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 2008  ottobre 21 Martedì calendario

RITORTO

RITORTO Salvatore Locri (Reggio Calabria) 19 gennaio 1979. Presunto ”ndranghetista, ritenuto affiliato alla cosca Cordì di Locri • Detto don Sasà, ma anche il Padrino• Detenuto dal 20 marzo 2006, dal 6 aprile successivo al 41 bis nel carcere di Tolmezzo a Udine. accusato di essere il killer dell’omicidio Fortugno, «per la sua gravità e la figura istituzionale della vittima, (…) necessariamente maturato ad opera, o con il consenso, della criminalità organizzata storicamente insediata nella zona» (così i giudici della Cassazione, il 26 ottobre 2006, confermando l’ordinanza di custodia cautelare). Processo in corso davanti alla Corte d’assise di Locri mentre chiudiamo questo libro • Francesco Fortugno, medico di 54 anni, era da pochi mesi vicepresidente della Regione Calabria, quando, il 16 ottobre 2005, alle 17,30, al seggio delle primarie indette per scegliere il leader dell’Unione (Prodi), a Palazzo Nieddu, a Locri, fu ucciso da cinque colpi di Luger calibro 9x19, sparati da un giovane snello vestito di nero, ingiubbottato e col cappellino calcato in testa. Colpi tutti a segno, subito dopo l’assassino si allontanò con la pistola in mano e senza correre • Il primo a cantare fu Bruno Piccolo (nato nel 78, di professione barista nel bar, ”L’Arcobaleno”, di sua proprietà, figlio di un operaio morto per la caduta da un’impalcatura). Piccolo, detenuto a Sulmona al 41 bis per associazione mafiosa (faceva da galoppino a quelli della cosca Cordì, per lo più conservando le armi nel suo bar), non sopportando più il carcere duro, il 6 dicembre 2006, si decise a parlare: «Per l’omicidio dell’onorevole sono stati Salvatore Ritorto e Domenico Audino. Ritorto è quello che ha sparato, tutto vestito di nero con berretto e cappuccio. Su questo vi posso fare un po’ di luce, perché il dottor Fortugno era sorvegliato da un po’, vi voglio dire da questi tipi che lo pattugliavano sotto casa». Lo pattugliavano da venti giorni: «Io ho notato che l’abbigliamento era un po’ strano. Era tutto vestito di nero, una maglia nera con un cappuccio in testa, anzi, un cappello e il cappuccio della tuta. Tutto nero» • Il secondo a cantare fu Domenico Novella, nipote del boss Vincenzo Cordì (per essere figlio di una sorella), anche lui detenuto al 41 bis, a Spoleto, che, chiamato in causa dal Piccolo, confermò tutto: «Ci stressava la vita tutti i giorni… Lo devo fare, diceva. Era fissato con il fatto di ammazzare Fortugno». Mezz’ora dopo l’omicidio Novella lo raggiunse a casa («Era vestito con un maglione di marca Fila e un paio di jeans. Aveva fatto la doccia»), e si sentì dire: «L’ho ucciso, gli ho tolto un peso da qua. fatta. Meno male» • Tra i riscontri delle dichiarazioni dei pentiti, i giudici rilevarono il suo «benessere improvviso» dopo l’omicidio (si comprò una Bmw, si mise a ristrutturare casa e fu intercettato al telefono mentre diceva alla fidanzata, che voleva andare al ristorante: «Amore, mi sono rimasti gli ultimi settantamila euro, chi paga?»). D’altronde l’aveva detto pure Piccolo che Ritorto aveva cambiato vita, e infatti il pm, Giuseppe Creazzo, gli aveva chiesto: «Quindi se Ritorto ha avuto un compenso evidentemente non gli interessava personalmente a lui. Interessava a qualcun altro che lo ha incaricato. Lei sa qualcosa?». Il pm gli chiese anche se Ritorto doveva essere autorizzato in alto loco a fare quello che aveva fatto. Piccolo rispose: «Non vi saprei dire perché però so che nelle ultime elezioni che ci sono state, Ritorto portava come esponente, non ricordo il nome, una persona che mi pare sia delle parti della Piana di Cittanova, non vi so dire. Vi posso dire che era appoggiato dai Marcianò. Santo Marcianò lavora all’ospedale di Locri. Il Ritorto è sempre insieme ai Marcianò. vicino ai Marcianò. A me sono venuti a chiedere i voti lui e Marcianò, mi hanno detto di votare per Crea, Mimmo Crea» (Piccolo, che il giorno dell’omicidio era andato a Reggio a puttane, si impiccherà il 15 ottobre 2006, nella sua abitazione protetta). Anche Novella alluse alla stessa spiegazione: «Secondo me c’è qualcosa della politica sotto l’omicidio del dottore… Dottore, Santo Marcianò sa il perché… Sapevano che era a Reggio, sapevano se andava a Palmi, magari dice che sta in albergo, lo dicevano loro, sapevano che il dottore era sulla Sila». Loro chi? (chiedeva il pm). «Loro significa che Sandro Marcianò riferiva a Ritorto… Dottore, Alessandro Marcianò è il mandante dell’omicidio Fortugno» (vedi MARCIAN Alessandro) • Il 27 marzo, in carcere, parlando col fratello Pepè che era andato a trovarlo: «In cella sto da solo, va tutto bene. Ma tu chiama quei cornuti del Tg3 e digli che non mi devono più chiamare ”il killer”. Il ”presunto killer”, devono dire. Lo sanno tutti che sono innocente, che non ho fatto niente» •Sentito in udienza, il fratello Pepè disse, a proposito della Bmw, che era di terza mano, a proposito dei lavori di ristrutturazione, che si trattava di soldi di famiglia: seimila euro, tra quelli guadagnati da sé medesimo (fa il falegname), dal fratello (faceva l’autotrasportatore, invece risultava privo di redditi), e dalla mamma (lavora all’ospedale di Locri). La telefonata con la fidanzata, si trattava di uno scherzo • Il 19 marzo 2006 fu ucciso il calciatore del Locri Vincenzo Cotroneo, 28 anni (a Bianco, Reggio Calabria, da due killer che lo affiancarono in moto mentre guidava la macchina). Era convocato, il giorno dopo, dalla Dda di Reggio per essere sentito sull’attentato subìto il 19 marzo 2005, presso il suo circolo ricreativo (era stata usata la stessa pistola usata da Ritorto per ammazzare Fortugno). [Paola Bellone]