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 2008  ottobre 17 Venerdì calendario

MONTALTO

MONTALTO Salvatore Villabate (Palermo) 3 aprile 1936. Mafioso. Detto ”Cane fedele” (per la sua soggezione a Totò Riina) • Detenuto dal 17 gennaio 1991, al 41 bis. Sposato, con figli (uno, Giuseppe, ergastolano, un altro, Francesco, morto ammazzato) • Capo decina del mandamento di Passo Rigano, pur di diventare capomandamento al posto di Totuccio Inzerillo, lo tradì, passando dalla parte dei corleonesi di Totò Riina durante la seconda guerra di mafia (vedi RIINA Salvatore). Ma prima di coronare il suo sogno fu scovato dal poliziotto Calogero Zucchetto, di 27 anni, che ci mise dieci giorni, e il 7 novembre 1982 lo fece arrestare senza partecipare all’operazione per non farsi riconoscere tanti erano i mafiosi a cui dava ancora la caccia (in tutto 162, quanti i nomi snocciolati da Salvatore Contorno, ma fu una precauzione inutile perché una settimana dopo fu ammazzato dalle sue prede). Incoronato capomandamento di Villabate quando era ormai detenuto, fu scarcerato nel dicembre del 90, ma esercitò la sua autorità da libero per un mese appena, fino al 17 gennaio 1991, data del suo ultimo arresto, e da allora si fece sostituire dal figlio Giuseppe. Il riconoscimento ufficiale come capo di Villabate arrivò per sentenza: nel maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone, nel processo per le stragi di Capaci (che gli costò l’ergastolo anche se eseguita mentre era detenuto, nel carcere di Spoleto, dove commentò, stando a Gaspare Mutolo: «Accuminciaru finalmente») e di via d’Amelio. Avere dimostrato che era capomandamento e quindi membro della commissione provinciale di Cosa Nostra, invece non bastò all’accusa per farlo condannare per l’omicidio di Salvo Lima • Colpito da ictus cerebrale, non cammina più. «Chiedo solo di poter abbracciare i miei familiari, poi il 41 bis lo possono mantenere a vita. Possono mettermi un microfono in bocca quando faccio il colloquio per sentire quello che dico» (come disse a Sergio D’Elia e Maurizio Turco, che nel 2002 andarono a trovarlo in carcere). [Paola Bellone]