Giovanni Audiffredi, 15/10/2008, Vanity Fair n.41/2008, pp. 86-96., 15 ottobre 2008
BLASI ILARY
Mi sono salvata grazie a Ilary.
«Sei in ritardo, milanese. Sali che ti porto a vedere il punto di Roma che amo di più. E tieniti forte: al volante sì che sono una iena». Turchina monocolore dalla testa ai piedi, borsa compresa. Occhi compresi: «Per fortuna che te ne sei accorto. Ho la fissa che siano piccoletti. E la bocca troppo grossa». Ilary Blasi – la conduttrice delle Iene, la moglie del capitano romanista Francesco Totti – pare la fatina di una favola di periferia mentre passeggia su e giù per la via dove abita, tra i palazzoni fotocopia dell’Eur, tutti vetri, traversine di cemento e mattoni rossi. «Però qui è molto tranquillo. La casa è grande, con i terrazzi, e sono vicina ai miei genitori. Andiamo». Volante di Hello Kitty, interni della Smart neri e fucsia, cambio automatico, piede pigiato sull’acceleratore. In curva devo tenermi forte davvero. Sfrecciamo davanti al Palazzo della Civiltà Italiana e le sue mani gesticolano. Frenata nel parcheggio di un supermercato del quartiere Portuense: «Siamo arrivati».
LA «COMITIVA» DEL MURETTO. « Lo vedi? Vedi quel muretto sempre in ombra? Non puoi capire quanto è freddo. Questo è il mio posto. Ho cominciato a sedermi lì, con la mia comitiva di amici veri, quelli dal legame indissolubile, quando ero in terza media. E ho smesso da poco più di un anno».
Il prezzo della fama?
«No, è che abbiamo tutti i bambini, è più complicato. Con gli amici continuiamo a vederci, ma a casa: l’ultima volta, a cena da me, un paio di settimane fa. Ma questo posto me lo porto nel cuore, sono sempre stata una fedelissima. Quando facevo la letterina di Passaparola e lavoravo a Milano, prendevo il treno apposta per venire qui. Anche quando ero incinta di Cristian (il primogenito di tre anni, ndr), venivo qui a fumare le quattro sigarette al giorno che il medico mi aveva concesso. Tra la sottana, la panza e la sigaretta in bocca, i ragazzi mi chiamavano ”la zingara”».
Suo marito si è amalgamato alla «comitiva»?
«E’ cambiato, da un paio d’anni. Francesco era un timido, un ipersensibile diffidente, un gelosone. Mi fa ancora storie su come mi vesto, se ho una scollatura troppo abbondante, ma è cambiato. Totti mica l’ho trovato così: ci ho lavorato sopra, era un uomo del secolo scorso».
I BAFFI D’ACCIAIO. LE AMBIZIONI, ANCHE. Allaccio la cintura, si riparte. «Andiamo sotto dai miei, ti mostro dove sono cresciuta». Zig Zag fra le stradine. «Vedi? Sembra un paesino». La chiesa moderna di Santa Silvia domina la piazza sul colle: «Ci venivo poco perché la Comunione l’ho fatto sulla Tiburtina, vicino a casa di mia nonna. Un corso di catechismo indimenticabile: tre anni con la maestra Vittoria che ci dava anche i compiti. Sono rimasta credente: preghierina fissa tutte le sere prima di andare a dormire». Svolta a destra, giù giù fino a una radura alberata tra i condomini. «Quel giardinetto lo chiamano la fontana, ma è fasulla, l’acqua e i pesci non ci sono mai stati. Però i bambini sì, tanti, a giocare a guardie e ladri. Abitavo lì, palazzina B 18. Una famiglia unita, con gli zii nella stessa scala».
Scuole?
«Medie a due passi da qui, con le giostre di Villa Bonelli. Non ero una bimba scalmanata, ma una ”paraculetta” sì. Liceo scientifico Morgagni a Monteverde. Una bella classe piena di goliardia, e tutti gli anni le materie da ripetere a settembre: matematica, fisica, storia dell’arte. Bocciata, mai».
