Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008, 16 ottobre 2008
MESSINA Leonardo
MESSINA Leonardo San Cataldo (Caltanissetta) 22 settembre 1955. Pentito, a suo tempo mafioso. Detto ”Narduzzo” • Di famiglia modesta, abbandonata la scuola dopo la licenza elementare non trova di meglio che andare a rubare, finché non commette una rapina e, finito in carcere nel 78, ci resta per quattro anni. Dopo la scarcerazione, sottoposto al soggiorno obbligato, viene affiliato nella famiglia di San Cataldo, nel ruolo, in crescendo, di soldato, capo decina e sottocapo, tutto ciò mentre ufficialmente lavora come caposquadra nella miniera di zolfo di Pasquasia. Nel frattempo diventa uomo di fiducia di Giuseppe Madonia detto ”Piddu”, legato ai corleonesi. Finito in carcere nell’84 con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di un trafficante di droga, esce nell’89 e nel 91 viene assolto. In libertà gestisce il narcotraffico per conto del Madonia, ma nell’aprile 92 viene di nuovo arrestato mentre sta per tendere un agguato al mafioso che gli contende la guida della famiglia di San Cataldo. Illuminato, lui dice, dalle parole di Rosaria, moglie dell’agente Vito Schifani, morto nella strage di Capaci (che al funerale disse piangendo: «Io vi perdono, ma voi inginocchiatevi»), il 30 giugno 1992 si pente davanti al giudice Borsellino, che però muore ammazzato prima di dare il via all’operazione che grazie alle sue rivelazioni il 17 novembre 1992 porta all’esecuzione di oltre duecento arresti in tutta Italia (operazione ”Leopardo”) Dichiarazioni Al processo a carico di Andreotti dichiarò che dopo l’appello del maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone, Cosa Nostra era tranquilla che tutto sarebbe finito ”a farsa” e in ’una bolla di sapone” in Cassazione, perché alla Prima sezione penale c’era Carnevale «uomo di Andreotti», e così via, ma soprattutto fu quello che disse di sapere che il senatore era stato punciutu tanto che gli uomini d’onore lo chiamavano «zio». [Paola Bellone]