varie, 22 ottobre 2008
ricerca amanda GLI ULTIMI FATTI 2008-10-21 14:53 MEREDITH: DIFESA KNOX CHIEDE PROSCIOGLIMENTO AMANDA PERUGIA - Il proscioglimento di Amanda Knox dall’accusa di aver ucciso Meredith Kercher è stato chiesto oggi dai suoi difensori Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova, nello loro arringa davanti al gup di Perugia Paolo Micheli
ricerca amanda GLI ULTIMI FATTI 2008-10-21 14:53 MEREDITH: DIFESA KNOX CHIEDE PROSCIOGLIMENTO AMANDA PERUGIA - Il proscioglimento di Amanda Knox dall’accusa di aver ucciso Meredith Kercher è stato chiesto oggi dai suoi difensori Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova, nello loro arringa davanti al gup di Perugia Paolo Micheli. Secondo i legali gli indizi nei confronti della giovane di Seattle sono "insufficienti, a tratti contraddittori, e comunque non idonei a sostenere l’accusa in giudizio". La Knox ha assistito all’intervento dei suo difensori in silenzio ed è apparsa ai suoi legali molto provata ma comunque fiduciosa in un esito per lei positivo del procedimento. L’udienza è stata rinviata a venerdì prossimo (24 ottobre) quando è in programma l’arringa dei difensori di Raffaele Sollecito. I legali di Amanda: "Non ci sono prove" Gli avvocati della studentessa americana smontano l’accusa: "Gli elementi non sono sufficienti per accettare la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti della nostra assistita”Perugia, 21 ottobre 2008 - Gli avvocati di Amanda Knox, Ghirga e Della Vedova, nell’arringa di oggi hanno analizzato sia i memoriali della propria assistita acquisiti dai Pm, sia le perizie medico-legali che delle impronte trovate nell’abitazione di via della Pergola. ”Nella ricostruzione dei pm sono troppi gli elementi che si contraddicono tra di loro - spiega l’avvocato Luciano Ghirga - e quindi non sono sufficienti per accettare la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti della nostra assistita”. I difensori di Amanda hanno messo in evidenza sia la non certezza della violenza sessuale nei confronti della vittima che la pochezza del Dna degli imputati intercettato sui reperti analizzati dai tecnici della Procura. ”Non si tratta di sangue - spiega Ghirga riferendosi agli oggetti che proverebbero la presenza di Amanda la sera dell’omicidio nella casa degli orrori - ma di materiale genetico di varia natura. Molto probabilmente frutto di una contaminazione avvenuta in laboratorio”. Nel corso dell’arringa, l’avvocato Luciano Ghirga, difensore di Amanda Knox, ha analizzato la presunta arma del delitto che la Procura definisce come strumento accertato di morte di Meredith Kercher: ”L’arma del delitto non è quel coltello sequestrato a casa di Raffaele Sollecito. Abbiamo cercato di dimostrare che quella lama non era e non è compatibile con il ”maciullamento’ - così è stata definita la ferita mortale - riscontrato sul collo della vittima”. L’avvocato Ghirga ha poi risposto ai giornalisti che chiedevano dove avesse passato la notte del delitto la sua assistita. ”Lo ribadiamo ancora una volta a scanso di equivoci: Amanda è stata tutta la notte a casa di Raffaele Sollecito”. E’ terminata l’arringa dell’avvocato Luciano Ghirga, difensore di Amanda Knox, che nell’udienza di oggi ha cercato di smontare la ricostruzione fatta dai Pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi, che vede proprio in Amanda la protagonista principale del presunto omicidio di gruppo nei confronti di Meredith Kercher. ”Per noi - spiega l’avvocato Ghirga - l’omicidio, dopo una lettura completa delle carte, è stata opera di un killer soltanto che ha agito in maniera individuale, senza nessun tipo di sostegno. Solo una persona ha affrontato e ucciso Meredith Kercher”. Dall’avvocato Tacopina alla rete Nbc, gli attacchi da oltreoceano all’inchiesta
La mobile di Perugia: "Quelle immagini girate in un’altra casa" E Amanda diventò un affare di Stato
l’ira del pm sul complotto americano di MEO PONTE Un’immagine dal video trasmesso dalla Nbc PERUGIA - Il pm Giuliano Mignini lo aveva denunciato sabato mattina, stanco di mesi di insinuazioni e attacchi. "Hanno detto, per di più da 9000 chilometri di distanza, senza forse nemmeno conoscere una parola degli atti del procedimento né la complessità del linguaggio giuridico italiano: "Abbiamo capito tutto: c’è un solo responsabile, il ragazzo di colore, gli altri non c’entrano. Ve lo diciamo noi". Sono rimasto scandalizzato e sconcertato da questo atteggiamento. la prima volta che mi imbatto davanti a tanta presunzione e superficialità...". Poche parole che però riassumevano quello che tutti a Perugia definiscono "il complotto americano", una difesa ad oltranza di Amanda Knox orchestrata alle reti televisive statunitensi che nei mesi scorsi ha irritato gli stessi legali della ragazza accusata dell’omicidio di Meredith. Tutto era iniziato con l’arrivo a Perugia di Joe Tacopina, singolare avvocato ingaggiato dal network Abc (e ricomparso poi nelle trattative per l’acquisto della Roma) che aveva accusato per primo gli investigatori italiani di incapacità. "Tacopina non ha mai avuto un ruolo nella difesa di Amanda - ricorda Luciano Ghirgha, il legale della giovane americana - e lo abbiamo diffidato più volte dal parlare a nome della nostra assistita". Poi, il 17 luglio il giudice di Seattle Michael J. Heavey, vicino di casa degli Knox, aveva scritto al pm Mignini, perorando l’innocenza di Amanda. "Le è mai capitato di sentire qualcosa in cui non può assolutamente credere? Ebbene questa è stata la mia reazione alla notizia del coinvolgimento di Amanda nell’omicidio" aveva scritto. A fine settembre anche il New York Times aveva espresso sconcerto per la conduzione dell’indagine perugina. La guerra umbro-americana ora però ha raggiunto il culmine. Commentando un video mandato in onda dalla Nbc e dove si vede una poliziotta sfondare una porta, altri agenti cancellare una traccia di sangue e scrollare un piumone l’avvocato Anne Bremner, assunta da un gruppo di amici di Amanda, non lesina le accuse alla polizia scientifica italiana. "Si sono mossi sulla scena del crimine con incompetenza. Ci sarebbe da ridere sul modo su cui è stata condotta l’intera inchiesta se non ci fosse una ragazza assassinata". La mobile perugina ribatte punto su punto. "Quel video è stato registrato la mattina del 2 dicembre durante la prima ricognizione dopo la scoperta del cadavere di Meredith - spiega Monica Napoleoni, il commissario che guida la Sezione Omicidi della Mobile perugina - Quella inquadrata non è la porta dell’alloggio dove è stato commesso il delitto ma quella dell’appartamento sottostante abitato da Giacomo Silenzi, il ragazzo di Mez e dai suoi amici. C’erano tracce di sangue all’esterno (che è poi risultato essere di un gatto ferito all’orecchio) e il pm Giuliano Mignini, presente in quel momento, ha autorizzato l’assistente Lorena Zugarini a sfondare la porta che era sbarrata". Anche le immagini del piumone scrollato e delle tracce rilevate malamente si riferiscono all’alloggio sottostante. "Lo si capisce subito osservando l’armadio che è diverso da quello della camera di Mez" aggiungono alla Mobile. (la Repubblica, 21 ottobre 2008) Accuse alle polizia da un video, la Scientifica: solo falsità di Italo Carmignani e Vanna Ugolini
 (Il Messaggero) PERUGIA (21 ottobre) - Nel giorno in cui la famiglia di Meredith Kercher stabilisce in venticinque milioni di euro il dolore per la morte della studentessa inglese, è ancora il circo multimediale ad alzare l’asticella della tensione attorno al processo per omicidio. La richiesta di risarcimento, formulata dagli avvocati di parte civile Francesco Maresca e Serena Perna, arriva nell’udienza numero cinque ai tre presunti responsabili del delitto, Rudy Guede, giudicato con rito abbreviato, Amanda Knox e il suo fidanzato Raffaele Sollecito. Un’udienza preceduta dalle richieste e dalla ricostruzione dettagliata firmata dai pubblici ministeri Manuela Comodi e Giuliano Mignini che vogliono l’ergastolo per Rudy e il rinvio a giudizio per Amanda e Raffaele. Con un solo movente: un’orgia di sesso e violenza.

