Mario Sensini, Corriere della Sera 10/10/2008, 10 ottobre 2008
ROMA – Il decreto anticrisi, ripete il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è stato varato «non in una logica di azione, ma di precauzione »
ROMA – Il decreto anticrisi, ripete il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è stato varato «non in una logica di azione, ma di precauzione ». Sono armi che «il governo spera di non usare», ma la cautela non è mai troppa. Tanto che al Tesoro è già pronto un "Piano B" per far fronte alle eventuali esigenze di liquidità del sistema bancario e, indirettamente, di quello delle imprese. Il ministro dell’Economia lo chiama «il comma inglese»: è un’ipotesi già approfondita mercoledì con Bankitalia, ma per il momento sospesa. Permetterebbe alle banche in regola con i coefficienti patrimoniali, ma a corto di denaro, di presentarsi al Tesoro con la Banca d’Italia e di «comprare» dallo Stato una garanzia per finanziarsi. Il piano, per ora, è congelato, in attesa di verificare come funzionerà il nuovo meccanismo con cui la Bce finanzierà le banche, offrendo denaro non in aste competitive, «ma a rubinetto», e soprattutto a lunga durata. Almeno un anno, hanno chiesto a Francoforte i ministri delle Finanze europei, riservandosi, come ha fatto l’Italia, la possibilità di intervenire direttamente. I riflessi della crisi finanziaria sull’economia reale e sul sistema produttivo sono del resto preoccupanti. Secondo i dati che il presidente di Confindustria ha portato mercoledì al vertice con il Tesoro, le imprese sono indebitate con le banche per 850 miliardi di euro e, di questi, 420 arrivano a scadenza entro un anno, 300 nei prossimi sei mesi. I tassi, nonostante la riduzione dei saggi di sconto ufficiali, tendono a salire: dal 4,97% del luglio 2007 al 5,64 del luglio scorso, prima dell’esplosione della crisi. Visto l’andamento dell’Euribor, anche dopo il taglio Bce, Confindustria stima un tasso medio d’interesse sui prestiti alle imprese in salita al 5,8% in ottobre, addirittura al 6,5% per le più piccole. «Non tutto, ma tutto il possibile, è stato coordinato a livello europeo» ha ricordato ieri Tremonti che ha riferito in Parlamento sulla crisi e sul decreto (firmato dal presidente della Repubblica ieri sera) un po’ rammaricato per la proposta abortita del maxi-fondo europeo per il salvataggio delle banche. «L’idea alla base del fondo era: due più due fa cinque, perché alla quantità del denaro impegnato – ha detto – si sarebbe sommato il valore del messaggio e della scelta politica». Le banche italiane, ha detto tuttavia il ministro, «secondo le autorità di vigilanza sono sufficientemente liquide e capitalizzate ». L’intervento pubblico nel loro capitale con il decreto diventa possibile, ma «speriamo che non sia necessario». Se dovesse esserlo sarà comunque neutro rispetto alla gestione, salvo il fatto che il governo avrà la possibilità di rimuoverne i vertici. Non sarà, però, una tagliola automatica: anche questo si valuterà, come tutti gli interventi previsti dal decreto, «caso per caso ». Verranno banditi i «compensi indebiti», ma non ci saranno, come in Francia, «codici etici» per i manager. Mario Sensini