varie, 9 ottobre 2008
Sogni. «C’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò» (Ho imparato a sognare, Negrita, 1997)
Sogni. «C’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò» (Ho imparato a sognare, Negrita, 1997). Nomi. I Negrita, che si formarono ad Arezzo nel 1992, si chiamano così in omaggio alla canzone Hey! Negrita dei Rolling Stones. Fama. Nel 1999 diventarono famosi grazie alla partecipazione nella colonna sonora del film di Aldo, Giovanni e Giacomo Così è la vita, dove si ascoltava la loro Mama maè. Kitsch. Nel 2003 gareggiarono a Sanremo con il brano Tonight: «La cosa più kitsch del Festival? La Cadillac color bidet sulla quale sono arrivati Little Tony e Bobby Solo» (Pau, all’anagrafe Paolo Bruni, voce dei Negrita). Alcol. Il proposito che Pau, 41 anni, cantante dei Negrita, tradisce più spesso: «Non berrò mai più così tanto». Rock. «Il rock è morto per chi non tiene le orecchie in guardia. Oppure le ha sature di input. Sindrome tutta metropolitana» (Pau). Notti rock. «La voglia di notti rock è rimasta, ma ci sono sere in cui preferisco stare a casa con mia figlia Nina. Sento lo tsunami dell’amore paterno che si agita dentro. Non vedo l’ora di girare il mondo con lei. Prima che arrivasse Nina ero solo lo zio degli altri figli dei Negrita (…) Con l’arrivo di Nina sono cambiate anche le vacanze. Vado spesso con il trombettista Roy Paci e la sua famiglia in una masseria vicino Lecce» (Pau). Nina. La figlia di Pau (sposato dal 1999 con Stefania Cortellazzi) si chiama Nina in omaggio a Nina Simone, cantante folk blues del Noth Carolina: «I musicisti, appena c’è aria di figli, si mettono davanti allo scaffale dei cd di casa e per ore cercano l’ispirazione. Poi, una volta trovata, parte la trattativa senza sosta con la madre sul nome». HellDorado. I Negrita sul titolo del loro ultimo album, HellDorado: «E’ una fotografia della società dove viviamo. Un inferno con qualche luccichio dorato». Una comune. Le famiglie dei Negrita si frequentano e condividono «molte cose»: «Noi, più che un gruppo, siamo una comune». Viaggio 1. Nel 2005, per incidere l’album L’uomo sogna di volare, i Negrita passarono un mese tra Argentina, Uruguay, Cile e Brasile: «Abbiamo viaggiato in classe turistica, ci siamo mischiati alla gente, e abbiamo anche subito una rapina da parte di alcuni ”ninos de rua” nell’albergo dove alloggiavamo, a Rio. E’ stata questa la cosa più bella della nostra esperienza: vivere quotidianamente il contatto con una realtà tanto affascinante quanto pericolosa». Viaggio 2. Durante il viaggio in Brasile incontrarono Carlinos Brown, vera leggenda della musica carioca, che li ospitò nel suo studio a Rio: «Incontrare Carlinos è stato qualcosa di indescrivibile. Il suo studio è situato in una delle favelas più povere di Rio: chiunque voglia registrare con lui è costretto ad immergersi nell’humus del quartiere. Appena ci ha incontrati, ci ha detto: ”Non ho bisogno di ascoltare i vostri provini: dai vostri occhi ho già capito come vivete la musica”. Sono momenti che non dimenticheremo mai». Viaggio stereo. I Negrita definiscono la loro carriera un «viaggio stereo». Miccia corta. Pau, noto per il temperamento bollente: «Diciamo che ho la miccia corta. Specifichi però che non è un riferimento all’organo sessuale. Non so che cosa sia il sangue freddo e, se mi arrabbio, non ci sto a pensare due volte prima di reagire. Dentro mi sento più nero che bianco». Risse. Si vocifera di liti furibonde all’interno della band. «Adesso che siamo quarantenni, qualche spigolo si è smussato. Ma nel nostro curriculum ci sono momenti hot. In passato ci siamo messi le mani addosso, abbiamo fatto risse nei parcheggi dei club rotolandoci per terra nella ghiaia. Suonavamo in localacci dove prima di entrare i proprietari ci avvertivano: ”Ragazzi, state attenti che qui per una parola di troppo a una ragazza scoppia il finimondo. Volano calci e bottiglie”. In realtà non succedeva mai nulla e gli unici che si pestavano eravamo noi. Niente di grave: sono quisquilie che fanno parte della storia normale di una rock band. Detto questo, siamo un gruppo molto democratico senza un líder máximo» (Pau a Gianni Poglio). Veline. Come reagirebbe se fra qualche anno Nina le dovesse chiedere di accompagnarla al casting per una parte da velina? «Io quel giorno avrei sicuramente da fare. E anche lei avrebbe impegni irrinunciabili. Non so perché, ma credo che non farà quel casting» (Pau a Gianni Poglio). Schiappe. «Quando andavo a scuola, in italiano ero una schiappa e leggere un libro per me era peggio di un cazzotto nello stomaco. Per amore della musica sono cambiato: mi piace la possibilità di dire più cose in modi diversi, di procedere per assonanze più che per rime dirette. La mia vita è un gigantesco cruciverba Bartezzaghi» (Pau a Fulvio Paloscia).