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 2008  ottobre 17 Venerdì calendario

Novanta miliardi per intervenire sui mercati, comprando azioni e altri titoli come un vero e proprio fondo sovrano, sostenendo i corsi di borsa anche in chiave «anti-opa» e con la possiblità di realizzare qualche plusvalenza puntando sulla ripresa di molti titoli adesso ai minimi

Novanta miliardi per intervenire sui mercati, comprando azioni e altri titoli come un vero e proprio fondo sovrano, sostenendo i corsi di borsa anche in chiave «anti-opa» e con la possiblità di realizzare qualche plusvalenza puntando sulla ripresa di molti titoli adesso ai minimi. Lo strumento dovrebbe essere la Cassa depositi e prestiti, la Spa guidata da Alfonso Iozzo e partecipata dal Tesoro (70%) e fondazioni bancarie (30%). Al progetto starebbero lavorando tra Tesoro e la stessa Cdp, per verificarne la fattibilità e predisporre un quadro normativo adeguato. Un progetto, quello della trasformazione della Cassa in una sorta di fondo sovrano, al quale ha lavorato in passato lo stesso Iozzo, frenato però dalle fondazioni azioniste che non vedevano di buon occhio l’operazione. La crisi attuale ha portato ad un’accelerazione, spiegano alcune fonti; e le fondazioni al momento starebbero considerando l’oppurtunità di poter trasformare la Cassa in un elemento di stabilizzazione del mercato, con l’individuazione delle risorse necessarie nella differenza tra i 160 miliardi che arrivano dalla raccolta postale e i 70 miliardi che la stessa Cdp impegna per finanziare mutui di enti locali e altre amministrazioni pubbliche. La differenza fa appunto 90 miliardi, depositati presso la tesoreria del ministero dell’Economia. L’idea è di utilizzare questo tesoretto per creare un fondo sovrano nazionale, un «fondo tricolore» in grado di intervenire in caso di emergenza per evitare Opa ostili sul sistema bancario ed economico nazionale (le società partecipate dalla stessa Cdp, come Enel ed Eni). Tra le ipotesi allo studio anche la possibilità di acquistare azioni senza diritto di voto ma con la possibilità di intervenire sulla governance per incidere in qualche misura sul management. Intanto il ministero dell’Economia ha convocato una riunione straordinaria del Cda in programma martedì. Dal Cda potrebbe partire l’iter per convocare l’assemblea e modificare lo statuto della Cassa, con l’inserimento anche della figura dell’amministratore delegato - si fa il nome di Massimo Varazzani, lo stesso che nei mesi scorsi era stato indicato come possibile successore di Iozzo alla presidenza. La riunione dovrebbe essere anche l’occasione per formalizzare un’uscita: quella di Renato Cambursano, consigliere espressione delle fondazioni piemontesi e parlamentare dell’Idv che dovrebbe rassegnare le sue dimissioni. Qualora il progetto diventi una realtà, la Cdp si aggiungerebbe alla fitta schiera dei Fondi sovrani, investitori «atipici» in quanto promossi e finanziati direttamente dai governi nazionali. Il primo, quello del Kuwait, è nato nel 1953, ma questo tipo di istituzioni ha conosciuto un vero e proprio boom negli anni più recenti. Solo nel 2000 i principali fondi sovrani erano circa 20 e gestivano complessivamente tra i 600 e i 700 miliardi di dollari. Le stime più recenti indicano in 40 i fondi principali, con una dotazione di 2800 miliardi. Proprio l’enorme quantità di risorse ne fa un tipologia di investitore desiderato e temuto allo stesso tempo. In paesi come Germania e Francia i governi hanno studiato norme apposite per difendersi dall’assalto di Fondi sovrani «ostili», mentre in Usa il loro intervento è stato massiccio nelle banche in crisi. Intervento non felice, almeno per il momento. Ne è prova gli oltre 3 miliardi di minusvalenza di China Investments sul 9,9% di Morgan Stanley, o i quasi 3,5 miliardi e mezzo su 7,5 investiti dal fondo di Abu Dhabi per il 4,9% di Citigroup. Paolucci e Tropeano