Michele Avitabile, Corriere della Sera 11/10/2008, 11 ottobre 2008
«Totò? Il computer della comicità! Sofia Loren? Perfezionista già a vent’anni! ». Giacomo Furia, 83 anni e il bagaglio di 140 film alle spalle (16 al fianco del principe della risata), non ha dubbi
«Totò? Il computer della comicità! Sofia Loren? Perfezionista già a vent’anni! ». Giacomo Furia, 83 anni e il bagaglio di 140 film alle spalle (16 al fianco del principe della risata), non ha dubbi. Per lui «L’oro di Napoli», sei episodi con un cast d’eccezione, è un pezzo di storia del cinema. «L’atmosfera di quel set è indimenticabile – esordisce Furia ”. De Sica alla regia, io e la Loren a dare l’anima nei panni di due pizzaioli, nell’episodio "Pizze a credito". Certo gli spunti per sorridere non mancavano. Io, don Rosario, marito geloso e cornuto. Lei, donna Sofia, una moglie che incantava con i suoi "promemoria" ben in vista. Anche se, per la verità, lei aveva pochi motivi per essere divertente». Perché, la Loren aveva litigato con qualcuno? «Chi, Sofia? Ma scherziamo? È sempre stata una compagnona. La verità è che arrivò sul set con una fastidiosa bronchite. Ma De Sica aveva previsto una scena dove, sotto la pioggia, cercavamo l’anello scomparso. A Napoli, però, non pioveva. Così, Vittorio chiamò i vigili del fuoco. Ma i pompieri presero troppo alla lettera il loro ruolo. Tanto che fummo investiti da un diluvio. La Loren? Impassibile, da navigata professionista. Eppure aveva solo vent’anni». Quali doti hanno reso Sofia un mito del cinema internazionale? «Innanzitutto un perfezionismo raro. Durante "L’oro di Napoli" era instancabile. Prima di girare, fino all’ultimo minuto, diceva: "Giacomo, dai, proviamo ancora!". E poi ha un talento innato. Una determinazione da primato. Sofia aveva un sogno e l’ha realizzato. Anzi, è andata oltre i suoi sogni. Un esempio per chi vuole fare il buon cinema ». Ne «L’oro di Napoli» c’è anche l’episodio «Il guappo», dove Totò veste i panni di un tragicomico «pazzariello ». Che ricordi ha di quella interpretazione? «Non ero sul set quando lui girò. La sua fu un’interpretazione così realistica che spiazzò gli spettatori, abituati alla maschera comica. Seppi, poi, che si amareggiò con De Sica. Vittorio, per rendergli omaggio, decise di iniziare il film con il suo episodio. Totò, invece, pensò che fosse uno sgarbo. Era abituato alla rivista, dove ai grandi è riservata la passerella finale». Lei ha recitato con il principe della risata in tante pellicole. Com’era lavorare con lui sul set? «Lavorare? Ma recitare con Totò era puro divertimento! Perché, per far ridere il pubblico, doveva divertirsi prima lui. Immaginate uno studente in vena di scherzi e di prese in giro. Ecco, Totò sul set era così. Una volta fittò un aereo da turismo per lanciare volantini sugli studi De Laurentiis. Prendeva in giro Pasquale De Filippo, figlio di Scarpetta, "esperto" di scopone. Pensate che prima di arrivare in palcoscenico, diceva: "Stasera li farò ridere con le vocali: aah, eeh, iih, ooh, uuh. E puntualmente accadeva. Poteva leggere l’elenco telefonico e la gente rideva. I suoi tempi comici erano unici: un vero computer della comicità! Certo adesso è facile parlare bene di Totò. Ma farlo negli anni ’50 era andare controcorrente ». Sembra assurdo a raccontarlo oggi... «Eppure fu così. Lo conferma un episodio. In quel periodo c’era un giornalista, Andrea De Pino, in difficoltà economiche. Tanto che non aveva neanche la macchina per scrivere. Totò lo seppe e con la sua grande umanità cercò di aiutarlo. Gli comprò una "portatile" e gliela fece recapitare a casa. Indovinate De Pino come ricambiò tanta generosità? Scrivendo uno degli articoli più terribili contro Totò. Gli amici del principe si arrabbiarono: "Hai visto? Questa è la riconoscenza!". Totò, invece, scoppiò ridere e rispose: "Ha fatto benissimo. Se mi avesse elogiato non l’avrei apprezzato. Chiamatelo, voglio invitarlo a cena! ». Michele Avitabile