La più bella della classe?
«Per niente. Portavo l’apparecchio. Sette anni di dannazione. Mia madre era fissata, ripeteva sempre: ”Puoi essere bella quanto ti pare, ma se ridi con i denti storti è finita”. Andare in giro con i baffi d’acciaio non era il massimo. Ma ora la ringrazio: sono così dritti che mi chiedono se porto la dentiera».
Piccole parti nei film, tante pubblicità, la famiglia Blasi a tavola con Mariangela Melato e l’olio Cuore, i biscotti Galbusera, Stirammira: era la star del quartiere?
«Ti facevano i complimenti, ma il rapporto con la Tv era molto diverso, meno maniacale. Era un lavoro, non uno status. Non esisteva questa idea esasperata della fama».
Oggi invece?
«La gente mi saluta, mi fa qualche battuta sui balletti alle Iene, mi chiede come sta il Capitano. Non mi sento una celebrità, continuo a spingere il carrello al supermercato, a occuparmi della casa, anche se poco prima che nascesse Chanel abbiamo preso in casa una coppia di filippini. Cristian a scuola ce lo porto io».
Ho letto che frequenta la Ambrit, una scuola internazionale. Perché?
«Gli ho voluto fare un regalo: l’inglese. Pagherei oro per saperlo parlare bene».
Crescerà con la crema di Roma, figlio di una coppia glamour?
«Non mi sento parte di una coppia glamour, stile Beckham, per intenderci. HO molto, e me lo sono guadagnato. Con Francesco, però, abbiamo la separazione dei beni e conti separati. Certo, lui contribuisce molto più di me alla vita della casa, paga tutte le spese dei figli. Ma ho cercato una mia indipendenza. Oggi ci amiamo, abbiamo obiettivi comuni, figli da crescere. Tra vent’anni chi lo sa? Può succedere di tutto. Per questo ho messo da parte un gruzzoletto, ho tenuto l’appartamento di Milano e, appena ho potuto, ho sistemato i miei in un posto nuovo».
Ha sempre pensato che avrebbe fatto una vita così?
«Sì. Credo che sei quello che vuoi essere. Ho bruciato le tappe: a 27 anni ho fatto molto nel privato e nel professionale, e a volte, guardandomi in foto, nemmeno mi riconosco. Però sono i figli ad avermi cambiato la vita, non il matrimonio. Lo so, non mi sono sposata uno qualunque, ma l’ho fato per amore. E comunque sapevo che avrei sfondato nello spettacolo».
La fidanzata di, la moglie di: avrà giocato un ruolo nella sua carriera.
«Certo. Francesco l’ape regina, è lui che attrae. Non per questo ho dato di meno. Sono orgogliosa della mia personalità e del mio stile. Non mi sono mai messa in competizione con mio marito, però ho costruito la mia nicchia di vita senza stare nell’ombra di nessuno. Sembrerà egoista, ma ho sempre pensato prima a me perché solo così poi sono in grado di amare davvero gli altri».
Panariello l’ha voluta a Sanremo, Parenti alle Iene. Pensa l’abbiano scelta perché è brava?
«Hanno creduto in me. Giorgio voleva i riflettori puntati sull’Ariston e ha scelto una giovane mamma italiana. La signora Totti, certo, ma non l’avrebbe fatto se io mi fossi messa a fare le copertine nuda con il pancione. E Davide, alle Iene, si è preso la responsabilità della diretta di una donna incinta. Immagini se fosse accaduto qualcosa alla moglie di Totti…».
IL CAPITANO UN IDOLO, MA NON PER ME.
Mai fatta una scelta professionale condizionata dall’amore per Francesco?
«No. Però quando eravamo "la letterina e il calciatore", il massimo dello scontato nazionalpopolare, ammetto che stare seduta nello studio di Che tempo che fa con Fabio Fazio non è stata solo una questione di curriculum. Ho imparato molto, ma mi sono anche ripulita l’immagine».
Quando ha capito che la vita con un calciatore non è il massimo?
