Dino Martirano, Corriere della Sera 10/10/2008, 10 ottobre 2008
ROMA – Per comprendere l’importanza del vertice italo- rumeno – che ieri a Villa Madama ha messo a fuoco i dossier giustizia, immigrazione, energia e investimenti italiani – basta scorrere due cifre: 25 mila aziende italiane che hanno scelto la Romania creando 800 mila posti di lavoro; un milione di rumeni (quelli ufficiali sono 625
ROMA – Per comprendere l’importanza del vertice italo- rumeno – che ieri a Villa Madama ha messo a fuoco i dossier giustizia, immigrazione, energia e investimenti italiani – basta scorrere due cifre: 25 mila aziende italiane che hanno scelto la Romania creando 800 mila posti di lavoro; un milione di rumeni (quelli ufficiali sono 625.278 con un boom dell’82% sul 2007, diventando così la comunità straniera più numerosa) che hanno scelto di vivere e lavorare in Italia. L’Istat ha poi verificato che gli immigrati regolari in Italia erano al 1˚ gennaio 2008 3.432.651 (il 5,8% della popolazione). Con un aumento del 16,8% sul 2007 hanno dunque raggiunto il record storico per il nostro Paese. Proprio grazie a queste presenze la popolazione italiana arriva a sfiorare i 60 milioni e il saldo naturale degli immigrati (+60.379) compensa quasi per intero quello negativo degli italiani(-67.247) Gli stranieri in genere, e quindi anche i rumeni, sono più presenti al Nord (il 62,5%) rispetto al Centro (25%) e al sud (12,5 %). E anche quelli che ce la fanno a diventare italiani (la maggior parte con i matrimoni) sono in aumento: 261 mila nel 2007, poco meno dei 303 mila naturalizzati in Francia. Così, davanti al primo ministro Carin Popescu Taricenau, Silvio Berlusconi ha voluto ricordare alcuni di questi numeri per sottolineare gli interessi intrecciati dei due Paesi che ora non possono essere rovinati da singoli episodi criminali commessi da una esigua minoranza dei romeni residenti in Italia. Taricenau ha apprezzato ma ha anche ricordato che i neo comunitari possono rivendicare diritti pari ai soci fondatori della Cee: «I romeni che vivono in Italia devono poter contare sul principio della libera circolazione delle persone in Europa e devono beneficiare dello stesso trattamento degli altri cittadini europei». Ora, però, il governo, con i ministri Bobo Maroni e Angelino Alfano in prima linea, non è disposto a fare passi indietro sulla collaborazione giudiziaria: «Stiamo lavorando» per mettere a punto le misure che «consentano di attuare lo scambio di cittadini detenuti dichiarati colpevoli senza il consenso dell’interessato, così come prevede la normativa attuale », ha detto Berlusconi. In effetti, dal 2003, la Romania ha permesso il rientro solo di due detenuti condannati in Italia. Altri 35 carcerati romeni sono in «attesa di giudizio», nel senso che la camera penale di Bucarest sta istruendo la delibazione della sentenza (un visto di accettazione dopo la traduzione) oppure sta attendendo i tempi lunghi dei ricorsi in appello contro la stessa delibazione promossi dagli interessati. I rumeni ospitati nelle carceri in italiane (2790 di cui 805 definitivi) fanno di tutto per non essere rimpatriati e la Romania non accelera certo l’iter. Ora una commissione mista dovrà disboscare per provare a tagliare i tempi lunghi della delibazione. Al ministero della Giustizia, infine, si stanno studiando altre soluzioni: utilizzare la Bossi-Fini (misure alternative alla detenzione per i residui pena di due anni) con l’espulsione del detenuto rimesso in libertà, oppure l’anticipo con la Romania dell’accordo Ue che prevede l’automatico rimpatrio del detenuto comunitario condannato con sentenza definitiva. Il primo segnale, tuttavia, arriverà il 15 ottobre quando Bucarest invierà 15 agenti che collaboreranno con polizia e carabinieri. Dino Martirano