Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008, 16 ottobre 2008
MAZZAFERRO Giuseppe
MAZZAFERRO Giuseppe Gioiosa Jonica (Reggio Calabria) 11 maggio 1937. ”Ndranghetista, a capo della omonima cosca operante in Lombardia. Detenuto dal 1994 (fino al 2003 al 41 bis), per associazione mafiosa e narcotraffico (il 18 giugno 2001 è stato condannato in via definitiva a 28 anni) • Gli vietarono di stare in Calabria («divieto di soggiorno », si trattava di una misura di prevenzione a tutela della pubblica sicurezza), e perciò nel 76 si trasferì in Lombardia, dove, invece di starsene buono, riorganizzò il suo clan, lo divise in diciotto sottogruppi (c.d. ”locali”), e a ciascuno assegnò un comune della regione. In ogni locale, diretto da un capo, c’erano due tipi di affiliati: picciotti e camorristi (c.d. ”società minore”, dedita a piccoli reati, furti e minacce), e santisti, vangelisti, e trequartini (c.d. ”società maggiore”, impegnata nei reati più importanti). Gli affiliati di grado superiore (c.d: ”dote”) entravano a far parte anche della camera centrale di controllo (che a livello regionale risolveva i conflitti di competenze e gestiva la cassa comune, detta ”bacinella”). Momenti di vita associativa, pranzi di lavoro (detti ”mangiate”), nozze, funerali, battesimi, inaugurazioni di locali, tutti celebrati secondo la tradizione della ’ndrangheta. Fino all’86 l’autorizzazione ad aprire i locali veniva dalla Calabria (precisamente da Polsi, dove si riunivano una volta all’anno i mammasantissima, nei pressi del santuario della Madonna, nel territorio di San Luca), poi il Mazzaferro ottenne completa autonomia (procedimento ’Bonaffini+105”, sentenza definitiva il 18 giugno 2001, della Corte di Cassazione, Sezione sesta, che per pronunciarsi sul ricorso degli imputati dovette leggersi le 3.053 pagine della Corte di Appello di Milano, «scritte ciascuna su 54 righe con caratteri di corpo piccolo», come tenne a precisare l’estensore della sentenza) • Un fratello, Francesco, si trasferì invece in Piemonte, dove, nel 95, fu sciolto per mafia il comune di Bardonecchia (unico caso al Nord), nella Val di Susa (per l’esistenza di condizionamenti della famiglie Mazzaferro, appunto, e Lo Presti) • Operato al cuore, tre bypass, nel 2003 ottenne per questo la disapplicazione del 41 bis, ma non il differimento di esecuzione pena né gli arresti domiciliari.