Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008;, 22 ottobre 2008
SCHIAVONE Walter
SCHIAVONE Walter Castel di Principe (Caserta) 23 agosto 1961. Camorrista, affiliato alla confederazione dei casalesi, fratello del capo Francesco Schiavone (alias ”Sandokan”). In carcere dal 6 febbraio 1996 (arrestato dopo due anni di latitanza), detenuto nel carcere di Spoleto, al 41 bis dal 13 luglio 1998. Investito dal fratello dell’organizzazione militare del clan, per molti anni è stato responsabile per suo conto degli affari legati all’impresa del cemento • Condannato all’ergastolo il 19 giugno 2008, in secondo grado, nel processo ”Spartacus” (per associazione camorristica e delitti collegati). Definitiva una condanna a due anni di reclusione per violenza privata commessa nel 1995 avvalendosi della forza intimidatrice che gli derivava dall’appartenenza al clan dei casalesi, e consistita nel costringere Michele Cerasuolo, presidente della cooperativa ”Sole”, a riammettere Amedeo Schiavone nella cooperativa da cui era stato espulso (in motivazione: «La gentilezza ostentata nel corso del colloquio con il Cerasuolo M. costituiva una componente della modalità mafiosa; invero: il cerimoniale serve a immettere il soggetto nel clima intimidatorio, la chiamata equivale ad un ordine, solitamente comunicato da ”amici”, il luogo del convegno rimane ignoto all’intimato, tanto da dovervi essere accompagnato, così avvertendo di essere gestito da una forza numerica coesa»). In carcere è stato colpito da altre ordinanze di custodia cautelare per omicidio: il 10 maggio 2000 (omicidio Tappino Ciccarelli); il 7 ottobre 2003 (omicidio di Ubaldo Scamperti e del nipote Maurizio) • Famoso per la villa che si fece costruire a Casal di Principe, in tutto identica a quella di Tony Montana, protagonista di Scarface (infatti la chiamò ”Hollywood”). Invece di dare istruzioni fece consegnare il vhs del film all’architetto, che riprodusse perfettamente l’atrio (due scalinate si arrampicano come due ali al primo piano, che si affaccia a balconata sulla sala sottostante, e da cui si accede a uno studio centrale come quello dove muore impallinato Scarface). Circondata da spesse mura e invisibile dall’esterno, l’entrata principale è una cancellata con due colonne doriche ai lati, sormontate da un timpano. La villa è un tripudio di colonne doriche, intonacate di rosa all’interno, di acquamarina all’esterno (un doppio colonnato percorre i lati dell’edificio). Estensione della proprietà: tremilaquattrocento metri quadri; della costruzione, disposta su tre livelli: ottocentocinquanta metri quadri. Valore dell’immobile alla fine degli anni Novanta: cinque miliardi di lire (ora quattro milioni di euro). Tutte le stanze da letto sono dotate di almeno un bagno. Nel giardino si possono ammirare: un laghetto artificiale con tanto di ponte di legno che conduce su un piccolo isolotto di piante e alberi, una piscina (disegnata come un’ellisse sghemba, per permettere alle palme di fare ombra durante le giornate estive), un’imitazione del bagno di Venere, il pezzo forte del Giardino inglese della Reggia di Caserta (la statua della dea si adagia sul pelo dell’acqua proprio come l’originale di Vanvitelli) • Fu arrestato nella villa il 6 febbraio 1996, mentre tentava di scavalcare il muro, durante l’ennesima perquisizione eseguita dalla polizia. Walter, infatti, aveva scelto di passare la sua latitanza nella villa, e la moglie ormai si era abituata a ricevere carabinieri e poliziotti anche dieci volte al giorno, offrendo ogni volta tè e biscotti (sempre rifiutati). Dopo l’arresto diede ordine di svuotare la villa, scardinare infissi, divellere marmi, smantellare camini, togliere ceramiche dei bagni, portare via lampadari, mobili, e infine di disseminare la casa di copertoni e dare fuoco. Lasciò intatta solo la vasca principesca costruita nel salone al secondo piano, adagiata su tre gradoni con un volto di leone dorato da cui usciva l’acqua, posizionata dietro una finestra con arco a botte, con vista panoramica sul giardino (Roberto Saviano). [Paola Bellone]