Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008, 15 ottobre 2008
GUTTADAURO Giuseppe
GUTTADAURO Giuseppe Palermo 18 agosto 1948. Mafioso, capo del mandamento di Brancaccio. Medico, già aiuto primario di Chirurgia all’Ospedale Civico di Palermo. Sposato con Giuseppa Greco, con figli. Detenuto dal 22 maggio 2002, in 41 bis. Condannato tre volte in via definitiva per associazione mafiosa, l’ultima il 29 ottobre 2007, ad una pena complessiva di 20 anni di reclusione, calcolata in continuazione con la precedente, già ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato, e comprensiva della condanna per diversi episodi di estorsione. Ha altri procedimenti in corso per associazione mafiosa, associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti ed estorsioni • Nell’ultimo processo chiuso con sentenza definitiva per mafia è stato inchiodato dalla microspia installata dai ROS nella sua abitazione di via Cosmi 15, a Palermo. Della cimice si liberò il 15 giugno 2001, avvertito da un altro medico mafioso, Salvatore Aragona, che a sua volta lo seppe da Domenico Miceli (candidato nella lista del Cdu per le elezioni regionali del 2001, tenute poco più di una settimana dopo), a cui l’aveva detto l’allora candidato alla presidenza della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro (o almeno così disse l’Aragona pentendosi, vedi scheda). Nel medesimo processo i giudici condannarono anche la moglie Giuseppa Greco (del 56), e il figlio Francesco (dell’80), per concorso esterno in associazione mafiosa, perché durante la detenzione sofferta dall’Aragona nel biennio 1999-2000, quando andavano a trovarlo in carcere lo mettevano al corrente di nuove imprese da taglieggiare sul suo territorio e s’incaricavano di portare messaggi ad altri affiliati in libertà • Intercettato dalla microspia, Guttadauro fu ascoltato mentre riceveva nel suo salotto funzionari pubblici, imprenditori, avvocati, politici del centrodestra e mafiosi conclamati, a discutere quando di politica, quando di favori ed estorsioni. Il 1° febbraio 2001, quando disse a Domenico Miceli (vedi scheda): «Io voglio avere con Cuffaro un rapporto tramite te. Se lui dà delle risposte con delle garanzie, il rapporto si chiude qua» (Domenico detto Mimmo fu candidato alle elezioni regionali del 2001, ma risultò primo dei non eletti, e si dovette accontentare della nomina come assessore). In modo più esplicito un’altra volta gli disse: «L’obiet tivo è cercare di dare una mano a quelle persone che sono carcerate. L’obiettivo è arrivare a livello nazionale per avere qualcuno là che sia capace di spendere una parola in una certa maniera» (nelle elezioni politiche del 2001 tutti i parlamentari eletti in Sicilia erano della Casa delle Libertà) • Tra i procedimenti in corso quello per tentata estorsione ai danni dell’ipermercato Carrefour (in Villabate, Palermo, nel 2000). Guttadauro si difende deducendo che si trattava di una normale trattativa finalizzata alla vendita di un terreno di proprietà della moglie (ordinanza di custodia cautelare del 13 ottobre 2005) • Nel 2003, quando era in carcere, ha ricevuto anche un’ordinanza di custodia cautelare per traffico internazionale di droga. Secondo le accuse fa parte, insieme a esponenti di alcune famiglie di ”ndrangheta (i Trimbali-Marando- Barbaro), di un’organizzazione operante in campo internazionale, finalizzata alla importazione e distribuzione in Europa di ingenti partite di cocaina, acquistate direttamente presso i paesi produttori del Sud America. In particolare, secondo i pm, le intercettazioni rivelarono che aveva preso parte al tentativo di importare un carico di cocaina dalla Colombia in Sicilia, fallito a causa dell’affondamento della motonave ”Mirage 2”, prima ancora di ricevere il carico • Quella volta che, nel suo salotto, fu ascoltato dalle microspie mentre si confidava con un amico dell’ammonimento che aveva ricevuto da un sacerdote a proposito del «peccato di mafia», al che lui gli aveva chiesto: «Ma dove sta scritto questo peccato?» • Un fratello, Filippo (al vertice della famiglia di Castelvetrano, detto in codice ”121” nei pizzini di Bernardo Provenzano), è cognato del latitante Matteo Messina Denaro per averne sposato la sorella Rosalia (uno dei motivi per cui, nel 2008, i giudici hanno rigettato la richiesta di Giuseppe di revoca del carcere duro). [Paola Bellone]