???, Corriere della Sera 22/10/2008, 22 ottobre 2008
La terra di Matusalemme? Si trova a Oriente, molto a Oriente. E fa rima con choju, «lunga vita». Di recente il Giappone ha annunciato, celebrando la «giornata del rispetto per gli anziani », che nel Sol Levante si trovano ormai 36
La terra di Matusalemme? Si trova a Oriente, molto a Oriente. E fa rima con choju, «lunga vita». Di recente il Giappone ha annunciato, celebrando la «giornata del rispetto per gli anziani », che nel Sol Levante si trovano ormai 36.276 centenari, la maggior parte dei quali donne. un record, e le statistiche parlano chiaro: l’arcipelago è al momento al primo posto nel mondo quanto ad aspettativa di vita alla nascita: in media 82 anni (in Italia è poco sotto gli 80). Qual è il segreto? «La dieta, sicuramente, ma anche l’attitudine mentale, la capacità dei giapponesi di "fondersi" intimamente con l’ambiente naturale», risponde Ornella Civardi, iamatologa e traduttrice (sua la versione italiana dei racconti di Yasunari Kawabata La bellezza sfiorisce presto, Se editore, 2008). E spiega: « uno strano paradosso che i giapponesi siano i più longevi, perché dal punto di vista culturale hanno una sensibilità molto forte riguardo alla transitorietà dell’esistenza. Per loro la vita è come il fiore di ciliegio: uno splendore di breve durata». Scavando scavando, tuttavia, da questa idea di fragilità del vivere emerge il suo contrario: la consapevolezza – derivata dalla visione buddhista e anche shintoista della condiziona umana – che la precarietà del singolo sia controbilanciata dalla continuità del ciclo naturale. «Ma, come si percepisce nei testi dello scrittore Kawabata – afferma ancora Ornella Civardi – il rapporto tra dieta, stile di vita e longevità alla fine appare congruente: perché in qualche modo è connesso al rapporto forte dei giapponesi con l’ambiente». Cerchiamo dunque di indagare i segreti della longevità nipponica, con la coscienza che da decenni fior di studiosi in tutto il mondo stanno cercando, finora invano, di «estrarre» l’elisir capace di riprodurre gli stessi risultati anche in Occidente. Il centro di questi studi è a Okinawa. La ragione di tutto ciò è semplice. Se il Giappone è al primo posto nel mondo quanto a centenari, il record nazionale è appannaggio proprio degli abitanti della piccola isola nel Pacifico: il 15% per cento dei giapponesi con più di cento anni sulle spalle vive proprio lì, mentre ciascun neonato, al momento in cui lascia il grembo materno, può sperare di vivere 86 anni (se donna) o 78 (se uomo), sempre se la sua residenza è sul fazzoletto di terra nel Pacifico. Secondo gli esperti dell’Okinawa Research Center for Longevity Science questo miracolo è dovuto soprattutto alle abitudini alimentari: semivegetariane e comunque povere di grassi animali. Tre di questi ricercatori, Bradley J. Willcox, suo fratello Craig e Makoto Suzuki, hanno raccolto in un libro i risultati del loro lavoro: The Okinawa Diet Plan ( Okinawa l’Isola dei Centenari, Sperling&Kupfer, 2008). Che può essere riassunto in tre slogan: kuten gwa («piccole porzioni »), hara hachi bu («alzarsi da tavola quando non si è del tutto sazi ») e nuchi gusui («nutrirsi come se il cibo avesse proprietà medicinali »). E tanti consigli alimentari: mangiare a volontà tè, cetrioli, insalata, arance, mele, zucchine, yogurt magri e alghe. In quantità moderata banane, patate, pesce, riso, pasta, legumi e pollame. In quantità ridotta pesce grasso, pane, carne rossa magra, frutta secca, pizza, gelati. E possibilmente quasi mai biscotti, noci, cioccolato, burro e olio. «Soprattutto attenti ai grassi – ci dice Bradley J. Willcox, uno degli autori del bestseller che illustra come nutrirsi secondo la tradizione dell’isola giapponese ”. La dieta di Okinawa, nel complesso, non è molto differente da quella mediterranea: moltissima verdura, frutta e carboidrati. Certo, ci sono differenze nel tipo di alimenti: Okinawa è un’isola tropicale e lì i prodotti della terra hanno una qualità e un gusto unici. Ma i grassi dal pesce e dalla carne sono più o meno simili: molti omega-3 (acidi grassi considerati essenziali per la protezione dalle patologie cardiovascolari, ndr), calcio, magnesio e fosforo. Poco sale». Tuttavia, è