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 2008  ottobre 16 Giovedì calendario

IAMONTE Natale Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) 7 maggio 1927. ”Ndranghetista, a capo dell’omonima cosca operante in Melito Porto Salvo

IAMONTE Natale Melito Porto Salvo (Reggio Calabria)
7 maggio 1927. ”Ndranghetista, a capo dell’omonima
cosca operante in Melito Porto Salvo.
Arrestato nel 1993, è detenuto al 41 bis nel carcere
di Cuneo, in espiazione di un ergastolo per associazione
mafiosa e omicidio (fu condannato per
la prima volta per associazione a delinquere
nell’85). Nel 2000 gli notificarono in carcere un’ordinanza
di custodia cautelare per aver gestito la
cosca dal 1998 al 2000, mentre era detenuto • Fu
tra gli ”ndranghetisti che alla fine della prima
guerra di mafia entrarono nella massoneria deviata
(almeno secondo le dichiarazioni del pentito
LAURO Giacomo, vedi), e tra i mammasantissima
che alla fine della seconda guerra di mafia entrarono
in Cosa Nuova (almeno secondo gli inquirenti,
ma non bastò per farlo condannare per associazione
mafiosa nel processo ”Condello + 202”,
perché secondo i giudici l’organo di vertice costituito
dagli ”ndranghetisti su imitazione di Cosa
Nostra non aveva nessuna incidenza sugli affari
delle cosche) (vedi per tutti NIRTA Antonio)• Era
proprietario di un distributore di benzina e di una
macelleria, nel 71, quando fu varato il ”pacchetto
Colombo” (dal nome dell’allora ministro dell’Industria
Emilio Colombo), duemila miliardi investiti
dallo Stato in Calabria per accontentare i facinorosi
che nel 70 avevano sollevato i moti di
Reggio Calabria (rivolta dei ”Boia chi molla”, vedi
DE STEFANO Giorgio). Trecento miliardi furono dinanze di custodia cautelare), furono colpiti da
ordinanza di custodia i figli Carmelo e Antonino
(ma il secondo sfuggì all’arresto). In contestazione:
associazione mafiosa e traffico di carni infette.
Il procuratore Antimafia Piero Grasso, sentito dalla
commissione antimafia il 26 aprile 2007: «L’elemento
che ha fatto emergere un pericolo diffuso è
l’assoluta ”anestesia” morale di queste cosche
mafiose nei confronti della salute pubblica, perché
macellare animali infetti senza pensare ai
possibili danni ai cittadini o ricavare formaggi dal
latte degli stessi animali è qualcosa di veramente
criminale, e sappiamo bene che danno ne può derivare
».
Cosca Iamonte «Una potente e pericolosa struttura,
facente capo a Iamonte Natale e ad alcuni dei
suoi figli, con numerosi accoliti, che utilizzando il
metodo mafioso, attraverso una diffusa intimidazione
e provocando un generale stato di omertà,
era dedita a molteplici attività illecite, acquisendo
situazioni di monopolio nel campo dell’edilizia e
imponendosi nel settore degli appalti, in altre attività
commerciali, quale il settore delle carni, lucrando
dal traffico di stupefacenti, con ampia disponibilità
di armi e di materiale esplodente, ricorrendo
alle estorsioni e a gravi fatti di sangue»
(Cassazione, 6 dicembre 2007, processo a vari Iamonte,
tra cui i figli Vincenzo, Giuseppe, Carmelo
e Antonino, tutti condannati)• Secondo le indagini
la pistola usata per uccidere Francesco Fortugno
(vedi RITORTO Salvatore) fu messa a disposizione
dalla cosca Iamonte • Un Natale Iamonte
compare nel memoriale scritto da un pentito della
’ndrangheta rimasto anonimo e consegnato alla
direzione nazionale Antimafia (pubblicato sull’Espresso
il 9 giugno 2005): «Lo stesso Comerio mi
raccontò che già negli anni Ottanta aveva avuto diversi
contatti con la ”ndrangheta, e in particolare
con Natale Iamonte, capo dell’omonima famiglia
di Melito Porto Salvo, che lo aveva aiutato riguardo
all’affondamento di navi cariche di rifiuti tossici
e radioattivi in acque internazionali davanti alla
costa ionica calabrese. Comerio mi spiegò che
affondava navi cariche di rifiuti pericolosi per ottenere
un doppio guadagno, sia da parte di chi
commissionava il trasporto, sia da parte dell’assicurazione
che veniva frodata. Le sue parole mi sono
state poi confermate dallo stesso Iamonte, il
quale mi ha spiegato come Comerio gli avesse
chiesto di fornirgli il personale di bordo per l’affondamento
della Riegel, la nave della società May
Fair Shipping di Malta, noleggiata dalla Fjord
Tanker Shipping, a sua volta noleggiata a un’altra
ditta di cui non ricordo il nome, mandata a picco
nel settembre del 1987 davanti a Capo Spartivento.
