Ilaria Solari, Gioia n.42, 25/10/2008, pp.67-68, 25 ottobre 2008
Generazione Cepu. Se sei proprio messo male, ”stai tre metri sotto il Cepu”. E’ meno grave se sei solo ”a un passo dal Cepu”
Generazione Cepu. Se sei proprio messo male, ”stai tre metri sotto il Cepu”. E’ meno grave se sei solo ”a un passo dal Cepu”. Che sta per Centro europeo di formazione universitaria. E molto altro. L’acronimo che battezza l’esamificio più famoso d’Italia cova già nella sua sonorità gutturale un’anima sgraziata che invita al dileggio. Poi c’è l’effetto comico di quelle facce un po’ così delle pubblicità. Facce da Cepu, appunto. Floride, sane. Un po’ stolide, per necessità di copione. Di quegli slogan semplici, assertivi, che non conoscono dubbi o timore del ridicolo. Negli ultimi 10, 15 anni attorno a quel marchio si è sedimentata nelle menti degli italiani la fotografia di una tribù sazia e un po’ zuccona, per cui la laurea è un traguardo meno appagante e necessario della patente, ma bisogna pur tagliarlo. Magari con un ”aiutino”. A reclamarlo in prima linea ci sono studenti-testimonial, di norma sportivi, rigorosamente mai laureati. Il messaggio tra le righe: puoi farcela anche tu. Dalle pubblicità con Del Piero e Vieri la leggenda s’è ingrossata, presumibilmente quanto il volume d’affari del Centro: 120 sedi in Italia, altre appena aperte a Belgrado, Timisoara, Atene, Mumbai, Madrid, presto anche in Cina. Un fatturato che in un decennio s’è gonfiato da 24 a 112 milioni di euro, generando (con Grandi Scuole, per le superiori) nuove filiazioni: dalla milanese Accademia del Lusso a un’Università telematica, E-Campus, aperta da un anno a Como. Tra gli acquisti, istituzioni storiche come Radio Elettra: per un fatale destino, l’altro tempio del diploma con annesso aiutino di qualche generazione fa. Nel corso di questa felice espansione, la leggenda s’è macchiata di una reputazione nera che dipinge la lucrosa macchina da guerra dell’apprendimento assistito come una fabbrica aiuta somari, tra accuse di truffa e disservizi. A raccontarlo sono le inchieste di studenti.it, sito con un vivace forum che raccoglie proteste e denunce, e un decennio di cronache di quotidiani e periodici. Scandali a parte, è proprio l’ultima faccia da Cepu, quella della Carolina nazionale Kostner, pattinatrice e portabandiera olimpica, ad aprirci uno squarcio di realtà sulla struttura fondata dal tycoon di San Sepolcro, Francesco Polidori, e sulla composizione di chi la frequenta. In uno spot, purtroppo ritirato, la bella sportiva, litigando con l’italiano, dava a intendere che, insomma, studiare è dura: le serviva un tutor. Una campagna nella migliore tradizione Cepu. Senonché, qualcuno s’è risentito: i docenti dell’Ateneo torinese in cui la sportiva studia con un certo profitto (5 esami in un anno). Merito del Cepu? Del paziente e mite tutor Alberto che intravediamo nello spot? Non importa, è il messaggio che è sbagliato, tuona dalle pagine della Stampa Anna Maria Poggi, preside della Facoltà di Scienze della Formazione, la Kostner «dà uno schiaffo a noi e agli studenti che hanno i suoi stessi problemi di lavoro ma non possono spendere le cifre salate richieste dal Cepu». E precisa: «Le università statali esistono per garantire il diritto allo studio a tutti, senza che tocchi pagare migliaia e migliaia di euro per laurearsi». Giusto. Purtroppo è facile immaginare che con i prossimi tagli alla pubblica istruzione, lo studio diventerà piuttosto un diritto sempre più esclusivo e costoso. Mai quanto le tariffe Cepu, certo, anche se la responsabile marketing alla sede centrale non conferma e non fornisce numeri: «Queste cose gliele sanno dire al reparto commerciale». Ma a sentire il commerciale, «l’addetta purtroppo è fuori sede». Un’idea sulle quotazioni si evince però frequentando le discussioni sui forum online, dai 2000 ai 4000 euro per un esame, per una manciata rischi salassi di 15-20.000 euro. E comunque dipende. Dal finanziamento, forfait o