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 2008  ottobre 09 Giovedì calendario

l’Unità, giovedì 9 ottobre I nostri incontri avvenivano al buio. Nulla di proibito, diciamolo subito

l’Unità, giovedì 9 ottobre I nostri incontri avvenivano al buio. Nulla di proibito, diciamolo subito. Solo che le «molecole di Roger», le chiamavamo così, non sopportavano la luce. Accendevi una lampada e quelle si accartocciavano, si piegavano e, alla fine, facevano le cose più strane: alcune diventavano fluorescenti, altre liberavano sostanze contenute al proprio interno. Giocattoli delicati, insomma. Ma che Roger Tsien, premiato ieri con il Nobel per la Chimica, produceva a raffica alla fine degli anni Ottanta nel suo laboratorio al piano terra dell’Università di Berkeley. Ogni tanto il signore della luce veniva di sopra, dove noi neurobiologi passavamo le giornate a infilzare con microelettrodi di vetro le cellule nervose di calamari e gamberetti: non per una debolezza gastronomica, ma perché quegli animali, meno evoluti dei mammiferi, sono in possesso di cellule più grandi del normale. Dunque più agevoli da studiare. E lì, in quelle ”enormi cellule” (un decimo di millimetro...) iniettavamo le molecole di Roger. Come l’Arsenazo 3, che cambiava colore appena il calcio contenuto all’esterno entrava dentro la cellula. O come il Nitr-7 che, al contrario, il calcio lo teneva dentro di sé: bastava un lampo di luce e quella ”gabbietta chimica”, magicamente, si apriva liberando il calcio direttamente nella cellula. Grandi invenzioni, quelle di Tsien. Perché hanno cambiato il modo di fare ricerca, almeno in questo angolo della neurobiologia. Come il Fluo-3, che iniettato nelle cellule nervose permette di capire come e dove crescono, come si comportano, quali connessioni stabiliscono. O come la Green Fluorescent Protein (Gfp), che non è stata una sua invenzione ma che Roger ha studiato, capito e alla fine copiato. E che gli è valso giustamente il Nobel per la Chimica, perché svelando i meccanismi di quella proteina naturale (è quella che consente ad alcune meduse di emettere una luce fluorescente) Roger Tsien ha prodotto molecole luminescenti diventate utilissimi ”marcatori biologici” oggi impiegati in ricerca come in medicina, ad esempio per evidenziare le cellule tumorali. Occhiali enormi e dentoni alla Omar Simpson, Roger era in quegli anni di Berkeley il tipico ”nerd” americano, il secchione tutto libri e computer che compare in ogni film sulla vita nei campus. Girava con sette penne nel taschino della maglietta (già, maglietta con taschino) e la calcolatrice che teneva appesa alla cintura ma che non usava mai. Sì, perché Roger ”Simpson” i conti li faceva a mente. Ricordo un duello, al buio naturalmente, tra il mio capo, affermato neurobiologo, e quell’occhialuto chimico. E più il primo pigiava i tasti del computer con l’ausilio di una torcia elettrica (per non disturbare le molecole di Roger) più quello lo bruciava sul tempo usando, non la macchinetta, ma i suoi allenatissimi neuroni. « facile - disse prima di stendere al tappeto il mio capo ormai stordito - basta seguire l’intuito: devi solo lanciarti, poi i numeri vengono da soli». Luca Landò