 La tensione multimediale, invece, si alza in serata quando un video un video esclusivo trasmesso dalla Nbc spara ad alzo zero contro gli investigatori. Nel servizio della Nbc l’avvocato Anne Bremner (che aiuta un gruppo di amici di Amanda) spiega a più riprese come le immagini dimostrino gli errori dei poliziotti italiani. Nel filmato si vedono gli uomini della Scientifica rompere un vetro tentando di sfondare la porta della villetta, raccogliere tracce di sangue dal pavimento, lavorare alla scena del delitto senza nulla che copra i capelli e sbattere un piumone. Di più, attraverso la stampa di Seattle la stessa Bremner aggiunge: «Su questa vicenda, prima o poi, il Governo degli Stati Uniti dovrà intervenire su quello italiano». 

Gli uomini della Scientifica, però, hanno già rimandato al mittente le accuse che arrivano dagli Stati Uniti, bollandole come «sbagliate e offensive». 

Primo, la porta sfondata non è quella dell’abitazione di Meredith, ma dell’appartamento sottostante, come il piumone manipolato. Secondo, le prove sono state sempre raccolte in maniera corretta e non c’è stata alcun contaminazione. Non è la prima volta che gli americani mettono in dubbio come siano state seguite le indagini: già l’avvocato Joe Tacopina aveva lanciato strali contro gli inquirenti. Ma il pm Mignini, in apertura della sua requisitoria, aveva già risposto: «Certi ambienti spesso d’oltreoceano non si sono fermati alla più totale ignoranza delle norme processuali perché la presunzione è una malattia molto diffusa contro cui non esistono cure, purtroppo, quando ad essa si associa, immancabile, la superficialità». E ancora Mignini: «Un minimo di esperienza, di prudenza, di accortezza dovrebbe impedire simili giudizi sommari, espressi da 5.000, ma più spesso addirittura da 9.000 chilometri di distanza». 

Intanto l’avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, accoglie interamente la ricostruzione fatta dai pm e aggiunge anche un elemento suggestivo, compatibile con quella scena del delitto. «C’è una programmazione originaria per questo gioco sessuale che diventa violenza e poi che diventa omicidio - dice l’avvocato Maresca, rivolgendosi al giudice Paolo Micheli - Tutti, alla fine, vogliono l’omicidio. Perché? Perché Meredith reagisce, perché Meredith li ha riconosciuti e può denunciarli. Ecco perchè si arriva all’omicidio. Se ci fosse stato un violentatore sconosciuto, questo l’avrebbe lasciata in vita. Loro no, avevano paura di essere riconosciuti». 

Quarantatré tra ferite e lividi sono i segni del martirio di Meredith. Secondo Maresca non è importante quando e come i tre si incontrano la notte del primo novembre di un anno fa. «Quello che è importante - sostiene Maresca - è che in quella casa c’era tutti e tre e tutti e tre hanno avuto un ruolo attivo nell’omicidio della ragazza». A ”inchiodare” i tre, secondo Maresca, sono molti elementi: «Tutte le tracce biologiche attribuite a Rudy Guede, oltre al suo comportamento processuale, il gancetto del reggiseno con il Dna di Sollecito e il Dna di Amanda sul coltello». Ma sul gancetto, ora, arriva una nuova perizia a firma di Francesco Vinti, uno dei periti di Raffaele Sollecito: con una ricostruzione fotografica dimostra che il gancetto con il Dna di Raffaele, trovato sul pavimento della casa, non solo è stato spostato ma a novembre era bianco mentre, quando è stato raccolto dalla Scientifica, a dicembre, era sporco di sangue. *** 21/10/2008 (La Stampa) Accuse dagli Stati Uniti: "False le prove contro Amanda" La Nbc in campo: reperti contaminati E la famiglia di Mez chiede 25 milioni GUIDO RUOTOLO PERUGIA Scende di nuovo in campo la lobby americana, per tentare di dare, in dirittura d’arrivo dell’udienza preliminare che dovrà decidere il rinvio a giudizio di Amanda e Raffaele (e la condanna di Rudy), una mazzata alle indagini della Scientifica sull’omicidio di Meredith Kercher, accusata di «incompetenza» dall’avvocato Anne Bremner, che rappresenta gli amici di Amanda. Questa volta, la lobby d’Oltreoceano lo fa mandando in onda, sulla rete «Nbc», immagini a effetto del sopralluogo nella casa di Meredith e Amanda. Come se lo sfondamento della porta d’ingresso da parte di un poliziotto, la raccolta di reperti con i guanti di lattice ma senza la protezione ai capelli, o l’aver scrollato il piumone che copriva il povero corpo di Mez avessero compromesso la genuinità delle prove raccolte o negato la scoperta di altre. Immagini a effetto che hanno il sapore di una pesante ingerenza, perché l’inchiesta della «Nbc» - che sa la prende con l’informazione italiana e inglese schiacciata sulle tesi dell’accusa - non spiega all’opinione pubblica americana che la Scientifica ha identificato tracce degli imputati sulla scena del crimine. E che sulla base di queste si sta svolgendo l’udienza preliminare. Il video viene messo in onda nel giorno in cui i legali della famiglia di Mez chiedono 25 milioni di euro come risarcimento nei confronti di Rudy Guede, riservandosi altrettante richieste di risarcimento nel momento in cui anche Amanda e Raffaele saranno processati. «Meredith - ha detto l’avvocato Francesco Maresca, che rappresenta i genitori e i tre fratelli della studentessa inglese - era una ragazza vogliosa di vivere, giunta a Perugia per studiare e conoscere persone nuove. Felice della vita che le è stata però tolta». Dopo i legali della famiglia Kercher, hanno parlato i rappresentanti della propietaria dell’appartamento di via della Pergola 7, posto sottosequestro dal 2 novembre scorso, e quelli di Patrick Lumumba, parte offesa nel processo che vede Amanda Knok imputata per calunnia. Patrick, ieri, ha bollato Amanda come «una attrice»: «Ha sbagliato e deve pagare». Nel giorno delle parti civili, scoppia di nuovo la polemica sulle fughe di notizie. E’ stato l’avvocato di Amanda Knox, Luciano Ghirga, a protestare perché sono stati resi pubblici in tempo reale i contenuti della requisitoria dei pm Comodi e Mignini, per le immagine rubate di Amanda in aula, per la cronaca dettagliata delle lacrime della sua assistita. E ieri, esterrefatto, il pm Giuliano Mignini - che nel suo atto di accusa aveva parlato di «tentativo di "cognizzazione" del delitto di Perugia, per alludere non all’esito giudiziale del procedimento, ma al "processo mediatico" del delitto del piccolo Samuele» - ha appreso che il «sonoro» dell’udienza di sabato, quella della requisitoria e del pianto di Amanda, era stato in parte trasmesso da «Studio Aperto». Per questo, il pm sta valutando se chiedere al gup Paolo Micheli di rendere pubbliche le prossime udienze. E oggi parlerà la difesa di Amanda Knox. Anticipa l’avvocato Luciano Ghirga: «Spiegheremo che quelle dichiarazioni rese in questura, le lettere e i memoriali non sono prove della sua confessione. Al contrario, quelle ammissioni confermano la sua innocenza. E anche le prove scientifiche non sono conferme di un suo coinvolgimento». MOVIMENTO IN DIFESA DELLA STUDENTESSA ASSOLDA UN LEGALE. I KERCHER CHIEDONO 25 MILIONII Video Usa: inquinate le prove su Amanda Gli investigatori italiani: «Montato ad arte». Usati spezzoni di un filmato già noto DA UNO DEI NOSTRI INVIATI 