rateizzazione. Dalle materie: sembra che quelle scientifiche siano le più gettonate e pure le più care. Dipende anche dalla formula opzionata: a seconda delle necessità, il tutor, da semplice ”ripetitore”, può trasformarsi in una sorta di tata accademica che ti tiene per mano fino alla soglia dell’aula d’esame e all’esaurimento del curriculum. Tra i miracolati di Cepu c’è Alessandra, che grazie alla zelante assistenza dei tutor ha liquidato gli ultimi due esami alla Ca’ Foscari di Venezia. Ci tiene a chiarire che chi ricorre al Cepu «è uno studente come gli altri, una persona mediamente intelligente che però non riesce a inserirsi nel ritmo e nei percorsi dell’Università». Silvia, invece, che studia Storia e lavora, ha dato 4 esami in un anno scortata dai tutor Cepu. Non ricorda con precisione quanto papà abbia speso per lei, certo più che per il matrimonio della sorella. «Ero iscritta all’Università da 10 anni e non davo esami. Certo che mi hanno accolto bene, per loro ogni cliente rappresenta un notevole giro di soldi. Mi hanno preparato un piano, assegnato un tutor per ogni materia e lezioni fissate sulla base dei miei impegni». Un servizio così all’Università te lo scordi. «All’ufficio tutoring della Statale di Milano trovi solo piccoli funzionari. Tutti hanno un pregiudizio di fondo: sei un numero e stai facendo perdere tempo al professore. Pensa che c’è voluta l’opera del Cepu per rintracciare un programma d’esame introvabile» continua Silvia. «Sanno bene come muoversi, hanno degli schiavi, poveracci, che mandano a interrogare il personale e scavare nei meandri più remoti dell’Università». Non è sempre così: ”Ti faremo perdere la testa per lo studio” prometteva un vecchio spot Cepu, che in qualche modo c’ha preso. Nelle discussioni in rete si legge di studenti spediti a sostenere esami sul programma sbagliato, assegnati a tutor ignari della materia o latitanti. In quei racconti la macchina da guerra somiglia più a uno scalcagnato autobus di linea che marcia per l’ostinata volontà del conducente. Cioè dei tutor, pagati dai 9 ai 12 euro lordi all’ora e tutti contrattualizzati a progetto. «Quando cominci a lavorare per loro, ti ritrovi calato in una specie di arena», spiega Maria Grazia, a cui il Cepu non ha più rinnovato il contratto perché, con alcuni colleghi, reclamava ferie e malattie pagate. «Tra gli studenti c’è un po’ di tutto, madri di famiglia che vorrebbero riprendere gli studi interrotti, molti professionisti: ho seguito il manager di una Asl, uno in gamba, ma non riusciva a passare l’esame di inglese a Scienze Politiche. Capita anche gente con problemi comportamentali gravi, che la direzione non segnala. Ci ritroviamo a fare di tutto, lezioni, piani di studio, cerchiamo programmi e informazioni. Facciamo pure assistenza psicologica». Sui tutor grava anche l’onere della formula ”promossi o ripreparati”: «La remunerazione avviene in tre tranche» spiega Sara, docente toscana. «Un terzo del compenso lo ricevi quando ti prendi in carico uno studente, gli altri due se si presenta all’esame e se poi lo passa. Altrimenti lo devi ripreparare, gratis. Questo rende lo studio frettoloso e superficiale, non c’è proprio tempo per riflessioni e approfondimenti». Sì, come in ogni azienda, al Cepu il tempo è denaro. Per riflessioni e approfondimenti, vedi alla voce: extra. Come in ogni azienda c’è una ”mission”: riscattare con ogni mezzo i clienti da quel 55% di iscritti italiani che, lo dice l’Ocse, non arriverà mai a discutere la tesi. Quelli resteranno tre metri sotto il Cepu. *** Facce da Cepu (nel box): Alessandro Del Piero. Era ”Alex 25 anni, studente Cepu” in una delle prime campagne con testimonial celebri. Valentino Rossi. Il campione mondiale ha frequentato Grandi Scuole, il Cepu delle superiori. E’ l’unico laureato. Honoris causa. Christian Vieri. La pubblicità confrontava il suo rendimento annuo con quello di uno studente modello Cepu: 9 esami il primo, 27 goal il calciatore, allora nell’Inter.