varie, 20 ottobre 2008
Tags : Anna Canepa
Canepa Anna
• Sanremo 12 aprile 1959. Magistrato. «’Quando fui costretta, per via di un’autobomba progettata dalle cosche, ad andarmene dalla procura di Caltagirone, dissi a me stessa: non appena ne avrò di nuovo la possibilità tornerò quaggiù”. Anna Canepa è stata di parola. Pubblico ministero a Genova da 19 anni, alle spalle sei di lavoro sui no global del G8, tra i ”giudici ragazzini” che nell’89, ai tempi della morte di Rosario Livatino, irruppero sulla scena delle indagini antimafia, la Canepa ci riprova. Come hanno fatto prima di lei la Boccassini e Caselli [...] parte per Gela, raggiunge il procuratore Lucia Lotti, compagna di corrente (Magistratura democratica) ed amica. ”Nel mio ufficio a Genova ci sono 26 sostituti. A Gela, c’è Lucia, un altro sostituto, e basta. L’ultimo concorso che ha bandito il Csm per tre posti è andato deserto. Dare un segno è un dovere”. Se le chiedi, ma sei mesi d’applicazione non sono una ”toppa”?, ti risponde: ”Sono comunque sei mesi. Di lavoro pieno. Prorogabili. Vedremo. Ma non posso restare a Genova, nel mio ufficio o nella sede dell’Anm, o a Roma quando si riunisce la giunta, parlare parlare parlare, sentire che ci sono 19 procure senza un collega che ci voglia andare, e rimanere comoda a casa mia senza fare niente”. Bionda, minuta [...] sempre elegante [...] è presidente dell’Anm ligure e fa parte della giunta esecutiva del sindacato dei giudici a Roma. Proprio da qui ha bocciato il decreto del Guardasigilli Alfano per risolvere il problema degli uffici dove non vuole andare nessuno. Più soldi (2.500 euro al mese) e, dopo, più punti in carriera. Lei invece va giù a zero lire. Sulle spese. Del decreto del ministro dice: ” una falsa soluzione perché gli incentivi non fanno gola in quanto sei fuori sede, quindi sulle spese, e poi la gente ha già una vita e non molla tutto per trasferirsi. Dovevano cambiare l’ordinamento giudiziario e la norma assurda che impedisce ai giovani di prima nomina di fare i pm e i giudici. Io l’ho fatto e ha rappresentato una svolta nella mia vita”. Gli dà vari nomi, la Canepa. La ”svolta”, la ”scoperta”, la ”sorpresa”, l’’innamoramento”, la ”sfida”. Accade tutto nell’89, ai tempi in cui Francesco Cossiga inaugurava il tribunale di Genova e si scatenava contro le toghe. Lei, figlia di un avvocato civilista e studi da civilista alle spalle, fresca sposa, partecipa al concorso e come prima sede viene mandata a Caltagirone a fare il pm. ”Sul momento mi venne un colpo, ma scoprii subito che quel mestiere invece ce l’avevo nel sangue. Non cambierei quell’esperienza con nient’altro. Che lo sappia chi sta al governo: impedire ai giovani magistrati di ricoprire incarichi come pm e giudice è sbagliato. Io ho imparato tutto. La mia storia professionale non sarebbe la stessa se non fossi andata laggiù”. Il ricordo di quel pentito che svelò l’attentato con l’autobomba da piazzare sul ponte Olivo, ed era la settimana di maggio in cui fu ucciso Falcone, non la preoccupa: ”Se non mi avessero costretto ad andar via sarei rimasta anche allora [...] torno convinta di poter dare la mano che serve”. Non lo dice: ma dà l’esempio rispetto al lungo elenco di uffici senza aspiranti (Oristano, Lanusei, Nicosia, Tempio Pausania, Paola, Castrovillari, Vibo Valentia, Crotone) sopra cui il Csm, da mesi, è costretto a scrivere: ”Sedi senza aspiranti”. Lei, nella lettera che ha inviato ai colleghi per salutarli, ha scritto: ”Se non ora quando?”» (Liana Milella, ”la Repubblica” 20/10/2008).