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 2008  ottobre 14 Martedì calendario

Una diga da 1.800 miliardi di euro per scongiurare il collasso del sistema bancario europeo. Una montagna di denaro che i principali governi dell´Eurozona useranno sia per entrare direttamente nel capitale degli istituti in crisi, sia per garantire i prestiti tra le banche fino alla fine del 2009

Una diga da 1.800 miliardi di euro per scongiurare il collasso del sistema bancario europeo. Una montagna di denaro che i principali governi dell´Eurozona useranno sia per entrare direttamente nel capitale degli istituti in crisi, sia per garantire i prestiti tra le banche fino alla fine del 2009. Una linea comune per tutti, dove la differenza la farà la cifra che i singoli governi hanno deciso di mettere a disposizione, a seconda del grado di compromissione del sistema finanziario. L´importante è che siano mirati, temporanei e che escludano ingiustificati benefici per gli azionisti a discapito dei contribuenti: sono queste le caratteristiche principali che - secondo il manuale reso noto dalla Commissione Ue - dovranno avere gli aiuti di Stato varati per sostenere le banche. L´intervento più sostanzioso arriva dalla Gran Bretagna, con 500 miliardi di euro. E non poteva essere altrimenti. Il premier Gordon Brown non deve solo preoccuparsi di ridare fiducia alle banche dell´isola, ma dovrà - di fatto - nazionalizzare ben otto istituti: Abbey, Barclays, Hbos, Hsbc, Lloyds TSB, Nationwide Building Society, Royal Bank of Scotland (Rbs) e Standard Chartered. In tutto saranno messi a disposizione 500 miliardi di euro e di questi 65 miliardi andranno a fare dell´acquisto di azioni delle banche. Ma anche la Germania non sarà da meno. Il piano annunciato al Paese dal cancelliere Angela Merkel prevede un pacchetto di altrettanti 500 miliardi, di cui potranno usufruire anche assicurazioni e fondi pensione. Il che renderà di fatto impossibile l´annunciato pareggio di bilancio previsto per il 2011. Quattrocento miliardi serviranno a garanzia dei crediti interbancari e cento per rafforzare il capitale delle banche. Anche Nicolas Sarkozy si è allineato alle regole comuni e ha stanziato una quota per di 40 miliardi a disposizione di eventuali ricapitalizzazioni. Complessivamente il piano dell´Eliseo sarà di 360 miliardi. Più contenuto, invece, l´intervento della Spagna, le cui banche sono quelle che meno hanno sofferto della crisi del credito: 100 miliardi per garantire l´interbancario e 50 destinati all´acquisto di asset. In realtà, non c´è paese che potrebbe essere immune dal contagio. Così, altri 200 miliardi sono stai messi a disposizione dal governo olandese (che assieme a quello belga e lussemburghese ha già evitato il fallimento di Fortis), mentre 100 sono i miliardi del piano anti-crisi dell´Austria (85 per garantire i prestiti, 15 per la ripatrimonializzazione). Ma gli interventi a sostegno delle banche in difficoltà non riguardano solo le nazioni che hanno adottato l´euro. Anche in Svezia sono stati messi a disposizione del sistema finanziario altri 15,6 miliardi di euro che vanno ad aggiungersi ai 10,3 miliardi del pacchetto di aiuti varato la scorsa settimana. E per restare in Scandinavia, torna alla ribalta il caso Islanda: l´isola sull´orlo del fallimento ha chiesto ufficialmente un finanziamento al Fondo Monetario Internazionale. Il governo di Reykjavik si è così arreso alle pressioni internazionali: il crac delle prime tre banche islandesi vede coinvolti risparmiatori in tutto il nord Europa e non a caso ieri la Banca centrale inglese ha garantito 100 milioni di sterline per facilitare i rimborsi ai correntisti britannici di Landsbanki. Luca Pagni