Massimo Gramellini, La Stampa 16/10/2008, pagina 1, 16 ottobre 2008
Corsivo. La Stampa, venerdì 16 ottobre A guardarlo nei tg mentre fa training autogeno a una nazione con quindici milioni di poveri, spargendo ottimismo ad ampie bracciate come un chierichetto l’incenso, si resta colpiti dalla parabola di Berlusconi
Corsivo. La Stampa, venerdì 16 ottobre A guardarlo nei tg mentre fa training autogeno a una nazione con quindici milioni di poveri, spargendo ottimismo ad ampie bracciate come un chierichetto l’incenso, si resta colpiti dalla parabola di Berlusconi. Per uno scherzo del destino, il manifesto vivente della bisboccia si trova a gestire la quaresima. Uno che i poveri li ha sempre definiti «diseducati al benessere» è costretto a educare al malessere anche chi povero non era o sperava di non tornare a essere. L’uomo del «più» deve pronunciare la parola «meno» e lo fa con la stessa naturalezza con cui Fonzie di Happy Days diceva «scusa». A differenza di Gordon Brown, che con la competenza economica ma soprattutto la faccia da becchino che si ritrova, in questa crisi ci sguazza a meraviglia, Berlusconi e la depressione restano situazioni antitetiche. Come invitare Fiorello a un funerale, Di Pietro alla Crusca, Zeman a una lezione di catenaccio. Eppure, per uno di quei misteri che rendono imprevedibile la vita, Berlusconi non è mai stato così popolare. Come se il cambio di scena alle sue spalle avesse giovato alla qualità della recitazione. Finché predicava la moltiplicazione dei pani fra carrelli della spesa ricolmi di merci, suonava ridondante e un po’ cafone. Adesso che lo fa in mezzo agli scaffali vuoti, a qualcuno sembrerà patetico ma alla maggioranza appare struggente. L’italiano medio impoverito lo ascolta mentre promette nuove bisbocce e, anche se non gli crede, la sua faccia gli ricorda il benessere perduto e lo rincuora, come certi film di don Camillo che raccontano un’Italia mai esistita, ma in cui ci piacerebbe vivere. Massimo Gramellini