Flavio Haver, Corriere della Sera 21/10/2008, 21 ottobre 2008
ROMA – Le mani dei boss della ’ndrangheta e dei Casalesi su numerose, redditizie attività commerciali nel centro storico della Capitale
ROMA – Le mani dei boss della ’ndrangheta e dei Casalesi su numerose, redditizie attività commerciali nel centro storico della Capitale. L’inchiesta, delicatissima, rischia di provocare un terremoto: andati avanti per sei mesi nel silenzio più assoluto tra intercettazioni, pedinamenti e visure societarie, gli accertamenti hanno avuto un clamoroso sviluppo negli ultimi giorni. La procura ha chiesto la misura di prevenzione del sequestro del ristorante «Alla rampa ». Situato alla base della scalinata Mignanelli che collega lateralmente piazza di Spagna a Trinità de’ Monti, nel cuore di Roma, il locale frequentato da alte cariche dello Stato e da vip del mondo dello spettacolo, della cultura e del giornalismo è ufficialmente di un’azienda. Ma in realtà, secondo chi indaga, è controllato da personaggi vicini al gruppo Pelle-Vottari-Romeo a cui appartenevano i sei morti uccisi dai killer a Duisburg: la strage di Ferragosto del 2007 nel ristorante «Da Bruno» della città tedesca maturata nell’ambito della faida di San Luca, nella Locride. Non è un caso che l’inchiesta avviata dall’ex capo della Direzione distrettuale antimafia di Roma Italo Ormanni e ora seguita dal pm Filippo Vitello proceda in collegamento con la Dda di Reggio Calabria. E che le indagini siano affidate al gruppo specializzato in criminalità organizzata del Ros. I carabinieri, lavorando sotto traccia, hanno svolto accertamenti approfonditi su molti fronti. Primo fra tutti, l’acquisto di attività commerciali da parte di società. Ed è emerso che, in molti casi, prestanome occultavano i veri proprietari di locali e licenze. stato necessario scavare a fondo, spesso tra mille difficoltà, per portare alla luce intrecci e presenze di personaggi sospetti, inquietanti. Sono una ventina le compravendite di alberghi, ristoranti e grandi centri con centinaia di negozi di Roma nel mirino del Ros. Un filone d’indagine riguarda «Alla rampa». E anche gli altri promettono sviluppi eclatanti. Tra ’ndrangheta e Casalesi sarebbe stato stipulato un patto sulla Capitale: ai boss calabresi, i locali del centro storico. Alla camorra, il controllo degli ipermercati nelle periferie. Le cosche hanno l’esigenza di riciclare il denaro sporco proveniente dai traffici di droga, dalle estorsioni, dall’usura. Con gli acquisti, spesso perfezionati dopo trattative-lampo e a prezzi di molto superiori a quelli di mercato, i soldi vengono «lavati ». Così gli incassi puliti di hotel, ristoranti e negozi sono pronti per essere reinvestiti, in una catena infinita che non manca di infiltrarsi negli appalti per le opere pubbliche. E il contenuto di un’intercettazione tra un insospettabile e un boss la dice lunga sull’importanza della posta in ballo: «Bisogna trovare subito 500 milioni... ».