PERUGIA – Dopo il giudice di Seattle, la lobby degli «amici di Amanda» ha assoldato un avvocato. Si chiama Ann Bremner ed è la voce narrante di quel video (guardalo) trasmesso ieri dalla tv statunitense Nbc per attaccare la polizia italiana. Ma è soprattutto la nuova protagonista di questa offensiva mediatica che va avanti ormai da settimane e che si è scatenata mentre nell’aula del tribunale di Perugia i legali della famiglia di Meredith, Francesco Maresca e Serena Perna, chiedevano ai tre imputati un risarcimento record da 25 milioni di euro. Proprio come accadde quando si trattava di processare i piloti che buttarono già la funivia del Cermis e il soldato che uccise l’agente del Sismi Nicola Calipari, dagli Stati Uniti parte l’attacco verso gli investigatori italiani. Mez e Amanda, il video Usa che accusa la polizia Questa volta si punta agli esami effettuati dalla Scientifica per dire che i reperti sono stati prelevati senza le necessarie precauzioni. L’avvocato Bremner parla di «errori e di incompetenza», e forse non è casuale che abbia usato spezzoni di quello stesso filmato trasmesso qualche mese fa da Telenorba che mostrava il cadavere di Mez. In quel caso – come emerge dalle intercettazioni telefoniche – era stata la famiglia di Sollecito a trattare per la cessione delle immagini. Ora si muovono invece quelli di Amanda. E anche i suoi difensori italiani in aula attaccano per «le continue fughe di notizie». Nel primo fotogramma trasmesso dalla Nbc si vede una poliziotta sfondare una porta della villetta di via della Pergola con un calcio. Sembra si tratti dell’ingresso alla casa, in realtà è l’uscio del piano di sotto, dove viveva il fidanzato di Meredith insieme a tre amici. Il giorno del delitto erano tutti partiti per rientrare in famiglia in occasione delle festività dei defunti. C’è poi la responsabile della Ert – la squadra ricerca tracce della Scientifica – che reperta una macchia di sangue sul pavimento e un’altra sul muro. Secondo l’avvocato Bremner lo fa in maniera non corretta «e con il rischio di cancellare le impronte», così come avviene quando si solleva il piumone che copre il corpo della vittima «e c’è il pericolo di perdere frammenti decisivi». Gli esperti della difesa dei tre imputati hanno visionato più volte quei filmati, ma non hanno mai avuto nulla da eccepire. Tanto che l’unica contestazione riguarda «la possibile contaminazione del gancetto del reggiseno di Meredith sul quale è stato rilevato il Dna di Sollecito», ma proprio durante l’udienza dedicata ai risultati degli esami è stato ribadito come siano state «sempre seguite le procedure corrette per evitare qualsiasi tipo di inquinamento». E ieri qui a Perugia parlavano di «spezzoni montati ad arte». I «friends of Amanda», sono però di tutt’altro avviso: «Va liberata perché non è certamente un assassina». Fiorenza Sarzanini
21 ottobre 2008 *** Mez e Amanda, video Usa accusa polizia Nel filmato della Nbc gli errori che la Scientifica avrebbe commesso sulla scena del delitto. «Inquinate le prove» MILANO - Questa volta sono supportate da un video esclusivo (guarda), trasmesso dalla Nbc, le critiche d’oltreoceano rivolte agli investigatori italiani che indagano sul delitto di Meredith Kercher. Mentre in Italia è in corso il processo sull’omicidio della studentessa inglese, la tv statunitense manda in onda un filmato con le immagini dei primi rilievi scientifici effettuati nella villetta di Perugia, teatro del delitto. GLI «ERRORI» - Nel servizio della Nbc l’avvocato Anne Bremner (che si è messa disposizione dell’associazione fondata dagli amici di Amanda Knox per dimostrare l’innocenza della studentessa di Seattle) sostiene a più riprese, prendendo come spunto proprio il filmato, che la polizia si comportò in maniera «maldestra» entrando per la prima volta nella villetta in cui era stata uccisa la studentessa inglese, agendo con «superficialità» e «inquinando la scena del delitto». Nel filmato si vede un uomo - che però, scrive l’Ansa, non sarebbe della polizia Scientifica - rompere goffamente il vetro della porta d’ingresso della villetta e si vede anche la cancellazione involontaria di un’impronta di scarpa sul pavimento durante i rilievi sulla scena del delitto. Ma non è tutto: il video mostra anche altri «errori» compiuti dalla Scientifica che «avrebbero potuto inquinare le prove». Nel filmato si vede ad esempio uno degli uomini della Scientifica effettuare rilevazioni su una parete ma senza indossare una protezione sui capelli e un altro maneggiare con poca cura il piumone su cui è stata uccisa Meredith. «FELLINI FORENSIC» - «Fellini Forensic» («Medicina legale alla Fellini») è il duro commento dell’avvocato Anne Bremner. Gli uomini della Scientifica non ci stanno e rimandano al mittente le accuse che arrivano dagli Stati Uniti, bollandole come «sbagliate e offensive». Ma dagli Stati Uniti rincarano la dose di accuse, puntando il dito anche contro i media europei, "colpevoli" di seguire con troppa morbosità il caso al punto da rendere pubblico il diario personale di Amanda. 
20 ottobre 2008 *** 20/10/2008 (La Stampa) - IL GIALLO DI PERUGIA "Mez fu uccisa nel rito di Halloween" La Procura: l’omicidio fu premeditato la famiglia chiede il maxi-risarcimento PERUGIA Accogliere le richieste dei pm - ergastolo per Rudy Guede, rinvio a giudizio per Raffale Sollecito e Amanda Knox - e un risarcimento di 25 milioni di euro per la perdita di Mez: è quello che chiede la famiglia di Meredith Kercher per i tre imputati del delitto. I congiunti della giovane vittima «soffrono in modo incredibile, in silenzio». Oggi - nello stesso giorno in cui dagli Usa giungono critiche al modo in cui sono state condotte le indagini - hanno però fatto sentire la loro voce davanti al gup attraverso gli avvocati Francesco Maresca e Serena Perna. I parenti della studentessa inglese sono infatti parte civile nei confronti dei tre imputati e oggi i loro legali hanno quantificato la richiesta di risarcimento complessiva, cinque milioni di euro ciascuno per padre, madre e i tre fratelli. Cifra formalizzata per Guede, processato con il rito abbreviato, ma a concorrere a pagarla potrebbero essere chiamati anche degli altri due imputati in caso di rinvio a giudizio e di condanna. Un danno che invece non ha quantificato il legale di Patrick Lumumba, parte civile nei confronti della sola Knox accusata di calunnia per averlo coinvolto nell’indagine. Il musicista è stato poi prosciolto da oggi addebito e ora chiede «che sia fatta giustizia». «Chi ha sbagliato deve pagare» ha detto Lumumba. «Non le ho mai creduto» ha risposto a chi gli chiedeva cosa pensasse della Knox che ha sostenuto di averlo accusato perchè sotto pressione. «Lei è un’attrice» la replica di Lumumba. Il suo legale, Carlo Pacelli, ha parlato di Patrick come della «seconda vittima» della vicenda. «Da quando è stato accusato di avere ucciso e violentato Mez - ha proseguito - è un uomo, un padre e un marito rovinato». Sulla figura di Meredith Kercher si è soffermato l’avvocato Maresca. Ne ha parlato come di una «studentessa vogliosa di vivere e di studiare, di conoscere persone nuove, ma fermata nel modo più crudele». «Anche la sua memoria è stata lesa» ha aggiunto parlando di «attività parallela intorno all’inchiesta». Il legale ha quindi definito «assolutamente attendibile» la ricostruzione della procura perugina che ha coordinato le indagini della polizia. Cioè che Mez venne uccisa dai tre imputati perchè voleva sfuggire a un gioco erotico violento. Gli avvocati Maresca e Perna hanno evidenziato alcuni elementi scientifici a carico di Guede, come le tracce sulla borsa e sulla felpa della vittima e la sua impronta di mano sul cuscino sopra il quale venne trovato il corpo. Maresca ha tra l’altro ipotizzato che la giovane possa essere stata uccisa per il timore dei suoi aggressori di essere denunciati: «se fosse stato uno sconosciuto non ci sarebbe stato bisogno di ucciderla». Ha poi lamentato la mancanza di una confessione. Nell’udienza di oggi ha preso la parola anche l’avvocato Letizia Magnini, legale di parte civile della proprietaria della casa dove avvenne il delitto. Ha sottolineato che l’affitto della casa, sotto sequestro da quasi un anno, «doveva garantire la serenità a un’anziana e vedova». Il legale ha anche parlato del deterioramento dell’abitazione dove si trovano ancora il cibo nei frigoriferi e gli escrementi in bagno. Parole, quelle dei legali di parte civile, che gli imputati hanno ascoltato in silenzio, scambiandosi solo qualche occhiata Raffaele e Amanda. Intanto, secondo l’avvocato americano Anne Bremner, assunta da un gruppo di amici di Amanda, gli investigatori italiani si sono mossi «sulla scena del crimine con incompetenza». Il legale ha fornito alla emittente televisiva Nbc un video girato dalla polizia intervenuta sul posto e nel quale sarebbero evidenti, a suo dire, le prove dell’incompetenza degli investigatori italiani. Nel video, che propone alcune immagini del lavoro investigativo svolto dagli uomini della scientifica, si vede tra l’altro una persona - che però non sarebbe della polizia scientifica - sfondare a calci una porta nel tentativo di aprirla. Secondo Anne Bremner, gli uomini intervenuti con il loro modo di procedere «hanno distrutto prove all’interno di quella stanza». RICERCA DA ARCHIVIO CORSERA La Knox intercettata in cella 
