Varie, 11 ottobre 2008
CUOGHI
CUOGHI Roberto Modena 1973. Artista, «[...] da anni residente a Milano, dove ha studiato a Brera, sotto la guida di Alberto Garutti [...] In uno dei suoi ”lavori” più celebri a venticinque anni volle assumere le fattezze del padre, indossandone i vestiti dismessi e ingrassando oltre venti chili. [...]» (Guido Curto, ”La Stampa” 5/5/2008). «[...] Il suo grande Pazuzu, divinità assira dalle ali aperte, gigantesca scultura alta 6 metri, portafortuna pagano [...] messo davanti a Buckingham Palace, come a guardia della monarchia inglese. [...] un monaco zen e, come dice il suo gallerista Massimo De Carlo, ”fa una vita da eremita, è un artista affetto da umor nero, da spirito saturnino”. Non ama farsi fotografare né rilasciare interviste. Di sé dice: ”Sono ripiegato su me stesso”. Abita a Milano: ”Vivo come un insetto, non ho rapporti con la città”. I critici lo vedono come il nuovo Gino De Dominicis, come il più interessante artista italiano del momento. E per Flash art è al primo posto nella classifica dei 100 artisti al vertice. Ma lui schivo risponde: ”Non conosco abbastanza il lavoro di De Dominicis per dichiarare che si possano fare paralleli”. E poi con crescente understatement: ”Io non sono molto ferrato sull’arte contemporanea, la seguo, come seguo il balletto classico”. Anche De Dominicis parlava così, lo ricorda la critica e amica dell’artista scomparso, Laura Cherubini: ”Gino diceva: ”Non sono molto interessato all’arte moderna e neanche a quella antica. Bensì a quella antidiluviana’. In comune hanno che assomigliano a nessuno degli artisti della loro generazione. Sono unici”. Marcella Beccaria [...]: ”In comune hanno l’ossessione mesopotamica, la fascinazione verso un mondo che non c’è più. Ma lui non ha l’interesse mistico che aveva De Dominicis”. Cuoghi ha uno sguardo laico: ”Sono perfettamente ateo”. Nel mondo assiro vede un parallelismo con l’Occidente: ”Fu il primo impero della storia, furono loro i primi globalizzatori. Eppure, erano soggiogati dalle loro superstizioni, dalla magia e dall’energia oscura”. Cuoghi spazia dalla musica alla fotografia, inventa tecniche, reinventa in chiave malinconica Peanuts, la striscia di fumetti di Schulz. Fortissima è la voglia di trasformazione, come sottolinea Massimiliano Gioni, curatore del New Museum che lo ha ospitato [...] nella collettiva After nature: ”In lui è presente la metamorfosi, la creatura mitologica e il mostruoso”. Cuoghi a 25 anni, e per i sette seguenti, si trasformò in suo padre, divenne un signore brizzolato di mezza età e con la pancia. Di questa esperienza non parla come di un’opera d’arte, né di una performance. ”Non è mai stato un lavoro, ma un comportamento che lucidamente posso interpretare come una cosa bizzarra”. Follie eccentriche? Nel 1997 si fece crescere le unghie senza tagliarle per 11 mesi. Le tagliò e le regalò a una sua amica: ”Le unghie sono diventate una collana di una ragazza di Brescia, che non so neanche che fine abbia fatto”. I suoi lavori sembrano imprendibili: scivolano via come i suoni della lamentazione di Ninive, la sua opera musicale, sembrano svanire come un brutto sogno, come le cartine degli stati canaglia che si sovrappongono e si corrodono a vicenda. nelle collezioni più importanti, da François Pinault al greco Dakis Joannou, al quale ha fatto un surreale autoritratto in cera. Tra i capelli, come pensieri che fuoriescono, sono annidati piccoli esseri, una Barbie-istrice gli accarezza il collo. Lavora con lentezza estrema e i collezionisti famelici si lamentano di non trovare suoi lavori. Del mondo dell’arte quello che pensa Cuoghi lo ha espresso in Camera caritatis, lavoro virtuale che dal 2006 è un sito internet. ”Un’isola nera del web”, enorme database degli addetti ai lavori, dove chiunque senza criterio può dare un voto, e a seconda del punteggio il nome diventa più piccolo o più grande. ”L’immagine finale è una galassia di nomi che fluttuano, dove quelli più piccoli sono quasi invisibili”: per Cuoghi la morte è così, il capriccio del giudizio altrui, fluttuante e a portata di mano. Basta un clic a decidere chi vive e chi deve scomparire» (Terry Marocco, ”Panorama” 16/10/2008).