varie, 11 ottobre 2008
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Ahtisaari Martti
• Viipuri (Finlandia) 23 giugno 1937. Politico. Premio Nobel per la Pace 2008. «[…] ex presidente finlandese dal 1994 al 2000 e fine stratega durante la mediazione fra guerriglieri e governo indonesiano nella regione dell’Ache [...] fondatore del Crisis managemet institut (Cmi), Ahtisaari è stato protagonista, tra le altre cose, delle trattative per giungere a una soluzione condivisa in Kosovo (la martoriata regione balcanica) e che, nonostante il lungo lavoro, non è riuscito a portare a termine nel periodo in cui è stato inviato speciale Onu. [...] la nomina del Nobel per la Pace ha creato molte perplessità. Per anni, infatti, Ahtisaari è stato fra i candidati più accreditati per vincere il premio: paradossalmente gli è stato assegnato nell’anno in cui, forse, non era il favorito numero uno. C’erano state infatti altre importanti candidature. Su tutte, quella di due cittadini cinesi: il dissidente Hu Jia e Gao Zhisheng, avvocato, entrambi conosciuti come difensori dei diritti umani. Sembrava che il premio, nell’anno dell’Olimpiade, fosse una questione tra i due. [...]» (Alessandro Grandi, “La Gazzetta dello Sport” 11/10/2008) • «Il mediatore dei tre Continenti, dal Sudafrica al Medio Oriente, dall’Irlanda del Nord fino ai Balcani. [...] L’Africa, alla fine degli anni Ottanta, per i colloqui che portarono la Namibia alle elezioni e poi nel ’90 all’indipendenza. L’Asia, più di recente, per la soluzione in Indonesia della crisi di Aceh. L’Europa, soprattutto per il lungo calvario del Kosovo, inviato speciale dell’Onu durante il conflitto del ’99, quindi incaricato delle trattative per lo status finale della provincia che lo [...] ha unilateralmente proclamato la separazione da Belgrado. Il negoziato più laborioso e complicato nella sua lunga carriera. Il più controverso. “Se non avesse fallito nella missione in Kosovo, l’attribuzione del Premio non avrebbe lasciato questo retrogusto...”, polemizza da Mosca il presidente della Commissione Esteri del Senato, Mikhail Marguelov. “Mi vergogno per il Comitato norvegese — attacca l’ambasciatore di Mosca alla Nato, Dmitry Rogozin —. Viene voglia di dire parolacce: c’erano voci che gli americani gli avessero promesso che se tutto fosse andato bene in Kosovo avrebbe avuto il Nobel...”. [...] Se Pristina festeggia (“straordinario”), Belgrado non trattiene la rabbia. A essere sotto accusa è in particolare l’ultima parte della mediazione Ahtisaari, quando tra il 2006 e il 2007 cerca un’intesa tra serbi e albanesi sul Kosovo. Le due parti non si intendono e il finlandese rinuncia: “Se anche stessi tutta la vita a trattare, non si metterebbero d’accordo”, è la sua frustrata conclusione. Sul tavolo resta un piano (sostenuto dagli Usa e da gran parte dell’Europa) che di fatto (anche se non esplicitamente) garantisce l’indipendenza della provincia a maggioranza albanese, tutelando, così almeno è scritto, le enclaves serbe e promettendo una supervisione internazionale. Per i kosovari, è una spinta alla dichiarazione unilaterale di indipendenza del 17 febbraio 2008. “Non diciamo che tutto ciò che ha fatto Athisaari si è tradotto in successo — riconosce il segretario del Comitato per il Nobel, Geir Lundestad —, ma è stato artefice di tanti esiti positivi lavorando anche su problemi difficili”. Quanto al Kosovo, “non c’erano alternative all’indipendenza”. Il Nobel è un “riconoscimento per quello che ha fatto — dice il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini —, al di là dell’apprezzamento minore o maggiore per il contenuto del suo piano...”. “È come la pesca al salmone — fu lo stesso Ahtisaari a spiegare [...] che non tutti i negoziati di pace possono andare in porto —. È un pesce così buono che vale la pena fare di tutto per prenderlo anche se non si riesce”. [...]» (Alessandra Coppola, “Corriere della Sera” 11/10/2008) • «“Volete vincere o volete la pace? Perché se volete vincere non posso aiutarvi. Se volete la pace, invece, cominciamo subito a lavorare insieme”. Fisico corpulento, sguardo severo dietro agli occhiali spessi, Maarti Ahtisaari esordì così con i ribelli di Aceh nel 2005. Sei mesi dopo, Ahtisaari faceva firmare ad Helsinki un accordo tra i separatisti e il governo indonesiano, lasciando alle spalle 20 anni di guerra e 15mila vittime. “Trattare” per lui non è mai stata una parolaccia né una resa. “Negoziare è la migliore vittoria” è lo slogan del diplomatico finlandese [...] Dall’Asia all’Africa, dal Kosovo all’Iraq: Ahtisaari è abituato a girare il mondo per dialogare con dittatori, terroristi, indipendentisti, milizie religiose. E poi convincerli a deporre le armi. [...] “Diplomatico poco diplomatico” come ironizzano i suoi amici, Ahtisaari ha modi diretti e persino burberi nelle trattative. Ma è anche, sottolineano i suoi collaboratori, un uomo dalla pazienza certosina, che sa conquistarsi la fiducia degli interlocutori. In Namibia, dove arrivò come inviato dell’Onu nel 1975, dovette aspettare vent’anni per