varie, 11 ottobre 2008
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Dugin Aleksandr
• Mosca (Russia) 7 gennaio 1962. Politologo. «[...] un pensatore brillante e sulfureo, proveniente dalle file dell’estrema destra, la cui influenza è decisamente in ascesa. Negli anni della perestrojka [...] militava nel gruppo nazionalista e antisemita Pamjat, poi si alleò con i comunisti di Gennadij Zjuganov, quindi confluì nel partito nazionalbolscevico di Eduard Limonov, col quale inevitabilmente ruppe (Limonov è uno scrittore di successo, un esteta egocentrico, più D’Annunzio che Mussolini), e alla fine, nel 2002, fondò il proprio partito eurasiatico con il giornale Elementy. Quella dell’Eurasia è una dottrina che risale agli anni Venti del Novecento e venne elaborata, dopo la rivoluzione, negli ambienti dell’emigrazione che cercavano di riconciliarsi con il bolscevismo: costoro vedevano nel regime sovietico, a dispetto dell’ideologia comunista, la continuazione dell’Impero zarista. Dugin l’ha attualizzata, conservandone l’idea centrale: la Russia, per la sua immensa vastità e per l’eterogeneità dei popoli che la compongono, deve obbedire al proprio destino imperiale, pena la dissoluzione, e deve esercitare la propria egemonia sullo spazio geografico circostante, nonché sulle popolazioni slavo-germaniche e turco-mongole. Dugin è un personaggio eccentrico, interessato, per sua stessa ammissione, più alle battaglie culturali che a quelle politiche e molte sue idee creano non poco imbarazzo: l’esoterismo, la frequentazione di autori come Julius Evola e René Guénon, la simpatia per le correnti ”di sinistra” del nazismo, la riproposizione del mito di Mosca come Terza Roma. Per di più, e ciò aggiunge alla sua eccentricità, trova il tempo per occuparsi della musica pop russa, sulla quale ha scritto un libro. Eppure, certe sue concezioni geopolitiche stanno diventando piuttosto popolari tra le élite dirigenti. Un’idea soprattutto è in forte sintonia con l’attuale politica del Cremlino: che un mondo unipolare, egemonizzato dalla globalizzazione made in Usa, sia inaccettabile per Mosca e che la Russia debba promuovere un nuovo multipolarismo, dove i suoi interessi di potenza vengano rispettati. Quanto ad altre idee, più scabrose per il linguaggio algido delle diplomazie, si fanno strada nei seminari e nei circoli chiusi delle élite politiche e militari. Come quella che auspica la formazione, nel mondo, di quattro grandi aree di influenza geopolitica: anglo-americana (Stati Uniti, America Latina, Regno Unito, Oceania), euro-africana, pacifica (Sud-Est asiatico e Cina), eurasiatica (Russia, Turchia, Iran, India). Con l’immediato imperativo di contrastare l’espansione della Nato e sviluppare alleanze verso Teheran e verso alcuni paesi della vecchia Europa. Intanto i russi ascoltano. Dugin scrive libri (due, Continente Russia ed Eurasia sono pubblicati in Italia dalla casa editrice di destra Nuove idee), appare spesso sugli schermi della tv, ha spazio sui giornali, viene invitato in qualità di esperto di geopolitica nei seminari dell’esercito, ha incarichi pubblici come quello di consulente presso la Duma [...]» (Massimo Boffa, ”Panorama” 16/10/2008).