«I miei incontri con Rudy» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA – Sono quattro gli incontri tra Amanda Knox e Rudy Guede. lei stessa a raccontarlo: il venti novembre, in un colloquio in carcere con i genitori. Amanda – che insieme con l’ivoriano e con Raffaele Sollecito è accusata di aver ucciso il primo novembre di un anno fa la studentessa inglese Meredith Kercher – risponde alla mamma e al papà che le chiedono se lei abbia mai visto quello che, all’epoca, viene chiamato «il quarto uomo»: «Sì, io questo quarto uomo lo conosco anche se non bene. L’ho visto prima con i vicini di casa del piano di sotto, è venuto una volta con i vicini... E poi anche una sera che ero sempre con i vicini di casa, in centro, ci siamo imbattuti in lui... E poi l’ho visto una volta al campetto di basket e penso di averlo visto ancora quando ero al lavoro». Quattro volte in un mese e mezzo. Il punto è sostanziale sia per l’accusa sia per la difesa: i pm sono convinti che i due si conoscessero al punto che Rudy era psicologicamente soggiogato dalla statunitense; i legali, invece, puntano a dimostrare il contrario: non c’è prova, dicono gli avvocati dei tre imputati, che tra i ragazzi esistessero dei rapporti, né una mail né un messaggino, niente. Com’è possibile, chiedono, che quasi senza conoscersi abbiano commesso insieme un omicidio? Anche ieri, ad esempio, l’avvocato Walter Biscotti ha detto che «non c’è alcuna prova, né del legame né della sudditanza di Rudy per Amanda». In ogni caso, nel racconto ai genitori, Amanda accenna a quella sera nella quale Rudy, arrivato quasi per caso «a casa dei vicini del piano di sotto» – e trascorsa la serata a scherzare anche con Amanda e Meredith – poi rimase lì, addormentato addirittura sul water. Come quella volta, dice l’accusa, potrebbero essersi incontrati proprio la sera del delitto. Sia chiaro, quella mattina in carcere l’americana ai genitori ripete anche altro: «Io non lo conosco nemmeno, non so neanche il suo nome perché l’ho dimenticato, semplicemente perché non gli ho mai parlato». Quando le spiegano che c’è un’impronta di Rudy sul cuscino di Meredith, Amanda commenta così: «Oh mio Dio, che bastardo». Certo, alcuni dubitano della sua sincerità: «Lei è un’attrice» dice Patrick Lumumba, finito in carcere un anno fa perché accusato proprio dalla Knox. In ogni caso, quando il padre le chiede se Meredith e Rudy si conoscessero, Amanda appare sorpresa e riferendosi al momento dell’omicidio, aggiunge che «è piuttosto strano che lui... proprio là, perché io non l’ho mai invitato a casa mia. Potrebbe essere venuto per cercare Giacomo, non so, cioè, so che lei (Meredith, ndr) l’aveva incontrato prima, ma non so perché l’avrebbe invitato nella casa». Recita come dice Lumumba? O è sincera come sostengono gli amici americani? Frequentava Rudy o no? Per quattro volte, dice lei stessa, l’ha incontrato. Senza neanche bisogno di un sms. Alessandro Capponi 
21 ottobre 2008 *** REQUISITORIA «PER PROVARE IL DELITTO MANCA SOLO UNA TELECAMERA NELLA STANZA» «I ragazzi la tenevano ferma e la Knox l’ ha accoltellata» Mez era mia amica, non avevo alcun motivo per ucciderla Confessione La ricostruzione: Mez uccisa perché disse no al gioco erotico Se ho confessato è perché sono stata costretta dalla polizia Fondamentali, secondo i magistrati, i test della Scientifica DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA - «Meredith è inginocchiata davanti all’armadio. Rudy le tiene immobilizzato il braccio sinistro mentre cerca di penetrarla. Raffaele l’ ha immobilizzata dall’ altra parte. Amanda è di fronte a lei e la punzecchia col coltello della cucina al collo. Meredith tenta di sfuggire alla presa e di respingere con la mano destra la lama. Si ferisce. Raffaele le stringe il braccio destro per bloccarla. La situazione precipita e Amanda le affonda la lama nel collo». Eccola la ricostruzione dell’ accusa, il film del delitto illustrato in aula dai due pm che affermano: «Per provarlo manca solo una telecamera nella stanza». I ruoli sono attribuiti e al centro della scena rimane la giovane statunitense. proprio Amanda - sostengono i magistrati - l’ esecutrice materiale, ma «tutti e tre sono coinvolti nel festino erotico violento al quale volevano costringere Mez». Il movente resta dunque il «perverso gioco sessuale di gruppo», anche se il pm Giuliano Mignini non esclude che «si siano impossessati del denaro che Meredith doveva versare per l’ affitto». Tracce biologiche, alibi falsi, confessioni e ritrattazioni sono gli elementi che l’ accusa utilizza per collocare i tre nella villetta di via della Pergola. E ritiene che sia «prova principe» il Dna di Raffaele rilevato sul gancetto del reggiseno della vittima, visto che il ragazzo barese ha sempre negato di essere entrato in quella stanza, tantomeno di aver toccato la biancheria di Meredith. «Il reperto è stato contaminato», attaccano i suoi legali. Una tesi che la pm Manuela Comodi respinge: «Con che cosa si sarebbe contaminato il gancetto se nella stanza del delitto non è presente altro profilo genetico di Sollecito?». I test della Scientifica occupano una parte rilevante della requisitoria, ma è sulla personalità dei tre imputati che l’ accusa punta per dimostrare la loro colpevolezza, sulla loro abitudine «a consumare stupefacenti». Non esiste alcuna prova che quella sera i tre avessero un appuntamento, però i magistrati sono convinti che entrarono insieme nella villetta ed evidenziano l’ attrazione che Rudy aveva per Amanda. Voleva assecondarla, dicono, nella «volontà di punire Meredith che si lamentava del suo comportamento, trascinare quella ragazza riservata ed innamorata del fidanzatino Giacomo, attaccata alla famiglia e alle amiche inglesi, in un festino». Mignini cita «i fumetti Manga contenenti scene erotiche estreme» sequestrati a casa di Raffaele, la passione per il cantante Marilyn Manson, il racconto scritto da Amanda «sullo stupro e l’ omicidio di una studentessa con un coltello da cucina». E afferma: «Per soggetti morbosamente attratti dalla commistione di sesso e di violenza, è tutt’ altro che inverosimile la scelta di agire proprio nella notte di passaggio da Halloween alla festività dei defunti. Era l’ occasione da non lasciarsi scappare». L’ accusa ha una tesi anche sulla scelta di nascondere il corpo di Mez sotto un piumone: « stata una forma di rispetto per la vittima e un bisogno di negare a se stessi un delitto così grave. Ciò presuppone un rapporto di conoscenza e di amicizia (anche se tormentata) con la vittima e inchioda Amanda che, come donna, non poteva sopportare quel cadavere femminile nudo, straziato. Uno sconosciuto non avrebbe avvertito alcun bisogno di farlo». Fiorenza Sarzanini Gli indagati Insieme nella casa Ergastolo Il 22enne ivoriano, Rudy Guede (prima foto dall’ alto) aveva ottenuto il rito abbreviato. I pm hanno chiesto l’ ergastolo riconoscendo il suo ruolo attivo Verso il processo Raffaele Sollecito (seconda foto), assieme ad Amanda Knox, ha optato per il giudizio ordinario. I pm ne hanno chiesto il rinvio a giudizio. Per l’ avvocato di Sollecito, Giulia Bongiorno, mancherebbe addirittura la prova della conoscenza tra gli imputati Sarzanini Fiorenza Pagina 21