il Giappone ad avere il record di ultracentenari, e non l’Italia. Come mai? «Be’ – risponde Willcox, che è anche direttore dell’Istituto di geriatria del Pacific Health Research Institute di Honolulu – intanto conta la quantità: in Giappone la gente è abituata a mangiare in maniera frugale, da sempre. Mangiare poco – senza esagerare: i nutrienti devono raggiungere lo standard minimo ogni giorno – è la ricetta per stare bene. Poi ci sono alcuni cibi che mi sentirei di sconsigliare». Il dottor Willcox cita in primo luogo il pane. «Sarebbe meglio mangiarne meno. Se proprio piace, allora è meglio quello integrale. Gli italiani hanno comunque ottime abitudine alimentari. Perché non vivono a lungo come i giapponesi? Forse per raggiungerli basterebbe poco. Abituarsi a consumare alimenti come la soia. Sostituire il burro con le nuove margarine, in grado di abbattere il colesterolo cattivo. Bere latte soltanto se scremato. E soprattutto cercare di condurre una vita meno sedentaria. A Okinawa non esistono persone "grasse": sono tutti snelli e attivi fisicamente». questo lo stile di vita di Tomoji Bradley Willcox *** «Un cibo sano che viene dal cortile di casa, tanto sole e poco stress. In poche parole: un’esistenza in armonia con la natura». La professoressa Chikako Usui, docente di sociologia all’Università del Missouri-St. Louis, esperta di gerontologia, riassume così le ragioni che hanno portato il Giappone ad avere «la migliore aspettativa di vita in salute» del mondo. il sushi il segreto del mangiar sano alla giapponese? «A me il sushi piace e lo mangio spesso. Ma credo che siano altri i piatti che favoriscono una lunga vita». Può fare degli esempi? «La maggior parte dei centenari vive nelle aree rurali o nelle isole meridionali, come Okinawa. Perché? Sono le zone dove sopravvivono le tradizioni. Nel campo dell’alimentazione significa che i cibi provengono dalle stesse aree di residenza: non sono importati né industriali». Ma quali sono questi cibi miracolosi? «Frutta e verdura tropicale o comunque dai colori intensi: essendo maturate "in casa" sono ricche di vitamine e anti ossidanti, a differenza dei prodotti colti quando ancora acerbi. Consiglio anche toufu e fagioli di soya: rallentano l’invecchiamento. Poi: pesce ricco di acidi grassi omega-3. E cioè: sardine, aringhe, salmone, sgombro, tonno fresco, pescespada. Cotti alla griglia vanno benissimo: proteggono dai problemi al cuore, riducono il rischio di diabete e alcuni tipi di cancro. Quindi le alghe: in Giappone ce ne sono molti tipi, tutte ricche di calcio e dunque ottime per contrastare l’osteoporosi. Infine il tè verde: famoso per le vitamine e gli agenti antiossidanti». Basta variare la dieta mediterranea con quella giapponese per sentirsi meglio? «Qualunque dieta bilanciata va bene. I giapponesi sono famosi perché la loro è povera di calorie. Mia madre mi diceva sempre: hara hachi bu e non hai bisogno del dottore. Ovvero alzati da tavola prima di saziarti: l’iperalimentazione è perniciosa per l’organismo, sottoposto a stress per digerire l’eccesso di cibo, un veleno che accelera l’invecchiamento». Non solo in Giappone l’invecchiamento della popolazione, se segnala il miglioramento delle condizioni di vita, pone comunque diversi problemi alla società... « vero. Tuttavia i problemi che pone una società più vecchia non sono affatto insormontabili. Io ho anzi una visione ottimistica, anche se condivido le preoccupazioni a proposito di pensioni e welfare». Cosa si può fare? «Bisogna favorire una società fluida dove si continua a studiare anche dopo l’inizio dell’età lavorativa, e dove al momento della pensione in realtà l’attività professionale non cessa del tutto. Più si sta bene più a lungo si lavora. E viceversa ». Perché le donne vivono in media più a lungo degli uomini? Ride e poi risponde: «Geneticamente gli uomini sono una specie più debole e sono dipendenti dalle donne. Le donne sono più forti, devono fare i figli e la natura le ha fatte più resistenti. In più sono loro a occuparsi della famiglia. questo che le rende più longeve». Quanto a lungo arriveremo a vivere? «Credo che 120-125 anni sia un traguardo possibile. Però ne varrà la pena solo se ci arriveremo in buona salute». P. Sa.