Francesco Alberti, Corriere della Sera 19/10/2008, 19 ottobre 2008
Gli ultimi giorni hanno visto il dipanarsi della mobilitazione contro le proposte del Ministro dell’Istruzione
Gli ultimi giorni hanno visto il dipanarsi della mobilitazione contro le proposte del Ministro dell’Istruzione. Larga parte del mondo della scuola è scesa in piazza. Ai cortei degli studenti di ogni ordine e grado si sono affiancate le manifestazioni e le proteste degli insegnanti e, talvolta – specie per ciò che riguarda le scuole elementari ”, quelle di gruppi di genitori. Il dissenso concerne buona parte delle iniziative della Gelmini. Viene messa soprattutto in discussione l’opportunità di ritornare al maestro unico nelle scuole elementari, nel timore che ciò comprometta la disponibilità del tempo pieno. Ma vengono anche fortemente criticati i provvedimenti previsti dalla legge finanziaria per l’università e, in particolare, l’intenzione di tagliare drasticamente i fondi destinati agli atenei. Non si tratta di uno scenario nuovo per il nostro Paese. Tutte le riforme adottate o proposte in precedenza per la scuola sono state variamente contestate o boicottate. E anche una parte – non tutte – delle riforme universitarie ha incontrato l’opposizione di chi vive e lavora negli atenei. In questa occasione, si aggiunge però il fatto che una larga quota – nella gran parte dei casi la maggioranza – dell’opinione pubblica sembra viceversa vedere con favore l’operato del Ministro. Lo evidenziano i dati di diversi sondaggi. Ad esempio, più dell’ 80% degli italiani dichiara di apprezzare la reintroduzione dei voti nelle scuole elementari e medie. Ancora, più del 70% è d’accordo con l’introduzione del grembiule o della divisa per gli studenti. Anche sulla questione più controversa, il maestro unico nella scuola elementare, si riscontra il consenso di più del 60%. Su quest’ultimo tema si registra una (prevedibile) spaccatura in relazione all’orientamento politico: la grande maggioranza (75%) degli elettori del centrodestra si dichiara favorevole, mentre tra chi vota centrosinistra si registra una lieve prevalenza dei contrari. Ma, se è vero che il 51% dei votanti per l’opposizione manifesta in questo caso la propria avversione, è vero anche che ben il 47% si dichiara invece favorevole. Solo la riduzione del numero degli insegnanti porta a una esigua maggioranza di contrari, assai più netta tra chi vota per il centrosinistra. I giudizi sono dunque articolati, con un livello di approvazione maggiore per i provvedimenti relativi alle scuole elementari e più perplessità riguardo ai tagli agli atenei. Ma, nell’insieme, questi dati suggeriscono l’esistenza di una sorta di «maggioranza silenziosa», in larga misura solidale alle iniziative annunciate dal Ministro. Come si sa, il «sentiment» espresso dalla popolazione nel suo complesso si basa su valutazioni e informazioni di massima, talvolta generiche o meno approfondite di quelle disponibili a chi opera continuativamente nel mondo della scuola. Ma va considerato al tempo stesso che gran parte degli italiani ha o ha avuto comunque un qualche contatto – diretto o indiretto – con le istituzioni scolastiche. E che, proprio su questa base, esprime oggi una – più o meno intensa – approvazione per l’operato del Ministro.