«Non l’ho mai pensato. Ritiri, trasferte, poche vacanze – Europei, Mondiali, Coppe e amichevoli permettendo. Il weekend è un’utopia e ti devi sempre adattare. Sono orgogliosa di Francesco, ma non ditemi che è facile. Se poi ci aggiungi i tifosi e le fan…».
I tifosi condizionano?
«Sì, e condizionano giustamente: prendi Totti con tutto il pacchetto. Ammiro la loro passione. Sono rispettosi, chiedono solo un saluto e una maglietta firmata. Eppure non li ho ancora capiti fino in fondo. Io, che non sono cresciuta con i miti del calcio, e con un padre laziale che di pallone non ha mai parlato alle figlie, non vedo l’idolo Totti».
In che senso?
«A volte non capisco neanche se lui ha giocato meglio di un altro. Non ho questo occhio. Per me è solo mio marito, che a volte è pure una gran sola. Quando c’è Francesco di mezzo, ci metti il doppio del tempo a fare tutto».
COME E’ SCOCCATA LA SCINTILLA.
«Caro mio, troppo ho tribolato. La nostra non è mai stata una storia semplice. Ti dico io come è andata veramente, non come se la vende lui, che blatera di quando lo seguivo per locali». Ilary ha parcheggiato l’auto dietro casa e parliamo a portiere aperte. All’interno del bicipite sinistro ha un tatuaggio che sembra uno sbaffo di vernice: «Non ci capisce, ma sono una I e una F. Ogni volta mi chiedono se mi sono macchiata». Una signora che porta a spasso il cane lupo si farà su e giù quel marciapiede una ventina di volte per capire con chi sta parlando la moglie di Totti.
Avanti con la love story.
«Francesco mi guardava sgambettare in Tv, nemmeno mi conosceva ed era pazzo di me. Aveva detto ai suoi amici: ”Quella me la sposo”. A dicembre di sette anni fa mia sorella Silvia mi racconta che è uscita con un gruppo e c’era anche Francesco Totti. Qualche sera dopo, a una cartata di Natale – Francesco ne è pazzo, giochiamo a scopetta, briscola, tresette, e quest’estate a Sabaudia grandi tornei di Burraco – si parla di donne e lui tira fuori la storia della letterina bionda di Roma che gli piace tanto. I suoi amici gli dicono che è la sorella di Silvia. Allora lui le chiede di essere presentato».
Come dire di no?
«Invece non ero entusiasta. Non mi fidavo per niente. Me lo presentarono in un pub. Ma ero nervosa perché mi avevano rubato il cellulare. Dopo mezz’ora ci siamo salutati».
Faceva la difficile?
«Mi irritava l’idea che potessi essere uno sfizio. Francesco mi piaceva, ma non volevo dargli soddisfazione. Lui è stato molto bravo, mi ha sempre cercata, ma con messaggini semplici, niente di compromettente. Comunque non ci sono mai uscita da sola prima del derby del 10 marzo 2002, quello finito 5-1».
Quello della maglietta con la scritta «sei unica». A chi era dedicata? A lei o alla Curva sud?
«Sei matto? A me. Nello interviste del dopopartita, ha detto che era per la curva. Tipico di Totti il timido. La verità è che lui voleva che andassi a vederlo. Io ero a Milano e non gli avevo dato garanzie. La mattina di domenica ho sbroccato e ho preso il treno. Lui mi manda un sms e mi chiede: ”Dove sei?”. Risposta: ”Sto scendendo”. Mi ha fatto venire a prendere da un amico, perché io allo stadio non c’ero mai stata».
Come è stato il primo impatto?
«Bello, ma non capivo nulla e non mi alzavo neanche per esultare. Anche adesso la maggior parte della volte non mi accorgo quando segna».
Comincio a provare compassione per Totti.
«Voleva segnare a tutti i costi per levarsi quella maglia. Fa gol e i suoi amici, che sono d’accordo, mi issano per vederlo mentre corre verso la tribuna, s’inginocchia e mostra la scritta: ”Sei unica”. Quel gesto mi ha convinta. L’11 marzo siamo usciti. Cinema, cena e un solo bacio».
