Elvira Serra, 18/10/2008, Corriere della Sera, p.27, 18 ottobre 2008
Il labrador con il Gps. Putin «spia» il suo cane. Guardata a vista, senza che lei lo sappia. Nella miglior tradizione spionistica, evidentemente
Il labrador con il Gps. Putin «spia» il suo cane. Guardata a vista, senza che lei lo sappia. Nella miglior tradizione spionistica, evidentemente. Ogni passo di Koni, femmina nera di straordinaria bellezza, da ieri viene registrato da un satellite russo, che ne invia il resoconto direttamente a Vladimir Putin. Un’ operazione mascherata sfacciatamente con un regalo, davanti a giornalisti e fotografi: un collier, pardon, un collare, fatto apposta per lei, la pedinata, il labrador del premier. «Sembra triste, la sua libertà è finita», ha riso l’ autore del dono, il vicepremier Sergei Ivanov. «Ma no, sta scodinzolando, significa che le piace», ha replicato il proprietario mentre studiava le funzioni del telecomando che fa da tramite tra collare e satellite. Tutto durante una riunione per presentare Glonass, un nuovo sistema Gps di controllo per bestiame ed animali selvatici. Doveva essere impiegato solo per scopi militari, ma il Cremlino ha poi deciso di sfruttarlo anche per usi civili. Tra i quali tenere d’ occhio Koni. Un sistema già testato su svariati altri animali. Cetacei e tartarughe marine, per esempio, per studiarne le rotte migratorie. Orsi e mucche, per evitare di farli perdere. Piccioni (nella Silicon Valley), per valutare il livello di inquinamento. Perfino gli alpinisti si portano dietro un localizzatore Gps, quando fanno uscite pericolose. Sui cani no, nessuno lo aveva ancora provato. «E tutto sommato potrebbe essere utile, in certi casi particolari. Penso a quando si fa un viaggio in un posto sconosciuto, rispetto al quale l’ animale non ha punti di riferimento», commenta l’ etologo Danilo Mainardi. Lui, però, un collare «satellitare» al suo golden retriever non lo metterebbe: «I cani hanno un istinto naturale a riconoscere i luoghi in cui vivono. Purtroppo oggi sono sempre meno abituati a sfruttarlo, perché stanno sempre confinati a casa». Qualche precursore, in Italia, comincia a circolare. Nelle riviste specializzate vengono reclamizzati sistemi di ricerca a lunga distanza con Gps. «Ma sono ancora molto cari, costano intorno agli 800 euro - spiega Osvaldo Veneziano, presidente nazionale Arcicaccia -. Lo sta sperimentando qualcuno che fa caccia al cinghiale. In quei casi un rilevatore satellitare può risultare prezioso, perché i cani si allontanano parecchio e il rischio è che si perdano, soprattutto quando fa buio, o che li rubino. Secondo me, però, il metodo può funzionare pure nelle grandi città». Raimondo Colangeli è presidente della Sisca, la Società italiana di scienze comportamentali applicate (affiliata all’ Anmvi dei veterinari). Non gli risulta che da noi si usi il collare con il Gps per cani. Dice: «Qualcosa la stanno adoperando in Israele. Noi no, immagino perché troppo costoso. Di per sé non vedo controindicazioni per l’ animale, non credo che il suo senso dell’ orientamento ne possa essere disturbato. un gadget che può benissimo essere utilizzato. Ma a mio avviso il microchip resta un validissimo strumento per rintracciare i cani che si perdono». Sarà. Ma non è stato così per Ettore, labrador chocolate del governatore del Veneto Giancarlo Galan. La settimana scorsa, inseguendo le lepri, si è smarrito nel parco dei Colli Euganei, dove ufficialmente risiede insieme con il suo proprietario e con un labrador femmina, un asino, quattro oche e una capra che ha appena partorito due capretti. Uno zoo, più che la casa del presidente della Regione. «Ero disperato, abbiamo fatto più di cento chilometri per cercarlo - racconta il "papà" -. La targhetta l’ abbiamo trovata nella rete metallica, Ettore l’ aveva persa, e il microchip non era leggibile, mi hanno spiegato le persone che lo hanno ritrovato». Un collare satellitare sarebbe tornato comodo. «Mah, dovrei vederlo... E comunque a me sembra un’ esagerazione». Allora, nel suo caso, come è stato possibile riunire cane e padrone? «Tramite un appello ripreso dai giornali locali». Sempre meglio che spiare. *** Marilyn Monroe. Nel 1957 ebbe il cane Hugo. Dopo di lui avrà Maf: nel testamento chiese che venisse restituito a Frank Sinatra, che glielo aveva regalato. Sigmund Freud. Nel 1935 ebbe Lun e Jofi, chow-chow. Scrisse: «Le ragioni per cui si può voler bene con tanta singolare intensità a questi animali sono la simpatia aliena da qualsiasi ambivalenza e la bellezza di un’esistenza in sé compiuta». La regina Elisabetta. Nel 1973 uno dei suoi cani preferiti, Chipper, morì dopo una lotta con uno dei cani della regina madre, Ranger.