Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008, 16 ottobre 2008
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Mol Girolamo
• Gioia Tauro (Reggio Calabria) 1 febbrario 1961. ”Ndranghetista, a capo, insieme al fratello Domenico, della cosca omonima confederata con i Piromalli (entrambi operanti in Gioia Tauro), e collegato con i Pesce e i Bellocco di Rosarno, e i Mancuso di Limbadi • Detto Mommo • Latitante dal 93, inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi ricercati dalla Direzione centrale della polizia criminale, fu arrestato il 12 luglio 1997. Al 41 bis dal 17 dicembre 97, detenuto da ultimo nel carcere di Parma, nonostante le sue richieste di trasferimento per motivi di salute (un sospetto di tumore al bacino) • Condannato in via definitiva a diversi ergastoli per associazione mafiosa e reati collegati (stupefacenti, armi, estorsione, omicidi vari) (Cass. 25 maggio 2002; Cass. 26 febbraio 2002; Cass. 23 gennaio 2007) • Il narcotraffico, all’interno della cosca Piromalli-Molè, era affidato completamente ai Molè: Mommo (Girolamo) manteneva i contatti con i trafficanti colombiani, al resto del mondo pensavano le famiglie Asciutto di Taurianova, Belfiore di Gioiosa Jonica e Commisso di Siderno. Per lo smercio della cocaina Girolamo aveva referenti in Lombardia, Lazio, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia, ma anche in Francia, Svizzera, Belgio e Germania (Nicola Gratteri, Antonio Nicaso) • Fu condannato per molti reati a causa delle dichiarazioni del collaboratore Annunziato Raso (suo ex affiliato), che lo chiamò in correità, e lo fece condannare, tra l’altro, per l’omicidio del commerciante Ferdinando Caristena, soppresso da due sicari il 18 maggio 1990 perché avrebbe voluto sposare Donatella Mazzitelli, sorella del cognato di Girolamo • Tra associazione mafiosa, armi, omicidi e tentati omicidi, si prese complessivamente la condanna all’ergastolo con isolamento diurno per due anni, nel processo alla cosiddetta seconda faida di Taurianova scoppiata tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta • imputato nel ”Processo Porto” (Piromalli Giuseppe + 36), avente per oggetto l’associazione mafiosa operante nella Piana di Gioia Tauro (nel territorio dei comuni di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando), finalizzata al controllo dei lavori di costruzione del porto di Gioia Tauro (finanziati da governo e Comunità Europea), e alla successiva movimentazione delle merci (in contestazione, tra l’altro, l’accaparramento di contributi pubblici, e la richiesta di pizzo alle società che scaricavano i container). A monte di tutto, negli anni 92 e 93, l’accordo delle ”ndrine con l’armatore e capitano di industria Angelo Ravano, presidente della Contship Italia spa, che infatti il 29 settembre 1994 stipulò con il governo un accordo di programma che prevedeva il completamento del porto, l’inizio della sua attività e l’adeguamento e sistemazione dell’area circostante • Il 1° febbraio 2008 gli hanno ammazzato il fratello Rocco, reggente della cosca (a colpi di pistola, mentre si dirigeva, a bordo di minicar, in un terreno di sua proprietà, in Gioia Tauro). Il pm Salvatore Boemi, coordinatore della Dda di Reggio Calabria: «Hanno voluto fare un regalo a Girolamo Molè nel giorno del suo quarantasettesimo compleanno dicendogli a chiare lettere: non conti più niente». Ipotesi investigativa della Dda, un attacco, interno alla cosca, al vertice dei Molè, per sostituirsi a loro nella guida del gruppo criminale. Per scongiurare un’altra guerra di mafia dipartimento di Pubblica sicurezza, Carabinieri e Guardia di Finanza hanno subito inviato rinforzi. «Questo di Rocco Molè non è un banale omicidio di mafia perché segnerà una svolta nelle strategie mafiose nei prossimi anni in provincia di Reggio Calabria» (Salvatore Boemi).