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 2008  ottobre 14 Martedì calendario

«Se la Gelmini chiede l’applicazione di un articolo del regolamento dell’autonomia scolastica, una misura strategica della legge 59 che porta il mio nome, non posso dire che mi dispiace

«Se la Gelmini chiede l’applicazione di un articolo del regolamento dell’autonomia scolastica, una misura strategica della legge 59 che porta il mio nome, non posso dire che mi dispiace. Come non mi dispiace la lotta ai fannulloni del primo Brunetta». Il ministro dell’Istruzione interviene con tagli su scuole anomale, sottodimensionate, facendo sparire uffici di presidi e annunciando la progressiva scomparsa di scuole lillipuziane – piccole isole e zone di montagna escluse – ricorrendo alla legge Bassanini, e lui, l’ex ministro per la Funzione pubblica che ha inferto i colpi più duri alla burocrazia, incurante delle proteste della sinistra, il suo schieramento, le dà ragione. Prendiamo il regolamento sulle dimensioni delle istituzioni scolastiche del 1998. Dice che un ufficio di presidenza è uno spreco in un istituto con meno di 500 alunni e suggerisce di accorpare la scuola ad una più popolata. La Gelmini chiede che la regola sia applicata e l’opposizione protesta. «Chi si sposta da una scuola all’altra è il preside, non gli studenti. un tipo di soluzione che consente di soddisfare esigenze contrastanti. Questa regola di un minimo di 500 alunni è stata decisa dall’allora ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, ma io l’ho condivisa». Ha l’impressione di aver sbagliato qualcosa? « Un’opposizione seria non può fare la guerra a misure che essa stessa ha voluto quando era al governo – quella misura io l’ho condivisa – a meno che non si sia resa conto che sono misure sbagliate. Ma allora perché non ha cambiato il decreto legislativo durante i due anni del governo Prodi?». In Italia, dice la Gelmini, esistono migliaia di scuole di piccole e medie dimensioni che dovrebbero funzionare in rete, ovvero avere uffici in comune. Inoltre ci sono oltre 4.000 scuole, tra elementari e medie, con meno di 50 alunni. Il ministro ha chiesto alle Regioni di aggregare le miniscuole. «Se questo è vero, io penso che alcune critiche siano ingiustificate. Un istituto scolastico di dimensioni minori presenta tre tipi di problemi. Il primo riguarda i costi. In un edificio piccolo inevitabilmente il costo per alunno è più elevato. Inoltre resta più difficile mantenere un alto livello di qualità dell’apprendimento. Accade quando ci sono troppi alunni per classe ma anche quando sono troppo pochi, anche a causa di un’insufficiente interazione tra i bambini. Questo spinge verso l’aggregazione in istituti di dimensioni ottimali e verso la chiusura di quelli troppo piccoli. Ma esiste anche un terzo problema, che è quello di non chiudere strutture scolastiche che hanno una funzione di presidio del territorio perché questo favorirebbe lo spopolamento. Occorre trovare un punto di equilibrio». Giulio Benedetti