Vittorio Sabadin, La Stampa 13/10/200, pagina 23., 14 ottobre 2008
La Stampa, lunedì 13 ottobre Lo dicono molti giornali e numerosi tuttologi ospiti dei talk show televisivi, e quindi deve essere vero
La Stampa, lunedì 13 ottobre Lo dicono molti giornali e numerosi tuttologi ospiti dei talk show televisivi, e quindi deve essere vero. Con la più grave crisi economica degli ultimi 60 anni alle porte, saremo obbligati a riscoprire presto i vantaggi di uno dei più vecchi ed economici mezzo di trasporto, la bicicletta. Sarà per questo che il «Cycle show», che si tiene ogni ottobre a Earl’s Court, quest’anno è più affollato che mai. Ci si va non solo per dare uno sguardo agli ultimi modelli, ma soprattutto per verificare se è stato finalmente risolto il problema dei ciclisti di città: visto che saremo costretti a farlo, sarà possibile pedalare fino all’ufficio senza rinunciare a un minimo di decoro e mantenendo un po’ di stile? Il salone della bici di Londra ha pensato di rispondere alla domanda organizzando una vera e propria sfilata quotidiana di moda ciclistica, con modelli e modelle impegnati a mostrare le ultime elaborazioni estetiche di lycra e goretex. Ma bastano cinque minuti passati ad osservare lo show per capire che non sarà questa la soluzione: le ragazze portano scarpe con tacco 12 su pantaloni aderentissimi il cui unico scopo sembra essere quello di rivelare al millimetro le forme esatte del fondoschiena. Nessuna signora di mezza età londinese, tirata su a fish & chips e birra, potrà permettersi di indossarli senza sembrare ridicola. Per i ragazzi è lo stesso, con maglie piene di scritte pubblicitarie e calzoni altrettanto aderenti e spesso caratterizzati da quell’imbarazzante rigonfiamento protettivo che sembra rivelare la presenza di un pannolino d’emergenza per i lunghi viaggi. No. Non è sicuramente vestiti in questo modo che andremo al lavoro. La bicicletta è così popolare a Londra che molti giornali hanno ormai il loro critico delle due ruote e tutti sono concordi nel dire basta. Il ciclismo sta correndo il rischio di diventare un’attività troppo narcisistica e un po’ fetish, nella quale si ricerca l’estremo: non solo nelle tutine supertermiche e supertraspiranti da indossare, ma anche nel ricorso ai materiali più sofisticati e leggeri, nel cambio da competizione, nel doppio manubrio con posizione da gara «avanzata» o «super avanzata». «Si cercano le massime prestazioni - ha annotato Andrew Martin sul Times - per poi limitarsi a pedalare freneticamente da casa al pub». In un paese che a malapena ha qualche collina, crescono le vendite delle mountain bikes, che vengono impegnate su uno sterrato con la stessa frequenza delle auto a trazione integrale che percorrono Piccadilly: mai. Se si va in bici, non è necessario assomigliare tutti ad Alberto Contador appena sceso dalla Marmolada. Ci deve essere un altro modo, e forse è arrivato il momento che le aziende produttrici vengano un po’ più incontro ai futuri ciclisti da città, che hanno ben altri problemi: come non farsi rubare la bici senza essere costretti a portarsi dietro catene e lucchetti che pesano ormai più della bici stessa; come sopravvivere nel traffico; come portare i bambini fino a scuola in sicurezza; come vestirsi in modo confortevole senza sembrare un attillato narcisista, anche se bisogna ammettere che le moderne tute danno un vantaggio aerodinamico che è stato perfino calcolato. In città, un ciclista in lycra ha una velocità superiore dello 0,001 per cento rispetto a uno che indossi un vestito di tweed con il panciotto. E’ arrivato il momento che qualcuno si occupi seriamente del benessere dei normali ciclisti e non solo con trovate come la sella «ginecologica» esposta a Earl’s Court, che promette di favorire la circolazione sanguigna in «quella parte» martoriata delle selle. C’è come una voglia di ritorno alla normalità, e forse è anche per questo che gli stand più affollati del «cycle show» erano quelli delle vecchie bici di una volta, prodotte dal 1926 dalla Pashley a Stratford-upon-Avon o dai danesi della Velorbis. Si distinguono dalle altre non solo perché invece che da codici cifrati sono identificate da sontuosi nomi come «Princess», «Buckingham» o «Churchill», ma anche grazie alle forme sinuose, all’aria solida, alla possibilità di condurle indossando vestiti normali. E alla posizione della sella, più bassa rispetto al manubrio, che consente al ciclista di pedalare tranquillo nella dignitosa posizione eretta che l’uomo ha faticosamente conquistato milioni di anni fa. Lo specchietto retrovisore Si chiama «Winkku» ed è stato molto ammirato al salone di Londra. Si tratta di «un’ingegnosa invenzione» per migliorare la sicurezza dei ciclisti in città: uno specchietto retrovisore da montare sul manubrio che permette di vedere il traffico alle spalle e di segnalare la propria presenza con una serie di led colorati e lampeggianti. Il tandem compatto Il marchio Circe lancia un nuovo tandem supercompatto, «Helios Duo», versatile, divertente per pedalare insieme in città. Pensato, per esempio, per genitori che vogliono accompagnare a scuola i propri figli in sicurezza. Rispetto ai normali tandem, quest’ultimo modello high tech ha dimensioni ridotte ed è estremamente maneggevole. Cicli elettrici Un mercato in grande espansione è quello delle biciclette elettriche, particolarmente appetibili in momenti di prezzi dei carburanti alle stelle. I nuovi modelli sono più maneggevoli, più leggeri grazie a materiali rivoluzionari (come lo scandium, che è il 30% più leggero dell’alluminio) e offrono batterie che durano molto più a lungo. «Alfa Romeo 2» del neozelandese Neville Crichton ha vinto la 40ª edizione della «Barcolana», la classica regata collettiva che si corre a Trieste e che quest’anno contava quasi duemila imbarcazioni iscritte. A bordo dello scafo vincitore c’era anche il vicepresidente del gruppo Fiat, John Elkann (nella foto). «Sono rimasto letteralmente impressionato dalla partecipazione popolare a questa regata - ha detto Elkann -. Per me è un grande privilegio aver debuttato alla Barcolana con Alfa Romeo, il maxi yacht che corre e vince creando passione non solo tra i velisti ma anche tra chi subisce il fascino delle grandi prestazioni». Molto ammirata, tra i personaggi in gara, la fiorettista Margherita Granbassi, doppia medaglia di bronzo a Pechino e protagonista della trasmissione tv «Annozero»: era a bordo della barca «Atlete olimpiche». Vittorio Sabadin