Giorgio Dell’Arti Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio 2008, 13 ottobre 2008
AMATO
AMATO Carmelo Palermo 20 marzo 1934. Mafioso, uomo d’onore della famiglia di Belmonte Mezzagno. Arrestato nel 2002, condannato dalla Prima sezione della Cassazione nel 2006 a 5 anni per associazione mafiosa • Titolare della rinomata autoscuola Primavera, al civico 53 di via Daita, a Palermo, a due passi da via della Libertà e dal teatro Politeama, dove metteva a disposizione di Provenzano una scrivania in mogano e ferro per ricevere la sua gente (alle pareti teneva appeso un poster acquistato alla libreria delle suore Paoline: «Il Valore di un sorriso»). Intercettato e pedinato in seguito alle dichiarazioni di Brusca, che lo ha indicato come uno dei postini di Provenzano, avuta notizia da una talpa che l’autoscuola era tenuta sotto controllo, il 16 dicembre si libera della microspia che i carabinieri avevano piazzato il 4 dicembre precedente dietro a un televisore (finirono così le intercettazioni e le visite di Provenzano) • Intercettazioni: rimpiangendo la mafia di una volta: «La cosa era sacra un tempo. Prima bisognava vedere chi era sua mamma e per un motivo, per una fesseria non poteva essere fatto (…) Per una minchiata, picciotti che si bevevano in un bicchiere d’acqua non potevano essere fatti perché c’era quel motivo. Ora, invece, basta che portano i soldi. Business, gli dico… come gli americani. Ma che facciamo, scherziamo [...] Vanno disturbando i negozi a questi poveretti che si guadagnano il pane… che sono tutti in crisi i negozi. Gli chiedono cifre esose. Un milione, tre milioni al mese. Ma come te li danno… Io ammetto magari eh… eh… una pizzicata… tipo pizziceddu, è giusto o no?» • «Da quando esiste il mondo, lo Stato non si tocca… prenditela con chiunque, ma lo Stato non si tocca. Lo Stato, se vuole, ti mette sopra un coglione e ti schiaccia. Però questi sono errori di cui purtroppo non si può parlare. Però se ti vai a fare questo discorso da qualche parte c’è il rischio che poi ti dicano: ”Minchia, ma questo…”, mi capisci Pietro? Gi errori ci sono stati, ma noi che ci possiamo fare?» (conversando, tra la consegna di un pizzino e l’altro, con un Giuseppe Viglica, agricoltore di Belmonte). [Paola Bellone]