Massimo Gaggi, Corriere della Sera 11/10/2008, 11 ottobre 2008
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK – La Ford ha perso metà del suo valore in una settimana. General Motors un terzo in un solo giorno, giovedì. Ieri alti e bassi con un recupero finale del 5% in una giornata di oscillazioni "selvagge" a Wall Street. Il mercato, comunque, considera agonizzante l’industria Usa dell’auto. Chrysler è fuori dal quadro solo perché non è più quotata da quando è stata rilevata dal gruppo Cerberus.
Le azioni della Ford ormai vengono scambiate a poco più di due dollari, mentre l’intero capitale di General Motors vale appena 2,7 miliardi. Numeri che lasciano senza fiato: al momento del "grande crollo" del 1929, GM capitalizzava 4 miliardi di dollari di allora, pari a 48 di oggi.
Il gigante di Detroit ha perso i nove decimi del suo valore in appena un anno. Molti ora lo considerano, al pari della Ford, sull’orlo della bancarotta. Ma i due gruppi garantiscono di poter sopravvivere, escludono di fare ricorso alla protezione del "Chapter 11" perché questo ridurrebbe la loro operatività e, ieri, hanno rilanciato, chiedendo al governo di erogare i 25 miliardi di dollari di prestiti agevolati promessi dal Congresso al settore automobilistico.
Nessuno, però, si illude che l’industria dell’auto possa davvero recuperare a breve scadenza: nelle condizioni attuali i prestiti che dovevano essere usati dalle Case di Detroit per fare un salto di qualità tecnologico, rischiano di servire solo a tenere precariamente in vita due pazienti quasi dissanguati.
Da tempo Ford e GM perdono più o meno un miliardo al mese ciascuna. Quanto può durare? Poco, dicono gli analisti, anche perché le azioni di risanamento intraprese dai due gruppi, pur assai incisive, sono in gran parte vanificate dal drammatico peggioramento delle prospettive di mercato. La Ford, ad esempio, ha chiuso 10 stabilimenti per avvicinare la sua capacità produttiva agli attuali livelli della domanda. Ma, nel frattempo, si è ulteriormente ristretto il mercato per i suoi veicoli. E questo quando l’America non ha ancora cominciato a sentire davvero gli effetti della recessione: ora che la crisi di liquidità sta raggiungendo l’economia reale, diventerà sempre più difficile finanziare l’acquisto di veicoli. Negli Usa, normalmente un mercato da oltre 16 milioni di veicoli l’anno, qualche tempo fa gli analisti avevano previsto un crollo a quota 14 milioni. Erano stati bollati come inguaribili pessimisti, ma ora si scopre che a fine 2008 si arriverà sì e no a 13,6 milioni di veicoli venduti. E le previsioni per il 2009 sono ancora peggiori.
La tempesta non risparmia nessuno. Persino Toyota, la "regina del mercato", ha perso in un anno oltre il 40 per cento del suo valore in Borsa. Ma è GM la più esposta: fino a un po’ di tempo fa il crollo delle vendite sul mercato interno era in buona parte compensato dal positivo andamento in Europa e in Asia. Non più: nei primi 9 mesi del 2008 General Motors ha venduto meno auto anche in Europa. Gli analisti ritengono che, mentre la Ford ha ancora riserve che le consentono di sopravvivere fino al 2010, i fondi della GM bastano solo per coprire le perdite degli ultimi mesi del 2008. Dall’inizio del 2009 il gruppo avrà grossi problemi di liquidità. Sempre che non arrivi, prima, il soccorso dello "zio Sam".
Massimo Gagg