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 2008  ottobre 21 Martedì calendario

MILANO

Tra l’Oscar e la Coppa del mondo di scacchi Ennio Morricone non esiterebbe un attimo: «Darei tutti gli Oscar del cinema per quel trofeo», assicura il compositore che nel 2007 vinse l’Oscar alla carriera per le sue magnifiche colonne sonore. Già, perché Morricone, musicista versatile, direttore d’orchestra, accademico di Santa Cecilia, autore di opere e brani sinfonici, coltiva da sempre un’altra segreta passione, quella per gli scacchi. Gioco che annovera tra i seguaci altri musicisti illustri, da Jean-Philippe Rameau a Sergej Prokofiev a John Cage. E Aldo Clementi, 83 anni, siciliano, compositore tra i più originali del nostro secondo Novecento. Maestro di musica e di scacchi, che ha speso la sua vita tra partite e partiture, sfidando persino in un leggendario incontro il medesimo John Cage.
Così, in omaggio a quel curioso binomio in bianco e nero (come i pezzi sulla scacchiera, come le note sullo spartito) il Sinopoli Festival di Taormina Arte, rassegna in memoria di Giuseppe Sinopoli, grande direttore, compositore, psichiatra, archeologo scomparso nel 2001, aprirà domani la sua quarta edizione con una mostra, «Partita a scacchi con la musica», fotografie, quadri, pensieri, dedicati al rapporto tra quel gioco metafisico e la creazione musicale. E, ciliegina tra fanti e alfieri, il maestro Clementi (cui è dedicato il primo concerto, eseguito dalla Sinopoli Chamber Orchestra del Conservatorio Corelli di Messina diretta dal maestro Renato Rivolta) sarà lì, pronto a sfidare alla scacchiera chiunque voglia cimentarsi con lui.
«Aldo è stato mio compagno di Conservatorio, ci siamo diplomati insieme - ricorda Morricone, 80 anni il prossimo 10 novembre - . Conosco bene la sua passione, a un certo punto voleva addirittura lasciare la musica per gli scacchi... Ho giocato tante volte con lui, ma su dieci partite che facevamo Aldo ne vinceva in media almeno sei. Devo ammetterlo, è più bravo di me».
D’altra parte, confessa, anche lui ha rischiato di venir travolto dall’attrazione per quel gioco fatale. «Avevo imparato da solo, su un manuale trovato in un’edicola, e in breve non pensavo più ad altro.
Mio padre se ne accorse e, preoccupato, mi chiese di smettere.
Avevo 19 anni.
Ripresi in mano i pezzi a 30 anni. Nel frattempo però la musica faceva parte della mia vita, così ho potuto dominare l’altra magnifica ossessione. Ho partecipato a molti tornei, faccio parte della seconda categoria nazionale, sono riuscito a pareggiare con uno come Boris Spassky e raggiungo i 1900-2000 Elo. Un buon punteggio, anche se un campione del mondo viaggia sui 2800. Garry Kasparov arrivò a 2851».
Ma cos’è che tanto affascina lei e i suoi colleghi di questo gioco? Cos’è che lo rende così affine con la musica? «Gli scacchi sono parenti della matematica e la matematica, come sosteneva Pitagora, lo è della musica. In particolare di un certo tipo di musica, per esempio quella di Clementi, così legata alla serialità, ai numeri, alle combinazioni. Gli stessi elementi-chiave del gioco degli scacchi».
Gioco di misteriosa, emblematica, complessità, non a caso citato anche da Ingmar Bergman nel suo capolavoro,
Il settimo sigillo, dove il cavaliere Antonius Block sfidava la Morte a scacchi.
«In effetti quando li prendi in mano quei pezzetti di legno diventano una forza, prendono l’energia che uno gli dà - conferma Morricone, che per Torino Scacchi 2006 scrisse persino l’Inno degli scacchisti - . Negli scacchi c’è la vita, c’è la lotta. E’ lo sport più violento che esista, paragonabile al pugilato, ma molto più cavalleresco. Non si sparge sangue, non ci si fa male. Ma non è per niente freddo, anzi è dominato da una tensione spasmodica. Qualcuno dice che gli scacchi sono musica silenziosa. Di certo, per me giocare a scacchi è come comporre una sinfonia».