(19 ottobre 2008) - Corriere della Sera PERUGIA I RAPPORTI DETERIORATI COME MOVENTE DEL DELITTO IL RAPPORTO TRA GLI ACCUSATI «Ragazzi e invidia: ecco perché Amanda non sopportava Mez» I pm: la convivenza ha funzionato solo un mese PERUGIA - Amanda e Meredith avevano cominciato a litigare dopo un mese di convivenza. Filomena Romanelli, la ragazza che viveva con loro, lo ha raccontato al magistrato, specificando che «Mez si era scocciata di Amanda perché era troppo sregolata, tanto che verso metà ottobre cominciò a prendere le distanze». E l’ altra inquilina Laura Mezzetti ha aggiunto: «Amanda non curava l’ igiene personale e, contrariamente a Mez, portava sempre uomini in casa». Anche le amiche inglesi hanno parlato di un rapporto ormai difficile, incrinato. Ma è possibile che l’ americana abbia deciso di punirla in maniera così atroce facendola violentare da Rudy, mentre Raffaele la teneva ferma e lei la minacciava con il coltello? E che alla fine di quel «gioco sessuale perverso» abbia affondato la lama e l’ abbia uccisa? La Procura di Perugia è convinta che sia proprio questo il movente del delitto. E per avvalorare la propria tesi, i pubblici ministeri Mignini e Comodi citano le dichiarazioni delle ragazze che frequentavano Mez e rimasero colpite «dalla freddezza della ragazza statunitense, dall’ atteggiamento glaciale che lei e Raffaele mostrarono sin dalla scoperta del cadavere». Perché «noi eravamo tutti disperati e sconvolti, mentre loro si accarezzavano e si baciavano, scherzavano, ridevano, si lamentavano di essere stati portati in questura perché avevano fame e sonno». Ad Amy Frost che in quei momenti si interrogava sulla sofferenza provata da Mez, Amanda avrebbe risposto: «Che cosa pensi? Si è dissanguata fino a morire». Come faceva a saperlo se non le avevano consentito di vedere il cadavere? «Conosceva i dettagli - sostengono i magistrati - perché era lì, perché è l’ assassina». E aggiungono: «Il fatto che Amanda fosse invidiosa e provasse avversione nei confronti di Meredith è dimostrato proprio dal contegno tenuto dopo la morte della giovane inglese». Non c’ è prova nelle carte processuali che Amanda e Raffaele fossero d’ accordo con Rudy per andare insieme alla villetta. Non ci sono telefonate, sms, appuntamenti. La difesa di Sollecito - affidata a Luca Maori, Giulia Bongiorno e Marco Brusco - giocherà proprio su questa «assenza di legami e contatti» per cercare di smontare le accuse. Ma i pubblici ministeri insistono: «Amanda aveva rapporti con tutti e due, è lei il perno della vicenda». Nella requisitoria conclusa con la richiesta di ergastolo per Rudy e di processo per gli altri due, affermano: «All’ inizio, Amanda ha consapevolmente coperto il ruolo di Rudy, depistando le indagini su un altro soggetto di colore, Patrick Lumumba. Da parte sua Rudy ha cercato di tenere fuori Amanda ed è stato più chiaro nel coinvolgere Raffaele. Lui era portato a compiacerla e Amanda non poteva non sentirsi in qualche modo contesa da Raffaele, che rappresentava la variante più «rassicurante», del «bravo ragazzo di buona famiglia» e da Rudy che rappresentava invece un mondo sregolato e oltre il limite della legalità, nient’ affatto privo di attrattive per una ragazza che non si può non definire «disinvolta» e "desiderosa di sensazioni forti"». Fiorenza Sarzanini I dissapori Troppo sregolata Meredith (foto a sinistra) non condivideva la vita sregolata di Amanda che spesso portava uomini a casa. Da qui i litigi tre le due ragazze L’ invidia Secondo le amiche di Mez, Amanda (foto a destra) era invidiosa della inglese. Da qui la sua freddezza subito dopo l’ omicidioLa requisitoria«All’ inizio Amanda ha consapevolmente coperto il ruolo di Rudy, depistando le indagini su Patrick Lumumba» Sarzanini Fiorenza Pagina 20
(20 ottobre 2008) - Corriere della Sera PERUGIA I PM SONO CONVINTI CHE I TRE SIANO GLI AUTORI DELL’ OMICIDIO DI MEREDITH Chiesto l’ ergastolo per Guede Amanda in lacrime: non c’ entro La procura vuole il processo per la studentessa e per Raffaele I legali della famiglia Kercher: «Richieste adeguate». Di parere diverso Giulia Buongiorno, che difende Sollecito: «Non c’ è prova che i tre si frequentassero, come avrebbero potuto uccidere?» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA - Ergastolo per Rudy Guede, processo per Amanda Knox e Raffaele Sollecito. La requisitoria dei pubblici ministeri dura sette ore e punta al massimo risultato. Secondo Giuliano Mignini e Manuela Comodi, la notte tra il primo e il due novembre di un anno gli imputati erano tutti e tre nella casa di Meredith Kercher, a pochi passi dal centro di Perugia: insieme, l’ hanno violentata e uccisa. un’ udienza a tratti drammatica quella che si svolge a Perugia. Si apre, alle dieci del mattino, con le dichiarazioni di Amanda Knox, con le sue lacrime: «Ero molto confusa, in questura, la notte nella quale ho accusato Patrick Lumumba, mi scuso con lui e credo sia stato per l’ altissimo stress a cui ero sottoposta. Lì, in questura, hanno cominciato a stuzzicarmi, a interrogarmi in modo aggressivo, mi dicevano che rischiavo trent’ anni di carcere, mi hanno dato uno scappellotto dietro la testa per farmi parlare». Si interrompe per prendere fiato, asciugare lacrime. Ricomincia: «Nei giorni successivi ho scritto un memoriale per spiegare esattamente cos’ era successo. Ed è la verità: Mez era una mia amica, io non l’ ho uccisa». Amanda Knox parla e gesticola, parla e piange. Poi chiede la parola anche Raffaele: «Volevo solo dire che ho conosciuto Amanda la sera del 25 ottobre, non prima». Vuole ancora smentire il testimone albanese che sostiene di averli visti assieme a luglio? Vuole salvare l’ onore, visto che Amanda ha trascorso la notte del 21 con un ragazzo arrivato da Roma? Gli avvocati, quando la requisitoria finisce, si soffermano sulle richieste. Quelli di Rudy Guede hanno chiesto il rito abbreviato sperando nello sconto di un terzo della pena: se la richiesta del pm fosse accolta, l’ ivoriano si risparmierebbe soltanto l’ isolamento diurno. «Sapevamo che la richiesta sarebbe stata severa - dice il legale Walter Biscotti - adesso però crediamo e speriamo nel giudice». La decisione è attesa per il 28, tra nove giorni. «La ricostruzione del pm - dicono sarcastici gli avvocati di Amanda, Luciano Ghirga e Carlo Della Vedova - somiglia molto a una sceneggiatura cinematografica...». Per Giulia Bongiorno che con Marco Brusco e Luca Maori difende Sollecito, il nodo della vicenda è il rapporto tra i tre imputati: «Non c’ è un elemento che possa provare che i tre ragazzi si frequentassero. Quindi: come si può ipotizzare che abbiano commesso un omicidio?». Per Francesco Maresca, l’ avvocato dei Kercher, «queste sono le richieste che andavano fatte». Al. Cap. 28 ottobre è prevista la sentenza per Guede, in virtù del rito abbreviato Capponi Alessandro Pagina 020/021
(19 ottobre 2008) - Corriere della Sera DAL CARCERE Il diario dell’ americana «Non mettete foto mie con quelle di Rudy Lo conosco appena» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA - Il vicino di banco di Amanda, in quest’ udienza, è Rudy Guede: Raffaele è dalla parte opposta dell’ aula, più avanti, un poco nascosto dagli avvocati; Rudy, invece, è lì a portata di sguardo, ed evitarlo per sette ore è impossibile. Sono accanto, i due, e secondo l’ accusa lo erano anche la notte dell’ omicidio: in ogni caso, adesso, è cambiato tutto. Amanda evita anche di guardarlo. L’ ha scritto sul suo diario, che proprio non sopporta di essere con lui. «Non mi piace che i giornalisti mettano la mia foto accanto a quella di Rudy, e lo fanno anche in televisione, e non mi piace. Non l’ ho mai chiamato, lo conosco a malapena». C’ è un’ inchiesta che li vuole assieme nel ruolo di assassini, e un’ udienza nella quale sono seduti a poca distanza: ma avere vicino Rudy, adesso, dipendesse da Amanda, ecco, «neanche in fotografia». Con Raffaele, invece, è diverso. Sono distanti metri, certo, e ci sono gli avvocati che impallano gli sguardi, vero: ma chi si cerca si trova, anche in un’ aula di tribunale. Raffaele per andare in bagno deve passare proprio per la porta che è a mezzo metro dalla scrivania dov’ è Amanda: e in quei momenti un sorriso, un gesto, un cenno, ecco, sono quasi inevitabili. Raccontano alcuni tra i presenti che ad ogni cenno di Amanda, Raffaele sia arrossito. Chissà. Lei, Amanda, ascolta ad occhi chiusi la traduzione della requisitoria, e c’ è qualcuno che pensa addirittura che a tratti si addormenti: gli avvocati, a chi chiede loro se la ragazza in aula abbia ceduto alla stanchezza, rispondono con una frase breve, «è una falsità». Di certo c’ è un passaggio della requisitoria