Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008, 15 ottobre 2008
GRAVIANO Giuseppe
GRAVIANO Giuseppe Palermo 30 settembre 1963. Mafioso, reggente dal 91 del mandamento di Brancaccio, quartiere alla periferia di Palermo • Soprannominato ’Madre natura” • Dopo l’arresto di Totò Riina fu tra i mafiosi (Leoluca Bagarella in testa) che decisero di perseverare nella strategia stragista• In carcere dal 27 gennaio 1994, al 41 bis dall’8 marzo successivo. Latitante, fu arrestato insieme al fratello a Milano dai carabinieri del Nucleo operativo di Palermo nella trattoria – Da Gigi il cacciatore” • Condannato fin dal 2001 all’ergastolo per associazione mafiosa e omicidio, negli anni, a mano a mano che subiva altre condanne all’ergastolo (per strage e omicidio), veniva sanzionato ulteriormente con qualche mese di isolamento diurno • Riconosciuto dai giudici facente parte della commissione provinciale di Cosa Nostra, è stato condannato come mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio del 92 (sentenze definitive nel 2003), e come responsabile della fase operativa nelle stragi di Roma (piazza San Giovanni e San Giorgio al Velabro), Firenze (via dei Georgofili) e Milano (via Palestro), avvenute nella primavera-estate del 93 (sentenza definitiva nel 2002). Per tutte le stragi fu accertata la partecipazione alla fase esecutiva di uomini di sua fiducia •Nel 2002 è stato condannato in via definitiva a 28 anni di reclusione per concorso (con Salvatore Riina, Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella), nel tentato omicidio del vicequestore Calogero Germanà, dirigente del Commissariato di Polizia di Stato di Mazara del Vallo (fatto commesso sul lungomare Fata Morgana, in Mazara del Vallo il 14 settembre del 1992). In questo caso il Graviano fece parte del commando, ma l’attentato non riuscì, in parte perché il Germanà, che guidava una Fiat Panda bianca, quando fu affiancato dalla Fiat Punto azzurra dei killer, riuscì a schivare i colpi e sparò a sua volta dopo essere sceso dall’auto, in parte perché il mitragliatore, imbracciato proprio dal Graviano, s’inceppò • Secondo il pentito Salvatore Grigoli (già sicario alle sue dipendenze), organizzò il sequestro del bambino Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo (vedi scheda) mandando i suoi uomini vestiti da poliziotti a prelevarlo nel maneggio dove andava a lezione di equitazione. Gli fecero credere di essere venuti per portarlo dal padre e invece lo fecero scendere per l’ultima volta dal suo cavallo, un purosangue di 35 milioni di lire, che gli aveva regalato proprio il Graviano • Anche lui, come il fratello Filippo, fu condannato come mandante dell’omicidio di don Giuseppe Puglisi (vedi GRAVIANO Filippo) • Il gratuito patrocinio, a cui fu ammesso nel 2003 e nel 2005, gli fu revocato in seguito alle indagini che provarono l’effettiva disponibilità di capitali. Avendo falsamente dichiarato di essere nullatenente, nel 2008 fu condannato a un anno e quattro mesi per tentata truffa e falsa dichiarazione • Durante la detenzione si è diplomato in Ragioneria e iscritto all’Università (Biologia molecolare). Con Sergio D’Elia e Maurizio Turco, che gli andarono a fare visita in carcere nel 2002, si lamentò del fatto che la media dei voti si era abbassata a causa dello scarso rendimento in inglese e in informatica (dovuto alla privazione di walkman e computer in carcere) • Sposato, avrebbe continuato a fare figli anche dopo la carcerazione, ricorrendo all’inseminazione artificiale (dunque facendo uscire il proprio seme dal carcere). [Paola Bellone]