Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008, 14 ottobre 2008
Tags : Nunzio De falco
DE FALCO Nunzio Casal di Principe (Napoli) 19 marzo 1950. Camorrista. Detenuto. Il 30 gennaio 2003 è stato condannato in primo grado all’ergastolo dalla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere, come mandante dell’omicidio di don Peppino Diana, commesso a Casal di Principe il 19 marzo 1994 (giorno del compleanno del medesimo De Falco) • Detto ”o Lupo
DE FALCO Nunzio Casal di Principe (Napoli)
19 marzo 1950. Camorrista. Detenuto. Il 30 gennaio
2003 è stato condannato in primo grado all’ergastolo
dalla Corte di Assise di Santa Maria Capua
Vetere, come mandante dell’omicidio di don Peppino
Diana, commesso a Casal di Principe il 19
marzo 1994 (giorno del compleanno del medesimo
De Falco) • Detto ”o Lupo. «Nunzio De Falco ha il
suo soprannome stampato in faccia. Ha davvero la
faccia del lupo. La foto segnaletica è riempita verticalmente
dal viso lungo coperto da una barba rada
e ispida come un tappeto d’aghi, e orecchie a
punta. Capelli crespi, pelle scura e bocca triangolare.
Sembra proprio uno di quei licantropi da
iconografia horror» (Roberto Saviano) • Fratello
del fu Vincenzo De Falco, crivellato in macchina
il 2 febbraio 1991 (contrastava l’ascesa di Francesco
Schiavone detto ”Sandokan” all’interno dei
casalesi). Lo avrebbe vendicato uccidendo l’alleato
di Sandokan, Mario Iovine, il 6 marzo successivo,
a Cascais, in Portogallo • Fu colpito da
ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio di
don Peppino Diana, il prete anticamorra di Casal
di Principe, il 15 novembre 1997, e con questa accusa
arrestato ad Albacete, in Spagna, mentre
viaggiava sull’intercity Valencia-Madrid. «Aveva
messo su un potente cartello criminale assieme a
uomini della ”ndrangheta e alcuni sbandati di Cosa
Nostra. Tentò anche – secondo le indagini della
polizia spagnola – di dare una struttura da gruppo
criminale ai gitani presenti nel sud della Spagna.
Aveva costruito un impero. Villaggi turistici,
case da gioco, negozi, alberghi. La Costa del Sol
aveva conosciuto un salto di qualità nelle infrastrutture
turistiche da quando clan casalesi e napoletani
avevano deciso di farne una perla del turismo
di massa» (Saviano) • La sentenza di primo
grado della Corte di Assise di Santa Maria Capua
Vetere ha accertato che l’omicidio di don Peppe
Diana, ucciso alle sette e mezza di mattina, in sagrestia,
da due sicari armati di pistola da guerra,
fu commesso per eliminare il prete anticamorra,
addebitando allo stesso tempo il delitto al clan rivale
di Francesco Schiavone. De Falco, al tempo
residente in Andalusia, dopo l’omicidio telefonò
alla Questura di Caserta per chiedere un incontro,
che si tenne in un ristorante vicino a Santa Fe
(fu la moglie del boss ad andare a prendere i due
funzionari all’aeroporto). A scanso di equivoci, il
boss disse in premessa che la sua non era una denuncia
(per non essere confuso coi collaboratori
di giustizia), ma una versione di come erano andati
i fatti. E cioè che a uccidere don Peppino Diana
erano stati gli Schiavone, al fine di far cadere
sui De Falco la responsabilità dell’omicidio. E dava
anche un alibi: lui non avrebbe mai potuto dare
ordine di uccidere don Peppino Diana, visto
che suo fratello Mario gli era molto legato (don
Diana l’aveva convinto a lasciare la camorra). Gli
andò male, perché l’organizzatore dell’omicidio,
Giuseppe Quadrano, si consegnò alla polizia e iniziò
a collaborare con la giustizia. In motivazione i
giudici danno anche atto dei ripetuti tentativi, nel
corso del processo, di screditare la figura di don
Diana, accusato di avere insidiato la cugina di un
boss • Difensore di Nunzio De Falco nel processo,
Gaetano Pecorella, allora presidente della
commissione Giustizia della Camera. «Mentre la
sentenza veniva letta in tribunale mi venne da ridere.
Una risata che riuscii a contenere lasciando
gonfiare le guance… Ridevo perché i clan erano
così forti da aver persino ribaltato gli assiomi
della natura e delle fiabe. Un lupo si faceva difendere
da una pecorella» • Un giornale locale di
Casal di Principe gli dedicò in prima pagina un articolo
dal titolo ”Nunzio De Falco re degli sciupafemmine”
(il 17 gennaio 2005), mettendolo in cima
alla classifica dei playboy della provincia. L’articolo
attribuisce al boss sette mogli («naturalmente
ci riferiamo non a rapporti matrimoniali veri e
propri, ma rapporti duraturi da cui hanno avuto
figli»), di cui una spagnola, una portoghese e una
inglese, e dodici figli (Saviano). [Paola Bellone]