Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008, 13 ottobre 2008
ARAGONA
ARAGONA Salvatore 24 dicembre 1962. Pentito, a suo tempo mafioso. Arrestato il 24 giugno 2003 • Medico chirurgo, subisce la prima condanna (definitiva nel 2002) per aver fornito un alibi falso a Enzo Brusca (vedi scheda), che negli anni Novanta aveva ucciso un uomo d’onore trapanese inviso ai corleonesi: Aragona gli praticò un’incisione all’inguine, subito suturata, e modificò le sue cartelle cliniche per farlo apparire ricoverato il giorno del delitto all’ospedale • Arrestato il 24 giugno 2003 per associazione mafiosa (operazione ’Ghiaccio 2”), è stato condannato in via definitiva nel 2006 (ha patteggiato sei mesi in continuazione con la condanna del 2002). Le accuse, aver favorito l’investimento di denaro di Giuseppe Guttadauro (capomandamento di Brancaccio), in conti correnti cifrati esteri, cassette di sicurezza e conti correnti d’appoggio, intestati a prestanome di sua stretta fiducia; e avere avuto «diretti e ripetuti contatti con l’onorevole Cuffaro», per sostenere la candidatura di Domenico Miceli nella lista del Cdu per le elezioni regionali del 2001 (che a sua volta avrebbe dovuto veicolare le richieste di Guttadauro fino ai vertici della Regione) • Ha beneficiato delle attenuanti speciali riconosciute ai collaboratori di giustizia per aver «fornito elementi decisivi per la ricostruzione in ordine ad importanti contatti tra il boss mafioso di Brancaccio, Guttadauro Giuseppe, e personaggi riconducibili al settore politico». In particolare, infatti, il 15 giugno 2001, Guttadauro scoprì in casa delle microspie. L’ultima frase, un po’ confusa, sentita dagli investigatori, è: «Veru, ragiuni avia Totò Cuffaro». « stato dunque il governatore ad avvertire Guttadauro delle cimici in casa sua? Sì, secondo Aragona. Il quale una volta interrogato sosterrà che Cuffaro avvertì Miceli e che Miceli avvisò lui e che lui mise in allarme Guttadauro» (Barbacetto, Peter Gomez, Marco Travaglio). [Paola Bellone]