del pubblico ministero che ad Amanda non può sfuggire. Giuliano Mignini parla delle pressioni fatte dall’ America, da Seattle, forse si riferisce alle lettere scritte dai giudici, oppure ai blog aperti in sostegno di Amanda, o ancora a chi ha criticato il modo di condurre le indagini: sicuramente, il pubblico ministero parla in aula a Perugia perché l’ America ascolti. E Mignini dice una cosa netta e inequivocabile, che la giurisdizione su questo caso appartiene solo all’ Italia: «Hanno attaccato in maniera indecorosa, con assoluta carenza di argomenti e con impressionante superficialità, il sistema giudiziario di questo Stato, l’ unico, ricordo, avente giurisdizione su questa vicenda». Amanda ascolta, immobile, rimane in silenzio. Anche quando Mignini dice che «nessuno, in Italia, si sarebbe permesso di denigrare e attaccare con tanta sfacciataggine gli inquirenti, ad esempio, statunitensi». Ancora, sostiene Mignini, «a nessun giornalista italiano, a nessun operatore giuridico italiano, verrebbe in mente di diffamare e calunniare un pubblico ministero statunitense che stia indagando su un imputato italiano». Se il messaggio non fosse chiaro, Mignini è pronto ad aggiungere: «Io sono rimasto scandalizzato e sconcertato da questo atteggiamento. la prima volta che mi ci sono imbattuto e non credo che mi troverò ancora di fronte a tanta presunzione e superficialità. Un minimo di esperienza e di prudenza dovrebbe impedire simili giudizi sommari, espressi addirittura da novemila chilometri di distanza. E tutto questo senza spendere una sola parola sul fatto che le ordinanze siano state confermate dal tribunale del Riesame e dalla prima sezione penale della Suprema corte». Secondo Mignini, però, «le menti di tali operazioni sono in Italia». In ogni caso, «sorvolo su altri, ancora più gravi, reiterati, episodi d’ interferenza. Mi limito a dire che sarebbero inconcepibili in Italia, e non siamo certo un paese perfetto». Amanda ascolta, con attenzione. Ma c’ è una cosa che sussurra all’ orecchio di uno dei suoi avvocati, Carlo Della Vedova, quando il pubblico ministero, durante la requisitoria, dice che lei, Rudy e Raffaele hanno agito assieme, hanno ucciso assieme, con lei a impugnare il coltello che uccide Meredith Kercher: Amanda Marie Knox, in quel momento, si volta verso l’ avvocato e dice una frase soltanto, ma chiarissima. «Sono tutte fantasie». Alla fine della requisitoria, quando Mignini chiede l’ ergastolo per Rudy e il rinvio a giudizio per gli altri due imputati, Amanda si volta ancora verso l’ avvocato: «Ma sono tutte fantasie, com’ è possibile?». Alessandro Capponi Capponi Alessandro Pagina 020/021
(19 ottobre 2008) - Corriere della Sera *** PERUGIA APPELLO DI UN GIUDICE DI SEATTLE Tifo dalla Corte Usa: Amanda non c’ entra PERUGIA - «Amanda non può essere un’ assassina, non può essere vero»: la lettera è firmata dal giudice della corte suprema dello Stato di Washington, il sessantunenne Michael J. Heavey, ed è, in sintesi, un accorato appello al collega italiano per convincerlo dell’ innocenza di Amanda. Lei, secondo Heavey, ha una «personalità fuori dal comune. Rasenta, nel suo manifestarsi con gli altri, un candore, un’ onestà e una schiettezza inusitati». La lettera arriva a Perugia da Seattle, dove Amanda Knox - accusata con Rudy Guede e Raffaele Sollecito dell’ omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher - viveva prima di trasferirsi in Italia; la lettera del giudice americano non è che uno dei molti esempi dell’ onda innocentista statunitense; qualche giorno fa, il New York Times ha criticato duramente il modo di condurre le indagini da parte della procura di Perugia, sostenendo che le prove sono poche e che quindi è ingiusto tenere i tre imputati in prigione. In ogni caso la verità è vicina, almeno per la giustizia italiana: oggi comincerà la requisitoria del pm Giuliano Mignini e tra una decina di giorni arriverà la sentenza per Rudy Guede, che ha chiesto il rito abbreviato, e con ogni probabilità il rinvio a giudizio per gli altri due. Una, la poco più che ventenne Amanda Knox, è, per il giudice americano, «onesta, schietta e sincera». Nelle 4 pagine inviate al collega italiano, il giudice sembra non avere dubbi: «Amanda è una ragazza curiosa della vita, indipendente e disposta al sacrificio». Cita esempi nei quali l’ americana s’ è mostrata ingenua: «Se un poliziotto le dicesse che un asino sta volando, gli crederebbe senza dubitare». Dice di aver visto le immagini girate fuori dalla casa dell’ omicidio subito dopo il ritrovamento del cadavere: osservando con attenzione Amanda, Heavey sostiene di «vedere una persona completamente sotto choc». Tutto qui. Né spaventata né colpevole. Certo, si rende conto che la situazione attuale non è semplice: «Probabilmente molti sono convinti della sua malvagità, del suo essere diabolica, ma io sono convinto del contrario perché lei ha vissuto nelle nostre case per vent’ anni e tutti abbiamo avuto modo di apprezzare esattamente l’ opposto di tutto ciò di cui è sospettata. L’ intera comunità può testimoniare la sua bontà d’ animo e la sua assoluta mancanza di cattiveria». Dice di più, il giudice americano: «Amanda non ha un briciolo di cattiveria in corpo». Alessandro CapponiVittima Meredith Kercher, 22 anni Capponi Alessandro Pagina 25
(18 ottobre 2008) - Corriere della Sera *** SU INTERNET T-shirt e orsetti, in vendita i gadget «Knox libera» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA - Il suo viso d’ angelo, adesso, è una specie di griffe. Ci hanno fatto l’ orsetto di peluche, la canottierina un po’ sexy, le t-shirt a manica corta o lunga, le felpe: la scritta «Free Amanda» è appena sotto il primo piano della ragazza accusata d’ omicidio. Sembra che per prima ci abbia pensato una perugina, a fare soldi con l’ imputata attraente: qualche maglia, pochi esemplari; poi, però, l’ idea è stata ripresa dagli americani. E Amanda Knox è diventata una linea, gadget e abbigliamento. Ce n’ è per ogni esigenza, anche per la colazione: la tazzina «Free Amanda», piccola, per l’ espresso, più grande per il caffè americano. La giustizia italiana procede lentamente, e il mercato statunitense non aspetta: «Amanda Knox libera». Cappellini da baseball, borse, toppini per giovani donne: sembra che parte del ricavato andrà alla famiglia per le spese legali, ma in internet ci sono già imitazioni. In uno c’ è Amanda sorridente, ai lati del viso ha due strisce scure a far da sbarre. I prezzi variano: la tazzina costa venti dollari, la borsa per il pc trenta, il cappellino 17. La t-shirt più economica è a 14,39, la più cara a quaranta. Capponi Alessandro Pagina 19
(5 ottobre 2008) - Corriere della Sera *** IL PROCESSO DI PERUGIA SCONTRO SULLE TRACCE DI SANGUE E DI DNA «Amanda e Raffaele erano lì Tre prove li incastrano» Le accuse della Scientifica. La difesa: impianto sgretolato DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA - Tre indizi per formare la prova e sostenere che i tre imputati erano nella stanza del delitto. Tracce di sangue e Dna per affermare che uccisero Meredith Kercher e poi cercarono di alterare la scena del crimine. I test effettuati dalla polizia Scientifica superano l’ esame dell’ udienza preliminare e aprono la strada al rinvio a giudizio di Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Perché è proprio del ragazzo barese il codice genetico trovato sul reggiseno della vittima. Dunque, sostiene l’ accusa, «lui era lì insieme agli altri, partecipò all’ omicidio». Poi, nel tentativo di avvalorare questa tesi, il pubblico ministero deposita una nuova relazione per smentire la versione fornita da Rudy Hermann Guede, l’ unico ad aver chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato. Sono in aula i presunti assassini, sempre vicino ai propri avvocati. Vietato parlarsi e allora seguono attenti la discussione tra i periti, il contradditorio che può segnare il loro destino. Si parla di macchie ematiche, di alleli, di compatibilità. Dettagli tecnici, nulla a che vedere con le testimonianze e gli alibi relativi a quella sera del primo novembre quando la