VArie, 17 ottobre 2008
FINIRE
Giuseppe Trapasso, 23 anni. Residente a San Benigno Canavese, piastrellista, qualche piccolo precedente per spaccio, non volle pagare una partita droga e
17/10/2008
GIAMPIERO MAGGIO
La strada sterrata s’inerpica verso il folto dei boschi subito dopo una curva a sinistra sulla strada che dalla frazione Priacco di Cuorgnè porta a Borgiallo, sulle colline del Canavese. Quaranta, cinquanta metri tra castagni e faggi ed ecco lì l’auto, o quello che resta di essa, divorata dalle fiamme. Era un’Alfa 145 di colore verde oliva. Adesso è un ammasso di lamiere bruciate. Pompieri e carabinieri tutt’intorno. Vietato passare.
Dentro quell’auto c’è il corpo di un uomo. Un ragazzo, sembra, poco più che ventenne. Un cadavere divorato dalle fiamme che hanno ridotto in cenere ogni cosa: vestiti, documenti, effetti personali. Non c’è nulla che possa dire con certezza chi era quella persona.
Lo hanno trovato l’altra notte che erano le tre passate. Si è pensato per ore ad un suicidio. Ma no, non era possibile. E alla fine è saltata fuori la verità: quell’uomo lo hanno ammazzato, sostengono i carabinieri del comando provinciale e della compagnia di Ivrea. Si naviga a vista. Si cercano elementi. Ma è una storia complicata. Che per capirla bisogna fare un passo indietro, e ripartire da qui, da questi boschi brulli che circondano Borgiallo.
Alle 3 dell’altra notte in questa strada divampa un incendio. Da località San Giacomo di Borgiallo qualcuno chiama il centralino del 115: «C’è un’auto che brucia in mezzo alla boscaglia. Lo vediamo dalla finestra di casa». Dieci minuti e la sirena del camion dei pompieri squarcia la notte. Ancora qualche minuto d’attesa. Poi l’autopompa s’infila nel bosco. Gli uomini scendono e spengono l’auto. Pochi istanti di lavoro. Con le torce elettriche illuminano la carcassa. «C’è il corpo di una persona qui dentro» urla un pompiere.
Dodici ore dopo c’è ancora tanta incertezza attorno a questa storia. Ma è chiaro, è un omicidio. Il proprietario dell’Alfa 145: è un torinese di 30 anni e non ha nulla a che fare con questa storia. vivo e sta bene: quell’auto l’aveva venduta tempo fa. E già balenano altre ipotesi: una piste passionali, quella di una vendetta tra malavitosi. E anche la droga, che tira in ballo un ragazzo di San Benigno che nel suo passato ha avuto guai con gli stupefacenti.
Su, a borgata San Giacomo, invece la gente adesso ha paura. «C’è un brutto via-vai, la notte, da queste parti» dicono. Pierino Malano, 85 anni, va oltre: «Non lontano da qui c’è un locale notturno, e c’è sempre un gran movimento di auto. Lo sapevo che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di brutto».
Voci, pettegolezzi. Lui ed altri parlano del «Kiss», un night club molto chiacchierato, finito nei verbali di un pentito della ”ndrangheta - «Lì si facevano incontri delle ”ndrine locali». I carabinieri, ieri, sono andati in quel club. Cercavano spunti investigativi, voci. Ma non è saltato fuori nulla.
«Noi, invece, pensavano a un banale incendio» racconta un’altra donna mentre, dal balcone, osserva i carabinieri al lavoro. stata sua figlia ad avvertire i pompieri e i vicini di casa, i Trucano. Albino, volontario del gruppo Aib è subito corso a vedere cosa stava capitando. «Ma non si è accorto che all’interno c’era un cadavere - racconta sua figlia, Chiara - mi ha detto che non si vedeva assolutamente nulla in mezzo a quelle fiamme». Ancora suggestioni, voci, paure.
Nessuno, però, l’altra notte ha notato stranezze: gente che fuggiva, movimenti sospetti, grida, spari. E questo renderà le indagini ancora più complicate.