». In realtà è un ultimatum. «Non permetteremo - scandisce Silvio Berlusconi - che vengano occupate scuole e università. Non è una dimostrazione di libertà, ma è violenza verso gli altri». Se proprio vogliono protestare - precisa poi - lo facciano nelle vie e nelle piazze, ma non nelle aule. Il premier non gradisce affatto la protesta che monta nel Paese contro la ministra Gelmini. «La sinistra, con un atteggiamento strumentale, punta a fare della scuola un settore per fare opposizione politica. Pensa di poter alzare la voce». E così corre ai ripari. «Convocherò Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell’ordine. L’ordine deve essere garantito. Lo Stato deve fare il suo ruolo garantendo il diritto degli studenti che vogliono studiare di entrare nelle classi». Il presidente del consiglio, però, ne ha anche per i giornalisti. «La televisione pubblica - dice - diffonde ansia. Si vede solo chi protesta». Male anche la carta stampata: «Con il ministro abbiamo fatto già una conferenza stampa sulla scuola e sui giornali non c’è stata traccia». E quindi. «Dite ai vostri direttori che saremmo molto indignati e preoccupati se la conferenza stampa di oggi non avesse seguito».
Berlusconi annuncia sgomberi e manganellate? E’ un fulmine a ciel sereno che non ci voleva per il ministro dell’Interno, Maroni. L’incontro tra i due si tiene nel pomeriggio a palazzo Grazioli: Berlusconi se la cava dicendogli «pensateci voi, ma il diritto alla studio va garantito». Immediata e veemente sale anche la protesta della sinistra. I dipietristi accusano Berlusconi di essere un «sergente di ferro». E lo stesso Di Pietro parla di «una nuova strategia della tensione tipo Anni 70». Veltroni, che aveva cominciato chiedendo il ritiro del decreto, lo accusa di «soffiare sul fuoco». Dice: «Mi viene da chiedermi se sia ancora possibile dissentire in questo paese». «Non si deve toccare nemmeno un capello di chi protesta», è il monito di Franceschini. Scatenata la sinistra radicale. «Si vuole ripetere il G8», dice Vittorio Agnoletto.
In tanto marasma, interviene il Quirinale. « indispensabile - dice Giorgio Napolitano - che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione, ma ci si apra all’ascolto reciproco, a una seria considerazione delle rispettive ragioni». Parole di pace a cui si appellano Veltroni («E’ la giusta direzione»), ma pure Cicchitto («La strada maestra»).
Immancabili, però, le reazioni degli studenti che si sono sentiti sotto attacco. E si moltiplicano proprio le occupazioni. L’Unione studenti, vicina al Pd, conia lo slogan «Picchiateci tutti». Proteste in quasi tutti gli atenei d’Italia. Da Pisa a Siena, Firenze, Roma, Bologna, Massa Carrara, Padova. A Catania, autogestione a Lettere. Assemblee anche a Perugia, Genova e Macerata. Oggi toccherà anche a Urbino. E cominciano le occupazioni nei licei. A Roma, occupati il Mamiani, l’Azzarita, il Genovesi e l’artistico De Chirico. A Firenze una dozzina le scuole occupate: tra queste, i licei classici Galileo e Machiavelli, gli istituti commerciali Peano e Galilei, lo scientifico Castelnuovo. A Torino, dove sono occupate le facoltà umanistiche e Fisica, il prorettore Sergio Roda ha incontrato una delegazione di studenti e di ricercatori: «Siamo dalla stessa parte della barricata per salvare la natura pubblica delle Università».