ventunenne inglese - a Perugia da due mesi con il progetto Erasmus - fu uccisa a coltellate. Ma si capisce che l’ accusa segna un punto decisivo a proprio favore anche se poi, alla fine dell’ udienza, i legali di Sollecito sosterranno che «è andata bene, l’ impianto si è sgretolato». Dura nove ore l’ interrogatorio di Patrizia Stefanoni, la biologa della Scientifica che coordina l’ Ert, gli esperti nella ricerca delle tracce. I consulenti della difesa la incalzano, ribadiscono che le prove sono state contraffatte. Sostengono che il Dna sul gancetto del reggiseno è frutto di contaminazione, dichiarano che anche la traccia mista di Amanda e Meredith rilevata sul coltello di Raffaele non prova che è l’ arma del delitto. Sono i due indizi principali e le loro argomentazioni vengono smontate. «Perché - spiega Stefanoni - per ogni reperto abbiamo usato un paio di guanti diversi, come possono testimoniare i periti scelti della difesa. E siccome il Dna non vola, è impossibile che i reperti siano stati alterati». Quando si parla di Rudy, il pubblico ministero Giuliano Mignini deposita una nuova relazione sul cuscino trovato sotto il corpo di Meredith, per sostenere che l’ ivoriano non fece alcun tentativo di soccorrerla ma anzi partecipò all’ omicidio. «Fatti vecchi», liquidano i difensori Walter Biscotti e Nicodemo Gentile. Ma è il terzo indizio che l’ accusa userà. L’ ulteriore tassello che giocherà alla prossima udienza, il 18 ottobre, quando chiederà la sua condanna e il processo per Amanda e Raffaele. I legali del barese - Giulia Bongiorno, Luca Maori e Marco Brusco - ostentano sicurezza quando si tratta di fare previsioni sull’ esito finale. Ma appare difficile che riescano ad evitare il dibattimento davanti alla Corte d’ assise. I tre indizi *** Su uno dei gancetti del reggiseno di Meredith Kercher è stato trovato il codice genetico (Dna) di Raffele Sollecito, all’ epoca del delitto fidanzato di Amanda *** Su uno dei coltelli appartenuti a Raffaele Sollecito sono state rinvenute tracce del Dna di Amanda (sul manico) e di Meredith (sulla lama) *** Su un cuscino trovato sotto il corpo di Meredith Kercher dopo l’ omicidio è stata rinvenuta un’ impronta palmare che appartiene all’ ivoriano Rudy Guede Sarzanini Fiorenza Pagina 19
(5 ottobre 2008) - Corriere della Sera *** OMICIDIO MEZ PRESENTE ANCHE RUDY GUEDE. SCONTRO SULLE PAROLE DEL SUPER TESTIMONE SMENTITO DAGLI IMPUTATI Amanda e Raf si ritrovano in aula Sguardi e sorrisi. Lui con i capelli lunghi, lei con il look da brava ragazza Al termine dell’ udienza lo sfogo della ragazza americana con insulti contro i giornalisti e i fotografi La fine del rapporto Nelle scorse settimane Amanda ha mandato una lettera all’ ex fidanzato per mettere fine alla loro storia PERUGIA - L’ ultima parola è di Amanda Knox: «Fuck». Sono le 19,07, e l’ udienza è finita: lei esce nel suo maglioncino azzurro, nella sua camicia bianca, coi capelli raccolti e gli occhi bassi; deve sfilare tra cronisti e fotografi e qualcuno si avvicina molto, le urla una domanda, le mette il microfono sotto il naso; lei continua a camminare ma quell’ imprecazione le sfugge dalle labbra, fuck. Ma decisive, in questa udienza, sono altre parole. Altri gesti, altri sguardi. Come quelli che si scambiano lei e Raffaele, che non si vedono dal giorno dell’ arresto, dieci mesi e mezzo fa: lui entra in aula per ultimo e le sorride, anche se lei nelle settimane scorse gli ha fatto recapitare una lettera nella quale dice che la storia è finita, che l’ affetto rimane, quelle cose lì che si dicono per lasciarsi. Solo che oggi, in aula, non deve essere facile pensarsi soli: c’ è un testimone interrogato per quattro ore e mezza, dice di aver visto i tre imputati per l’ omicidio di Meredith Kercher, di averli visti assieme la sera prima dell’ assassinio, dice che Amanda aveva un coltello in mano. Per questo i tre - Amanda, Raffaele Sollecito e Rudy Guede - decidono di parlare. Al giudice, uno dopo l’ altro, dicono che «è tutto falso». Il testimone chiave si chiama Hekuran Kokomani, è un albanese in Italia da dieci anni e quando finisce di parlare suscita reazioni diverse. Per gli avvocati degli imputati s’ è contraddetto molto, troppo, «non ricorda la data né l’ ora, dice che piove e non pioveva, capovolge la dinamica dell’ incontro». Per Giulia Buongiorno, che difende Sollecito, «questa testimonianza era stata prospettata come decisiva e si è rivelata un boomerang per l’ accusa». Dunque, dicono i legali, «il testimone è inattendibile». Per l’ accusa invece è andata in modo del tutto diverso, opposto: Kokomani ha confermato la sua versione, li ha riconosciuti ed è credibile. C’ è un’ altra cosa che accade nell’ udienza: il testimone dice di aver ricevuto un’ offerta di diecimila euro per partecipare a «Porta a Porta», e il giudice, prima ancora che arrivino le smentite Rai, decide di trasmettere gli atti in procura. Poco oltre la metà di ottobre si conoscerà sia il destino di Rudy Guede, che ha scelto il rito abbreviato, sia il rinvio a giudizio o il proscioglimento per gli altri due. Ancora una volta, Amanda e Raffaele si ritroveranno l’ uno accanto all’ altra: come oggi, come sempre da quando questa storia è cominciata. Il loro bacio, davanti alla casa dell’ omicidio, è stato trasmesso dalle tv di mezzo pianeta: e loro, in qualche modo, sembrano destinati a rimanere vicini. Arrivano vestiti degli stessi colori, ma certo da allora sono cambiati molto: lui ha i capelli lunghi fino alle spalle, lei è dimagrita e non è più bionda ma castana. E anche in questa udienza sembrano l’ uno incastrato nell’ altra: all’ arrivo si salutano «con un sorriso buono», come racconta l’ avvocato Luciano Ghirga. Sono seduti in file diverse, Raffaele mangia cioccolata fondente e spesso si sporge per cercare Amanda. Anche quando devono parlare, si cercano con lo sguardo: Kokomani ha appena detto di averli visti assieme anche a luglio, in un bar, con uno zio di lei. Così Raffaele si alza, scandisce, per niente emozionato: «Volevo dire che per la prima volta vedo queste persone, io qui conosco solo Amanda, ma con lei ci siamo incontrati a metà ottobre, non prima. Lei, a luglio, era in America». Poi tocca ad Amanda: parla in inglese, ma dice la stessa cosa. «Ero in America, sono venuta a metà settembre e con mia sorella, nessuno zio». All’ epoca era solo una ragazza americana senza pensieri. Meredith Kercher era viva e felice. Alessandro Capponi Capponi Alessandro Pagina 23
(27 settembre 2008) - Corriere della Sera *** DELITTO DI PERUGIA RITO ABBREVIATO PER GUEDE. UN GIOVANE SOMALO: CERCAVA DI AGGREDIRE LE RAGAZZE Rudy a giudizio, c’ è un nuovo teste Udienza preliminare, niente manette per la Knox. Assente Sollecito.Il ragazzo che accusa Guede: «Meredith non dava confidenza a nessuno. Lei e Rudy non si conoscevano» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA - Amanda Knox arriva in tribunale scortata da due guardie, lo sguardo fisso, le mani libere. Dietro c’ è Rudy Hermann Guede, i polsi stretti nelle manette, la solita aria dinoccolata. Trattamento diverso, così come diverso è il loro destino processuale. Perché all’ apertura dell’ udienza preliminare Rudy chiede e ottiene di essere giudicato con rito abbreviato. Entro la fine di ottobre il giudice di Perugia dirà se è lui l’ assassino di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa la sera del primo novembre di un anno fa. In caso di condanna potrà avere uno sconto di pena pari a un terzo. Amanda resta invece legata a Raffaele Sollecito anche nella strategia difensiva. I legali scelgono per entrambi il rito ordinario, se il giudice ordinerà il dibattimento si andrà davanti alla Corte d’ assise. Si fronteggiano in aula pubblico ministero e avvocati. E subito arriva il colpo di scena. Perché l’ accusa ha un nuovo testimone contro Guede: è un giovane somalo che con lui giocava a basket, sono stati i poliziotti a rintracciarlo. Si chiama Abukar Mohamed Barrow, in città lo conoscono come «Momi». «Rudy era spesso ubriaco - ha messo a verbale - io so che tirava cocaina. E quando stava così dava fastidio alle ragazze, le