Iamonte mi disse che l’affondamento era avvenuto
25 miglia fuori dalle acque territoriali. La
’ndrangheta aveva fornito il capitano e il suo aiuto
italiano, mentre il resto dell’equipaggio veniva da
varie nazioni. Sempre Iamonte ha fatto partire un
motoscafo dalla costa con i candelotti di dinamite
per mandare a picco la Riegel, dopodiché il capitano
e l’aiuto sono stati riportati sulla costa di Capo
Spartivento, mentre l’equipaggio è stato prelevato
dalla nave jugoslava Karpen collocata in zona,
che l’ha portato in Tunisia» (su Giorgio Comerio,
ingegnere, la Procura di Reggio Calabria aveva indagato
negli anni Novanta per traffico di rifiuti radioattivi.
Fu tutto archiviato).
stanziati per produrre mangimi dai derivati del
petrolio in uno stabilimento che doveva chiamarsi
Liquichimica. Sito individuato per farci sorgere
l’impianto: un terreno di dieci ettari, in località
Pantano di Saline Joniche, nel comune di Montebello
(a 7 km da Melito Porto Salvo), espropriato a
una nobildonna napoletana, la baronessa Di Prisco
Piromallo. Secondo una perizia geologica il
terreno era franoso, quindi inidoneo, ma sparirono
la perizia e il direttore del Genio civile di Reggio
Calabria che insisteva (incidente stradale). Risolti
i vari intoppi, a Iamonte spettava ripartire in
modo equo tra le varie ”ndrine appalti e subappalti.
Il tutto fu intercettato dalla polizia canadese
tra il 22 aprile e il 10 maggio 1974, nel Reggio
Bar di Montreal, gestito dal boss italo canadese
Paul Violi, originario di Sinopoli, dove alcuni boss
si erano riuniti per discutere su come contattare
Natale Iamonte per assicurarsi qualche miliardo
degli appalti (molte imprese aggiudicatarie risultarono
società anonime del Liechtenstein). La fabbrica
non aprì un solo giorno, ma produsse «la più
lunga cassa integrazione della Calabria, ventitré
anni» (Curzio Maltese). Secondo un testimone sentito
nell’Operazione D-Day 3, il sito si staccò, «scivolando
nel mare» (Nicola Gratteri, Antonio Nicaso).
Nel 2005 l’area fu scelta per la location di
qualche scena (ambientata nel deserto) del film
L’uomo che sognava con le aquile (realizzato per Raiuno,
attore protagonista Terence Hill) • Altri ettari
di terra furono espropriati alla baronessa Prisco
per costruirci su le Officine Grandi Riparazioni
delle Ferrovie dello Stato (’scandalo delle
lenzuola d’oro”, in cui fu implicato l’onorevole Lodovico
Ligato, vedi CONDELLO Pasquale). Questa
volta la baronessa si oppose e perciò nel 1976 le
fu sequestrato il figlio Giuseppe, in vacanza a Saline
Joniche (lo liberarono dopo la revoca del ricorso).
L’impresa aggiudicatrice dell’appalto (valore
trenta miliardi) dovette pagare una grossa
tangente a Iamonte • Secondo le dichiarazioni di
un altro pentito negli stessi anni percepiva una
percentuale sui carichi di hashish ed eroina scaricati
nel porto di Saline (provenienza Libano,
trafficante Domenico Tegano) • Negli anni Ottanta
passò un periodo di soggiorno obbligato a Desio
(Milano), dove fu ospitato dal nipote, Natale Moscato,
imprenditore edile, consigliere comunale e
assessore dell’Edilizia e urbanistica (nel 94 questo
Moscato fu arrestato insieme a tre fratelli con
l’accusa di associazione mafiosa, ma tutto si concluse
con un’assoluzione generale) • Nel 2005 furono
arrestati i figli Vincenzo, detto Cecio, e Giuseppe.
Nel corso dell’ultima operazione contro la
cosca, il 4 febbraio 2007 (’Ramo spezzato”, 15 or-