Carlo Bonini, la Repubblica 10/10/2008, pagina 49, 10 ottobre 2008
la Repubblica, venerdì 10 ottobre Nell´Italia dei naufraghi delle borse, dei nuovi poveri e del mondo ai tempi dei sub-prime, c´è un indirizzo antico cinquecento anni
la Repubblica, venerdì 10 ottobre Nell´Italia dei naufraghi delle borse, dei nuovi poveri e del mondo ai tempi dei sub-prime, c´è un indirizzo antico cinquecento anni. Il Monte di Pietà. La casa dei pegni. L´ultimo diaframma che separa la vita a credito dalla vita a usura. Quattro sportelli, due saloni da esposizione merce, un recinto degli incanti e un parterre di strada dove una pelliccia, oggi, vale la rata del mutuo e un tappeto persiano la fattura dell´idraulico. E dove il debito genera altro debito, rinnovando quella catena che nel gergo della Finanza si chiama «derivati» e sul marciapiede che guarda il Monte, si pronuncia «compro polizze». Dicono i numeri che negli ultimi dodici mesi, le donne e gli uomini che hanno sceso l´ultimo gradino del bisogno sono aumentati mediamente dell´8 per cento. Trentamila a Milano (più 8%), cinquantamila a Roma (più 5%), trentamila nelle province toscane di Pisa, Lucca, Livorno (più 15%). Altrettanti a Palermo (più 10%). La cosa è semplice. Si va allo sportello, si fa valutare la merce da dare in pegno - normalmente preziosi o piccoli oggetti di valore - se ne ottiene mediamente un terzo del valore di mercato in contanti. E con loro una «polizza al portatore» che indica la data entro la quale si dovrà riscattare il pegno (tre o sei mesi rinnovabili), nonché il costo del riscatto, pari alla somma in contanti che si è ricevuta al momento del deposito, maggiorata degli interessi, circa il 13% annuo. Se il bene in pegno non viene riscattato, il Monte procede alla vendita all´incanto. Oggi, nel salone delle esposizioni del Monte, l´offerta è ricca: 8 pellicce di visone demy buff con base d´asta da 2.200 a 1.600 euro. Stole in zibellino da 3.500 a 2.800 euro. Cinque tappeti orientali (da 550 a 80 euro); quattro servizi in argento (base d´asta media 650 euro); una zanna in avorio policromo (15 mila euro), una statua in avorio intarsiato sormontata da pagoda (8 mila euro). Nella vicina sala degli incanti, tra due maxi schermi all´ombra di un crocefisso, l´oro va via come il pane. «Due spille con intarsi in corallo pari a grammi 81,8» di metallo prezioso vengono battute a 553 euro. Cinquantadue grammi in collane e anelli a 340 euro. Cinque ciondoli e tre bracciali a 357. Agli sportelli, un pezzo dell´Italia della «quarta settimana». Cristina ha 35 anni e due bambine che porta per mano. Al Monte - dice - è entrata la prima volta quando ne aveva 18 e quando per mano ci entrò lei, con sua nonna. «Smettere oggi è impossibile. Normalmente, lo stipendio è finito a metà mese. Quindi impegno quello che mi serve ad arrivare fino al 27. Poi, il primo del mese successivo, con una parte dello stipendio che ho appena preso mi riprendo quello che ho impegnato dieci giorni prima. E intorno al 20 ricomincio». Angelo si sta venendo a riprendere un Rolex con cui si è pagato una settimana di ferie ad agosto per moglie e figlia. «Penso che lo riporterò qui per Natale, così mi faccio qualche giorno sulla neve». Antonio ha una piccola attività artigianale. «I clienti mi saldano a 90 giorni e, nel frattempo, per pagare ogni mese gli stipendi delle tre persone che lavorano con me, mi conviene venire al Monte». Luigi, conducente di bus, con i pegni paga il mutuo da più di un anno. «Ho un tasso variabile con rate a scadenza semestrale. Vengo al Monte due volte l´anno. E normalmente chiedo il rinnovo della polizza almeno una o due volte. Perché nell´arco di un paio d´anni qualche regalo alla famiglia ci scappa sempre. Che so, un compleanno, una comunione, una cresima. E con quelli sblocco i pegni precedenti, che poi posso impegnare di nuovo». Il sistema non è molto diverso da chi preleva con la carta di credito contanti che servono a pagare alla banca il saldo del debito del mese precedente. Ma ha un vantaggio. Il Monte ha un indotto del debito che nessun credito o prestito personale ha. Il Monte affaccia su una piazza dove puoi contare, in una mattina qualunque, almeno una quindicina di figuri. Ben vestiti, con una curiosa gestualità muta. Che ricorda quella dei floor di Borsa e accompagna l´uscita dal Monte di clienti che si sono appena congedati dallo sportello. Tra loro, è un tipo che sembra godere della considerazione degli altri. Si fa chiamare Tonino e ha una cinquantina d´anni. «Lavoro al Monte da vent´anni», dice. Al Monte? «Sì insomma, di fronte al Monte». Per fare che? «Il trader». Il trader? «Si va beh, compro polizze». Tonino ride di cuore. «Guarda che i derivati non l´hanno mica inventati a Wall Street. I derivati so´ nati qui. Cinquecento anni fa. So´ cinquecento anni che si vendono e si comprano debiti davanti al Monte». Tonino non è un burlone. «Mi spiego. Stamattina, l´oro fino, in borsa, sta a 21 euro al grammo. Quello comune, da squaglio, lo fanno 14 euro. Qui al Monte, lo pagano 5. E io che faccio? Quando qualcuno che si è appena impegnato l´oro sa che non riuscirà mai a disimpegnarlo, viene da me e io gli compro la polizza, che del resto è al portatore». A quanto? «A 7 euro al grammo. Conviene a lui che piglia qualche cos´altro che il Monte non gli ha dato e conviene a me, che, con la polizza, riscatto a 5 euro il grammo più gli interessi di deposito quello che lui si è impegnato e che sul mercato vale 14. Come dicono quelli bravi? La polizza è un derivato. E Tra 7 e 14 euro c´è lo swap. Che poi, io l´ho sempre chiamata la forchetta tra andare in paro e guadagnare. Un lavoro pulito. Guadagna chi si vende la polizza, perché si vende il debito. E guadagno io che il debito me lo compro e che magari me lo rivendo a mia volta, assumendomi il rischio». Tonino ride di nuovo: «Un po´ come quella banca americana lì. Come si chiama? Lehman? Sì, insomma, hai capito. E comunque meglio che fare il cravattaro, l´usuraio». A Roma, il tasso usuraio è arrivato al 60 per cento annuo. E Giuseppe, un altro dei "trader" di piazza che ascolta, annuisce grave. «Il Monte, soprattutto di questi tempi, è una salvezza. Prima di Ferragosto, quando scadevano le rate dei mutui, c´era la fila agli sportelli che arrivava in piazza. E a Natale sarà uguale». Anche perché - dicono "i trader" - il Monte si prepara a politiche di pegno presto ancora più generose. Forse torneranno ad essere accettati agli sportelli anche oggetti il cui pegno non dà più di 100, 200 euro. Non la biancheria come nella Roma papalina. Ma magari qualche macchina fotografica sì, o qualche telefonino "smart". Carlo Bonini