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 2008  ottobre 14 Martedì calendario

Il salvataggio dell’Alitalia non è in discussione. Ma la cordata sì. Senza scossoni si sta trattando per gestire al meglio alcune possibili uscite di peso, in primis quella del fondo Clessidra di Claudio Sposito e quella della famiglia Marcegaglia, compensate dall’ingresso del fondatore di Technogym Nerio Alessandri, di Francesco Micheli – ambedue sarebbero certi – e di altri tre imprenditori

Il salvataggio dell’Alitalia non è in discussione. Ma la cordata sì. Senza scossoni si sta trattando per gestire al meglio alcune possibili uscite di peso, in primis quella del fondo Clessidra di Claudio Sposito e quella della famiglia Marcegaglia, compensate dall’ingresso del fondatore di Technogym Nerio Alessandri, di Francesco Micheli – ambedue sarebbero certi – e di altri tre imprenditori. Peraltro Micheli era già stato visto comparire nell’ultima assemblea Cai. Insomma, la cordata salva-Alitalia sarebbe tutt’altro che compatta anche se il saldo «finanziario» sarebbe comunque in nero: per 50-70 milioni in uscita ne entrerebbe di più solo con Alessandri e Micheli. Ieri è stata dunque un’altra giornata significativa per la Cai, con il presidente Roberto Colaninno che si è recato a Palazzo Chigi per fare il punto con il sottosegretario Gianni Letta (probabilmente proprio sul cambio in corsa) e il commissario Augusto Fantozzi che ha incontrato alla Camera i relatori del decreto legge con le misure salva-Alitalia dal quale dovrebbe essere stracciato però la norma salva-manager che avrebbe avuto effetti anche sui processi Cirio e Parmalat. Se i giochi in entrata sembrano fatti, bisognerà attendere il board del 28 ottobre per avere l’ufficialità dei 3-4 nomi uscenti. Clessidra e la famiglia Marcegaglia preferiscono infatti monitorare l’evoluzione della partita Cai fino all’ultimo minuto. E in questo senso nessuna decisione sarebbe stata presa, per ora. Per gli allargamenti c’è sempre tempo anche perché tutte le quote verranno diluite quando si troverà la quadra con il partner internazionale, un fronte dove Air France sembra un passo avanti a Lufthansa. Se il malumore è lo stesso, diversi sono i dubbi. Per alcuni il nodo sarebbe il famoso lock-up, il vincolo a non vendere per 5 anni. L’assenza di un accordo scritto nella versione del piano su cui aveva fatto quadrato inizialmente la cordata dei 16 imprenditori (guarda Corriere del 2 ottobre scorso) e sullo statuto della società è stata ripresa ieri dalla trasmissione di Rai3, Report, che ha posto la questione direttamente a Colaninno. Per altri l’incertezza sarebbe invece legata al mutato contesto economico. La Cai, quale che sarà la lista finale, si sta inoltre muovendo sul fronte dei finanziamenti. Un ipotizzato intervento di peso di Lehman è sfumato insieme al crac della banca Usa. E, ad oggi, non risulterebbero nuove banche pronte ad intervenire. Sul piano bad company, con la firma di Alitalia e sindacati è stata avviata al ministero del Lavoro, la cassa integrazione straordinaria per tre mesi – da ottobre a dicembre – per 7.614 lavoratori di Alitalia, Alitalia Express, Airport e Servizi. Massimo Sideri