Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  ottobre 22 Mercoledì calendario

VENTRONE Luciano

VENTRONE Luciano Roma 1942. Artista. Federico Zeri lo considerava il «Caravaggio del ventesimo secolo». Apprezzato anche da Sgarbi e Bonito Oliva. Definito iperrealista ed emulatore dell’arte antica, in realtà ha inventato una maniera personale ormai conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Si avvale di tecniche artistiche raffinate, seguendo alcuni procedimenti mutuati dai pittori antichi, come la gessatura della tela e l’uso del colore ad olio steso per velature per dipingere nature morte immerse in una luce fredda, lontana dagli effetti creati dalle candele usate dai pittori secenteschi ai quali sembra fare riferimento. «Artista fra i più bravi a ritrarre frutta, ortaggi, fiori, fili d’erba e foglie? E in effetti c’è una gara di bravura fra questa ”gioielleria della natura” e i quadri che Ventrone tenta di fare più veri del vero. I suoi dipinti recentissimi possono veramente contendere alle foglie la bellezza, la rugosità e l’intero corpo di un frutto. Quando egli apre l’interno di un limone o di una mela cotogna siamo invitati a guardarci dentro, esattamente come fa l’artista il quale si sofferma sulla pellicola bianca che sta di guardia allo spicchio e ai suoi succhi. La bravura sta nel contendere alla frutta (ciliege, tarocchi, sorbe di Collelongo) gli spessori di quei corpi che spesso apriamo per mangiare: come la zucca spalancata o le foglie di un viticcio. Non può mancare, a queste descrizioni della bellezza, la leggerissima peluria che ricopre il corpo di una pesca: esattamente come una eguale impalpabile peluria può far trapelare la bellezza di un corpo femminile » (Giorgio Soavi). [Lauretta Colonnelli]