Varie, 22 ottobre 2008
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DePaolis Marco
• 1959 (~) Magistrato. «[...] ha gestito la filiera dei processi sulle stragi naziste [...] unico giudice con le stellette che lavorava con ritmi da minatore. Degradato di funzione, da procuratore capo a semplice sostituto in quel di Verona. Una sorta di record all’incontrario, dato che nella pubblica amministrazione non è contemplata la regressione di livello. Nei sei anni passati a dirigere la procura militare di La Spezia, De Paolis ha vissuto in un passato fatto di rastrellamenti, fucilazioni, colpi alla nuca, bimbi lanciati in aria e infilzati con le baionette. L’unico ufficio militare che lavorava era il suo. Dal 2002 al 2008 ha gestito 286 fascicoli e dodici processi [...] per eccidi e stragi nazi fasciste, la maggior parte delle quali avvenute a cavallo della linea gotica. Tra questi, c’è la strage di Civitella [...] ma anche quella di Sant’Anna di Stazzema, 560 vittime civili e dieci ergastoli, e Marzabotto, 800 morti e 9 ergastoli. La differenza tra l’alto numero di indagini avviate e quello più modesto dei processi è data da madre natura. Reato estinto per morte del reo. [...] De Paolis non ha scelto, ci si è trovato. Era andato a La Spezia in cerca di una scorciatoia per finire alla Corte dei conti. Si ritrovò invece a gestire l’eredità del cosiddetto ”armadio della vergogna”, due ante rivolte verso il muro della Procura militare di Roma che nascondevano 695 fascicoli con il timbro ”archiviazione provvisoria” sui quali erano scritti i nomi delle vittime e dei responsabili dei crimini compiuti dai tedeschi dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945. Venne tenuto nascosto per cinquant’anni. Una volta aperto, si trattava di giudicare la Storia, quella con la maiuscola. Toccò a lui. ”Pensavo che fosse una cosa senza senso. Puro esercizio obbligatorio della funzione penale. Poi ho conosciuto i superstiti, le vittime. E i loro carnefici. E ho cambiato idea. Un lavoro enorme, utile, civile. Sono felice che lo abbia riconosciuto anche la Cassazione”. Il passato di cui ha dovuto occuparsi gli è rimasto attaccato anche al momento di scegliere il futuro. Il sacrosanto ”taglio” delle procure è stato pensato su misura per i magistrati militari che stanchi di non far nulla volevano rendersi utile nell’ordinario. Piccolo dettaglio, la legge, pensata per coloro che giustamente vogliono saltare il fosso non prevede nulla per quelli che rimangono e hanno un incarico direttivo. De Paolis avrebbe titoli per la Corte d’appello o la Procura generale militare. Ma essendo diminuiti i posti disponibili, per lui non è rimasto neppure uno strapuntino. Quindi, declassamento. Anche così, la scelta più logica sarebbe stata Roma, dov’è confluita la stragrande maggioranza delle indagini che lui ha cominciato, quelle che riguardano le stragi avvenute in Toscana. L’hanno spedito a Verona. L’uomo che ha messo in piedi la Norimberga italiana è finito in un sottoscala. [...]» (Marco Imarisio, ”Corriere della Sera” 22/10/2008).