firmare la pace con il Sudafrica. A lui si sono rivolti organismi internazionali e governi, dall’Indonesia all’Irlanda fino all’Iraq, dove [...] ha guidato incontri tra sunniti e sciiti. “È anche un europeista convinto” commenta Emma Bonino, che ha lavorato con lui nella commissione per l’integrazione della Turchia nell’Ue. Ex insegnante, socialdemocratico sin da giovane, ha avuto una breve carriera politica, quando fu presidente della Finlandia dal 1994 al 2000. Poi confessò: “È stata solo un’avventura extra-coniugale”. Sposato con Eeva, sua moglie, e con la diplomazia. Già candidato altre volte, è stato premiato proprio dopo una delle sue peggiori sconfitte. A lui l’Onu aveva affidato la mediazione nei Balcani. Ma dopo aver convinto Slobodan Milosevic a fermare la guerra nel 1999, non è mai riuscito a mettere d’accordo serbi e albanesi, e a evitare la dichiarazione di indipendenza [...] “Non diciamo che abbia avuto solo successi - ha spiegato Geir Lundestad, il segretario del comitato norvegese - ma è stato artefice di tanti esiti positivi lavorando anche su problemi difficili”. [...]» (Anais Ginori, “la Repubblica” 11/10/2008) • «La metà occidentale del mondo lo definisce “grande mediatore”, l’altro emisfero afferma che al contrario ha seminato i germi delle guerre future. Comunque lo si voglia considerare, il Premio Nobel per la Pace assegnato [...] a Martti Ahtisaari [...] è certamente uno dei riconoscimenti più controversi degli ultimi anni. In qualche misura lo si potrebbe definire un Nobel al tentativo. La motivazione, per la parte in cui è stata diffusa, dice [...] che il riconoscimento raggiunto in passato da Martin Luther King, Kissinger, Gorbaciov, Madre Teresa e Nelson Mandela viene assegnato al finlandese poiché egli “ha lavorato per la pace e la riconciliazione” e ha dimostrato “quale ruolo la mediazione di vari tipi può giocare nella risoluzione dei conflitti internazionali”. Unione Europea, Spagna, Indonesia e naturalmente Finlandia plaudono alla decisione, la Russia invece esprime stupore descrivendo il [...] premio Nobel come “l’autore di un’enorme quantità di azioni che hanno distorto e violato il diritto internazionale e le decisioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. Probabilmente nel valutare le motivazioni del premio molto sta nel considerare il “prima” e il “dopo” di Martti Ahtisaari, ovvero tutto quel che ha fatto in Africa e in Estremo Oriente durante una lunga carriera di diplomatico e quanto invece ha prodotto [...] come autore del famoso “Piano” che aprì la strada alla controversa indipendenza del Kosovo. Lui stesso [...] ha dichiarato di considerare come risultato più importante della sua carriera il lungo processo che nel 1990 portò all’indipendenza della Namibia. In Africa Ahtisaari si era ritrovato come ambasciatore in Tanzania. Nato in un paesino di nome Viipuri che oggi fa parte della Russia, il silenzioso e tenace diplomatico finlandese si trovò pochi anni dopo a gestire il difficile processo per l’indipendenza della Namibia che portò a compimento nel 1987. Chi lo ha conosciuto da vicino lo descrive come un macinatore di lavoro apparentemente cordiale, ma in realtà animato da convinzioni ferree che non mette mai in discussione. Pochi anni dopo sarebbe divenuto segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite, responsabile di questioni finanziarie e amministrative. Negli anni successivi la sua tenacia sarebbe stata decisiva nel condurre in porto un’altra difficile trattativa, quella per la conclusione almeno formale della trentennale guerra fra Indonesia e separatisti musulmani di Aceh. [...] Nel 1999, ancora presidente della Finlandia, aveva esordito sullo scenario balcanico in coppia con l’ex premier russo Chernomyrdin per trattare con Slobodan MIlosevic la conclusione della guerra in Kosovo, che fra l’altro avrebbe sancito nei trattati che la regione sarebbe rimasta sotto la sovranità serba. Qualche anno dopo il suo “Piano di Pace” avrebbe sconvolto anche questo punto. Nel 2006 Marti Ahtisaari diventa inviato speciale delle Nazioni Unite per il Kosovo e quasi immediatamente apre un rapporto contrastato con la parte serba. In una dichiarazione, per esempio, si lascia scappare che nei disastri balcanici “i serbi sono colpevoli in quanto popolo” e subito da Belgrado il primo ministro Kostunica definisce l’espressione “inaccettabile e grossolana”. Infine dopo lunghi mesi di inutili trattative l’inviato speciale delle Nazioni Unite conclude il suo lavoro con una semplice presa d’atto: il “Piano” dice in sostanza che non essendo possibile mettere d’accordo le due parti tanto vale prendere atto dello “status quo”, e la fotografia del momento dice che in Kosovo gli albanesi sono la grande maggioranza. In realtà più di un vero progetto l’ex presidente finlandese disegna una cornice entro cui inserire acrobatiche soluzioni istituzionali, ma il progetto viene usato come occasione per un’indipendenza autoproclamata che ancora oggi fa discutere il mondo. [...]» (Giuseppe Zaccaria, “La Stampa” 11/10/2008).