bloccava e cercava di aggredirle. Quando eravamo in posti affollati rubava nelle loro borse». Giura di conoscere anche Meredith: «Non dava confidenza a nessuno. Loro due non si conoscevano, certamente non si sono visti la sera di Halloween». Per i difensori Walter Biscotti e Nicodemo Gentile «non cambia nulla, perché abbiamo altri testimoni pronti a giurare sulla personalità corretta del nostro cliente». Sono stati loro, insieme ai legali di Sollecito - Giulia Bongiorno, Luca Maori e Marco Brusco - a far convocare per la prossima udienza un altro teste, l’ albanese che giura di aver visto i tre imputati insieme sotto casa di Meredith. «Amanda strillava - ha affermato nel corso delle indagini - e aveva un coltello in mano». Il suo ricordo è apparso però confuso. Prima ha dichiarato di averli incontrati la sera del 31 ottobre, poi ha cambiato versione e li ha collocati nello stesso punto proprio la sera del delitto. In aula la difesa cercherà dunque di farlo cadere in contraddizione proprio per smontare le sue dichiarazioni e così dimostrare che Rudy non aveva alcun rapporto con Amanda e Raffaele, che i tre non si frequentavano e dunque non possono aver pianificato insieme il delitto. «Anche perché - ribadiscono i due fidanzati - quella sera non eravamo nella villetta». Amanda ha prima detto di aver assistito al delitto, poi lo ha negato con decisione. Ma è Rudy a dire che lei era lì, assieme a un altro ragazzo. Il nome di Raffaele non lo ha mai fatto. Ha spiegato di non poter fornire una descrizione del giovane che era in via della Pergola, ma di essere pronto a riconoscerlo. E forse è proprio per evitare sorprese che ieri Raffaele ha preferito rimanere nella sua cella. Sarzanini Fiorenza Pagina 25
(17 settembre 2008) - Corriere della Sera *** LA SVOLTA DELL’ AMERICANA CHIEDE DI DEPORRE, LO FAR L’ ULTIMO GIORNO Amanda in aula sbuffa e canta «Non mangio gli uomini ho avuto soltanto due amori» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI PERUGIA - Amanda decide di parlare, di prendere la parola, di raccontare al giudice la sua verità. Dichiarazioni spontanee, le chiamano. Lei a metà giornata sussurra la richiesta all’ orecchio del suo avvocato, glielo dice con parole diverse ma il concetto è quello, «fammi parlare»: insieme, decidono che accadrà a fine ottobre, nell’ ultimo giorno dell’ udienza preliminare. Ma ciò che dirà al giudice, Amanda lo sa già. Parlerà dei suoi soldi e dei suoi amori italiani; soprattutto, della notte del delitto. Per essere convincente, la strategia è chiara: dare di sé una nuova immagine. Al giudice dunque racconterà la sua verità, già svelata a chi le è accanto da dieci mesi, dal momento dell’ arresto. Dettagli della sua vita privata: «Mi hanno descritto come una mangiatrice di uomini, hanno detto che ho avuto una lista di amanti lunga così, ma io qui in Italia ne ho avuti solo due». Dettagli del suo conto corrente: «Avevo quattromilacinquecento dollari sul conto, a novembre, e il cinque ho prelevato 362 euro, i soldi per l’ affitto. Non capisco: hanno detto che ho ucciso Meredith per rubarle poche centinaia di euro. Non ha senso». Soprattutto, confermerà quanto ha già detto sulla notte del delitto: «Rudy è un bugiardo, io l’ ho passata con Raffaele, siamo stati a casa sua». Prima di essere arrestata, in questura, aveva scritto il contrario: si era collocata nella casa al momento dell’ assassinio. Ma adesso ciò che conta è dare di sé un’ immagine migliore: all’ udienza, Amanda «viso d’ angelo» Knox è la prima ad arrivare, tre minuti alle dieci, e l’ ultima ad andarsene, alle 18 e 37. Nella sua camicina bianca coi fiorellini rossi gialli e blu ricamati sul colletto, i suoi jeans stirati, le sue ballerine scure. Senza ferri ai polsi, le mani curate, le unghie corte. All’ uscita guarda i fotografi e sbuffa. Un filo di rimmel e gli orecchini, nient’ altro. I capelli a mezza coda ma neanche più biondi. Vuole mandare un messaggio, in questo processo così seguito dai media di mezzo pianeta: non sono quella che avete conosciuto finora. Rimane in silenzio per tutta l’ udienza, anche se non è facile: nell’ aula «due» ci sono trenta persone in sessanta metri quadrati e Rudy è seduto tre metri più in là. Soprattutto, la famiglia Kercher - la mamma e il papà di Mez, la sorella Stephanie - è sulle sedie dietro la sua. La osservano spesso, lei non si volta, ascolta con attenzione il giudice, l’ interprete che conferma in inglese ciò che lei ha già capito in italiano. L’ udienza è, a tratti, drammatica. Come quando Patrick Lumumba - tirato dentro l’ inchiesta dalle sue dichiarazioni e finito in carcere nei primi giorni dopo il delitto - la accusa di avergli rovinato la vita. Amanda tace e per lei interviene l’ avvocato Luciano Ghirga: i toni si fanno alti, la tensione cresce. Si decide di fare una pausa e Amanda la attraversa cantando. «Sì, una canzone di Feist. Lo faccio per superare la tensione, cantare mi rilassa». Si tratta di uno stress diverso da quelli di una della sua età: questo non è un esame universitario. In ballo, qui, c’ è un’ accusa per violenza sessuale e omicidio. Eppure, lei, nell’ attesa che l’ udienza ricominci, offre anche caramelle agli avvocati. E a più persone confida che è dimagrita perché «ogni giorno faccio un’ ora di footing. E faccio tante altre cose. Ho cominciato a studiare il russo, miglioro con l’ italiano, col tedesco e col francese. Le mie compagne di cella si lamentano perché studio troppo». E sorride, abbassa lo sguardo, canticchia. Quello che vuole dire, per tutto il giorno, è chiaro: vi sbagliate, io non sono come credete. Capponi Alessandro Pagina 25
(17 settembre 2008) - Corriere della Sera *** IL DELITTO DI MEREDITH I pm: Amanda, Rudy e Raf a giudizio ROMA - Meredith è stata violentata, torturata alla gola con un coltello e strozzata. Non cambia la linea dei magistrati di Perugia che hanno indagato sull’ assassinio della giovane inglese, uccisa la notte dopo Halloween dello scorso anno: l’ ivoriano Rudi Guede, l’ americana Amanda Knox e il suo fidanzato Raffaele Sollecito devono essere processati. Sono loro i responsabili materiali del delitto. Ieri i pm Giuliano Magnini e Manuela Comodi hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio: l’ udienza preliminare inizierà entro settembre. Di un «atto dovuto» ha parlato Francesco Maresca, il legale dei genitori di Meredith Kercher. «Inizia un lungo lavoro con il quale faremo emergere l’ estraneità del nostro assistito», hanno detto gli avvocati di Guede, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile. Per Luca Maori, difensore di Sollecito, la richiesta «era un dato certo. Era evidente che i pm seguissero questa strada, anche se noi speravano che potessero fare ulteriori, importanti indagini». Al terzetto, è stato anche addebitato il furto di 300 euro, di due carte di credito e di altrettanti telefonini di Meredith. Amanda si dovrà difendere dall’ accusa di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, arrestato (e solo dopo parecchi giorni scarcerato) perché l’ americana aveva sostenuto che era stato lui ad ammazzare Meredith. Pagina 16
(12 luglio 2008) - Corriere della Sera *** PERUGIA «TROPPE NOTIZIE CONTRADDITTORIE» La madre di Mez: temo che non saprò mai la verità ROMA - Dopo 240 giorni trascorsi a chiedersi perché, adesso sembra rassegnata: «Non so se scoprirò mai cos’ è accaduto». Arline vive in un quartiere a sud di Londra, e sua figlia, la ventenne Meredith Kercher, è morta da otto mesi, uccisa nella sua casa di Perugia la notte successiva ad Halloween, e ritrovata dalla polizia il primo pomeriggio del 2 novembre: seminuda, con la gola tagliata, forse violentata. La signora Arline è rimasta otto mesi in silenzio: adesso ha deciso di parlare, e di accusare la «lenta» giustizia italiana. La mamma di Mez ha seguito da Londra il lavoro di poliziotti e magistrati italiani, ha letto i giornali, si è tenuta costantemente in contatto col suo avvocato, Francesco Maresca: e dopo tanto silenzio ora si sfoga sul Sunday Mirror. Per la signora Arline l’ inchiesta è «lenta», «in Italia nessuno è stato incaricato di tenerci