Dopo due anni è rimasta incinta e vi siete sposati.
«Detto così, suona male. Avevamo deciso di sposarci da un pezzo. Avevo fatto la prima prova d’abito a ottobre e sono rimasta incinta di Cristian a gennaio. Da subito abbiamo voluto un figlio.
Si vedeva mamma?
«Certo. Sono disordinata, sciatta, capace di uscire di casa con il mollettone e il colori sbagliati. Passo per antipatica perché non do confidenza, dicono che sono fredda e in apparenza hanno ragione, ma la realtà e che non sono fisica. Mi hai visto in spiaggia con Francesco? Sembriamo due estranei. Ogni tanto sbuffa: ”E dammi un bacetto”. Insomma, ho tanti difetti, ma sono materna».
Totti dice che è pronto per il terzo figlio.
«Lascialo dire, tanto lui non deve fare nulla. A 27 anni non dico certo basta. Ma vorrei una pausa: Cristian e Chanel mi hanno stremata».
Come lo chiama il prossimo?
«Ci hanno criticato per Chanel. A Lavinia Elkann, però, per Oceano non hanno detto niente: buon per lei. Fossi nata a Milano, dove le chiamano Diamante, Chanel sarebbe suonato meglio».
IL FANTASMA DELLA VENTO. «Dai, sali. Così vedi i bambini». Un piccolo Colosseo «annegato» nel grande acquario del soggiorno, lampadari e tappeti griffati Fendi, alle pareti gigantografie di mamma Ilary, a cui si aggiungerà la cover di Vanity Fair. Del Capitano, né foto né trofei. In compenso, c’è lui, sul divano, ed entrando lo svegliamo: stava dormendo con un occhio aperto per vigilare su Cristian, che gioca con palla e birilli. Chanel, altissima per i suoi 16 mesi, è bella e vanitosa quanto mamma. E’ l’ora del caffè. Lo prendiamo in cucina. «Vedi, Francesco è così. Un giorno lo dipingono come un mito, il giorno dopo è un delinquente donnaiolo e poi torna a essere il benefattore dei bisognosi. Ma a rimetterci sono sempre io».
Perché?
«Sono la più grande cornuta d’Italia, tradita un giorno sì e l’altro pure. Non è forse questo che scrivono i giornali? E alla fine, che sia vero o no, la gente lo pensa ugualmente. Ho imparato a non farci più caso. Mi secca solo che nessuno pensi che anche Santa Ilary potrebbe avere un amante a Milano...».
Ripensa allo scandalo di Flavia Vento? Alla storia del presunto flirt?
«Quello è stato l’apice. Una violenza incredibile. Ero incinta: potevo perdere il bambino per lo shock. A questo nessuno ha pensato?».
Era un’intervista, non un gossip.
«La sua parola contro quella di Francesco. Ma se non ci sono prove, il sospetto da che parte pende? E’ stato terribile, un incubo. Sono stata malissimo, mi sono rosa come una matta. La vita ti porta tante sorprese, a una cosa del genere però non ero preparata. Fortunatamente io e Francesco abbiamo gli stessi valori, la stessa filosofia di vita, gli stessi obiettivi e il nostro amore. Non ho mai dubitato di lui, gli ho sempre creduto».
Della Vento che cosa pensa? L’ha guardata all’Isola dei famosi?
«Certo, e non ce l’ho con lei. La colpa non è sua: le hanno promesso mari e monti e ci ha creduto. Ce l’ho con chi ha architettato quella storia a tavolino ed è riuscito a venderla. assurdo, ma so che può ricapitare, fra due anni o fra due mesi. Mi sono salvata grazie all’orgoglio. Grazie a Ilary».
La Tv è sintonizzata sulla Vita in diretta. Si parla dell’Isola. In soggiorno irrompe il volto di Flavia Vento. Ci guardiamo con la coda dell’occhio. Come dicono a Roma, s’è fatta ’na certa. ora di andare.