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 2008  ottobre 21 Martedì calendario

LONDRA

Un mese fa, nello stesso giorno in cui la banca Lehman Brothers dichiarava fallimento, un anonimo compratore russo telefonò al quartier generale londinese di Sotheby’s per partecipare all’asta di opere di Damien Hirst. Per 5,2 milioni di sterline (6,7 milioni di euro circa) si aggiudicò Fragments of Paradise,
che partiva da una base di «solo» un milione. Ma con la crisi dell’economia globale che non si ferma, la recessione incombente, i Frammenti di Paradiso
e il mercato dell’arte sono caduti dal cielo. L’altra sera a Londra Christie’s ha battuto un Lucian Freud per 1,6 milioni di sterline meno di quanto sperato. Il dipinto è stato aggiudicato per 5,4 milioni di sterline (6,9 milioni di euro), che è sempre una gran bella cifra, ma per gli operatori del settore ha rappresentato un duro risveglio dopo mesi di quotazioni stellari. La delusione è stata aggravata dal fatto che il Freud in questione è un pezzo unico: un ritratto di Francis Bacon, altro grande pittore britannico contemporaneo, che ha una storia intrigante. Non fu completato perché nel 1957 Bacon smise di posare per l’amico Lucian e volò a raggiungere l’amante Peter Lacy in Marocco. Nel 1952 Freud aveva ultimato un altro ritratto di Bacon, che però è stato rubato in un museo di Berlino nel 1988 e non è più comparso.
Freud, che a maggio aveva raggiunto la quotazione più alta per un artista vivente con 34 milioni di euro per il suo ritratto di Sovrintendente ai sussidi sociali addormentata,
non è l’unico precipitato in terra dal paradiso. Dieci teschi dip inti da Andy Warhol sono andati sotto le attese da Sotheby’s: 4,3 milioni di sterline invece di 5. Venerdì Sotheby’s ha venduto sculture e dipinti contemporanei per 22 milioni di sterline, restando al di sotto delle aspettative di 31-43 milioni (ma le valutazioni erano precedenti alla crisi). Domenica Christie’s ha realizzato 32 milioni rispetto alle attese fissate tra i 58 e i 76. Ieri sera, sono stati battuti gli italiani: hanno totalizzato 14.225 euro, percentuale di venduto pari al 73% del valore (record per Achrome
di Piero Manzoni, 2.079 euro).
La bolla sta per esplodere? «C’è molta apprensione», dicono alla società di assicurazioni Hiscox, specializzata nel settore. Le case d’asta ufficialmente si dicono soddisfatte. Ma per Philip Hoffman, direttore del Fine Art Fund Group «il mercato dell’arte non può essere immune da quello che succede nel mondo della finanza, non c’è liquidità». Negli ultimi anni le quotazioni erano state spinte da miliardari russi, arabi, asiatici, che volevano investire su qualcosa di «tangibile» i loro guadagni di borsa. Ora anche gli oligarchi moscoviti fanno i conti: il re dell’alluminio Oleg Deripaska, che a maggio valeva 28 miliardi di dollari, ha chiesto un prestito di 2 miliardi. A Londra si è tenuta la settimana scorsa la sesta edizione della Frieze Art Fair, grande fiera di arte contemporanea. I conoscitori dicono che c’è stata meno folla del solito, tanto che non è stata applicata la «regola dei tre minuti»: che erano il tempo concesso dai mercanti di sculture e dipinti ai collezionisti per farsi un’idea dell’opera esposta. Gli organizzatori di Frieze si dicono contenti perché gli spazi espositivi al Regent’s Park erano tutti occupati dai previsti 150 galleristi. E il Corriere ha constatato che sabato la fila di «comuni mortali» senza accrediti era più che rispettabile. Ma un conto è andare ad ammirare, un altro è comprare. Forse ora anche l’anonimo acquirente dei Frammenti di Paradiso rimpiange la spesa.
Invenduti
Nel 2007 da Sotheby’s rimasero invenduti anche Van Gogh e Picasso (sotto)
Guido Santevecchi