varie, 10 ottobre 2008
Tags : Jean-Marie Gustave Le Clézio
LE CLZIO Jean-Marie Gustave Nizza (Francia) 13 aprile 1940. Scrittore. Nel 2008 ha vinto il Nobel per la Letteratura • «[…] Quando passeggia per Parigi [
LE CLZIO Jean-Marie Gustave Nizza (Francia) 13 aprile 1940. Scrittore. Nel 2008 ha vinto il Nobel per la Letteratura • «[…] Quando passeggia per Parigi [...] dice di sentirsi uno straniero in una città per turisti. E quando gli chiedono di che Paese sia, confessa la sofferenza di ”non appartenere”: ”i libri sono la mia patria” [...] è un viaggiatore del mondo, un naufrago dell’esistenza che ha raccontato nei suoi libri in prima persona le radici meticcie, il cocktail di lingue e culture in cui si sono immerse la sua famiglia e la sua infanzia e che ha poi scelto il francese per esprimersi, fin dall’adolescenza. In viaggio verso la Nigeria, sull’Holland Africa Line, come un eroe conradiano, inviò il suo primo manoscritto (e successo) a Gallimard [...] ”La Francia [...] è la mia patria d’elezione per la cultura e per la lingua. Ma la mia piccola patria è l’Ile Maurice, dove ho vissuto la mia infanzia. [...]” [...] Ha fatto lo studente in Gran Bretagna, l’insegnante in America, il militare e il cooperante in Thailandia, l’esploratore in Africa. Ha piantato qualche radice in Nuovo Messico, dove vive con la moglie e i due figli, ha scelto per lungo tempo i villaggi degli indios del Centro America per ritrovare se stesso: ”Un’esperienza che ha cambiato la mia vita, il mio modo di stare con gli altri, persino il mio modo di camminare, mangiare, amare e anche sognare”. Gli chiedono se si senta un esule, un esiliato. ”No, assolutamente. L’esilio è una condizione forzata, di sofferenza. Io sono un cittadino del mondo. Le mie fonti sono i ricordi d’infanzia, ciò che vedo e ciò che ho visto nella realtà, in ogni momento. Non invento quasi nulla”. stato definito l’inventore di un nuovo umanesimo, un moderno Rousseau. La critica si è sovente divisa. [...] In Francia è considerato un autore cult, con un buon seguito nel mercato editoriale. Il pubblico ha apprezzato quel suo viaggiare a ritroso nel tempo, andando alla ricerca di una natura primordiale attraverso le vicende della sua famiglia e le ferite della storia, della civilizzazione e della colonizzazione. Ma se gli si chiede quale sia il messaggio delle sue opere, risponde con disarmante semplicità: ”Lo scrittore non ha messaggi da dare né filosofie da costruire. un testimone del mondo. Non passo il mio tempo alla scrivania. Cerco di ascoltare le voci della realtà. Spero che la gente continui a leggere romanzi, perché i romanzi non hanno risposte, ma pongono domande. Ecco, credo sia fondamentale continuare a porsi domande”. Non si sente uno scrittore impegnato, uno di quegli intellettuali che hanno una risposta per tutto. ”Sono soltanto uno scrittore indignato, come tanti esseri umani, per l’ingiustizia, la violenza, il razzismo, l’aggressione all’ambiente. Certo, sono orgoglioso del fatto che un mio libro abbia contribuito a far vincere, in un villaggio del Nuovo Messico, una battaglia ecologica contro una multinazionale giapponese. Ma non mi considero un intellettuale schierato”. [...] una volta ha confessato di cadere in depressione quando manda un manoscritto in stamperia. il senso della fine che lo tormenta. ”Ho paura come tutti della morte, scrivere un romanzo aiuta a pensare che possa essere un modo per ritardarla il più possibile” [...]» (Massimo Nava, ”Corriere della Sera” 10/10/2008).