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 2008  ottobre 08 Mercoledì calendario

Corriere della Sera, mercoledì 8 ottobre NEW YORK – Quando uscì in America nell’aprile del 1981, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore fu osannato come un capolavoro dai critici

Corriere della Sera, mercoledì 8 ottobre NEW YORK – Quando uscì in America nell’aprile del 1981, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore fu osannato come un capolavoro dai critici. La New York Times Book Review gli dedicò la prima pagina – una rarità per un libro di racconti – lodando la maestria con cui Raymond Carver aveva saputo ridurre la storia e le parole al minimo essenziale e salutandolo come «il capostipite del minimalismo letterario americano». Ventisette anni più tardi la moglie ed esecutrice testamentaria dello scrittore scomparso nel 1988, Tess Gallagher, si è imbarcata in una appassionata crociata per rendere giustizia alla memoria letteraria di uno degli autori più influenti e imitati della sua generazione. «Ray non era affatto un minimalista e anzi odiava quell’etichetta», racconta la Gallagher, apprezzata poetessa con all’attivo oltre una dozzina di libri tra cui Al Saloon della Donna Gufo, Io e Carver e Spontaneamente, curati in Italia dal traduttore di Carver, Riccardo Duranti. Quello che nei campus americani viene ancora oggi venerato come «il maestro della scrittura lineare e cesellata» e il «teorico dell’omissione», secondo la Gallagher non è affatto tale. «Ray fu per anni vittima dell’implacabile forbice imposta dal suo editor, Gordon Lish – spiega ”, che dimezzò il manoscritto di Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, cambiando titoli e riscrivendo pagine intere. Lish ha stravolto non solo la prosa – aggiunge ”, ma anche il tono e l’anima del libro ». L’anno prossimo la Gallagher darà alle stampe la versione originale del manoscritto, Beginners, – dal titolo scelto da Carver – (in Italia sarà pubblicato in primavera da Einaudi) in quello che si profila già come uno degli eventi editoriali più importanti degli ultimi anni. Ma prima ancora di arrivare in libreria Beginners ha scatenato un putiferio nell’editoria Usa, che all’inizio ha fatto quadrato contro la Gallagher, tacciata di essere «una pazza, fissata di riscrivere la storia della letteratura». «Ho osato ribellarmi ai colossi Knopf e ICM», afferma la scrittrice. «L’industria newyorchese del libro è chiusa e protezionista e mi ha fatto la guerra ». Ma lei non si è arresa. Nel dicembre dello scorso anno il New Yorker ha pubblicato uno dei racconti pre-censura di Beginners, insieme a una pagina del manoscritto massacrata dai tagli drastici di Lish e a una serie di lettere inviate allo stesso Lish da Carver per deplorare ciò che definisce «le tue amputazioni chirurgiche». A dare una mano alla Gallagher nel difficile compito di riportare alla luce l’opera carveriana originale sono William Stull e la moglie Maureen Carroll, entrambi docenti di letteratura alla Hartford University. «Quando Ray mi regalò il libro, a me dedicato, gli chiesi sbigottita cosa fosse successo. "Non ti preoccupare amore mio", mi rispose lui, "riavremo quelle storie". La mia crociata cominciò allora». Carver aveva incontrato Lish nel ’67 e, quando due anni dopo, quest’ultimo diventò il capo della cultura alla rivista Esquire, volle lanciare lo sconosciuto e squattrinato scrittore nel cui talento aveva subito creduto. E continuò a farlo quando, nel 1977, fu assunto come editor dal prestigioso colosso Knopf. Ma fin dall’inizio Ray capì che il suo mentore l’avrebbe aiutato solo se avesse assecondato in tutto e per tutto i suoi capricci. «Lish tagliò fino all’osso le sue storie – nota il New Yorker ”, sviluppando un’estetica inconfondibilmente disadorna, laconica e quasi minacciosa che venne ribattezzata minimalismo». Carver accettò, spesso incoraggiandola, la scure di Lish, fino all’estate del 1980. Quando, in una appassionata lettera, implorò l’editor di «fermare subito la pubblicazione di Di cosa parliamo quando parliamo d’amore. Se il libro uscirà nella sua versione tagliata e corretta non scriverò mai più una riga», lo avverte, confessando il timore di ripiombare «nei giorni neri dell’alcolismo e della depressione». «In gioco è la mia stessa sanità di mente», scrive. Ma il suo grido disperato cadde nel vuoto. «Lish aveva il potere assoluto sulla sua opera e andò avanti per la sua strada, senza rimorsi». Il dispotico editor era convinto che, senza di lui, Carver non sarebbe mai diventato Carver e sembrava godere di quella dinamica di controllo quasi sadica. «La relazione tra editor e scrittore è molto privata e impenetrabile dall’esterno», lo difende Gary Fisketjon, l’altro editor della Knopf che nell’88 curò la pubblicazione di Da dove sto chiamando. «Ray si sentiva in colpa per non essere stato capace di proteggere il proprio lavoro», ribatte la Gallagher. «Era fragile, debole e timoroso di ricadere nell’alcool. Se avesse detto la verità, temeva che amici e colleghi non avrebbero creduto che era lui l’autore di quei libri». Difendere quella bugia divenne per lui un peso psicologicamente insopportabile. «Dopo la pubblicazione di Di cosa parliamo quando parliamo d’amore dovette concedere numerose interviste per difendere ciò che considerava l’opera di un altro. E più tardi, quando finalmente scaricò Lish, dovette continuare a recitare la parte spiegando la sua presunta svolta stilistica verso un’espressione più piena e meno rarefatta, dovuta al bisogno di cambiare direzione dopo il periodo minimalista di Di cosa parliamo ». Ma i motivi che hanno spinto Carver a sottostare in silenzio, minando privatamente la propria autostima, forse sono anche altri. «Dopo anni di bancarotta, povertà e malattie – teorizza il New Yorker ”, Carver era felice dell’improvvisa fama, che lo spinse a nascondere l’ambivalenza covata nei confronti di Lish». «Se Carver avesse veramente voluto pubblicare l’originale, l’avrebbe fatto», insiste Fisketjon. Ma la Gallagher contesta questa tesi. «La verità è che Ray non possedeva più i manoscritti. Nell’era pre-computer, gli scrittori dovevano richiedere ufficialmente all’editore la restituzione dei loro testi originali. E Ray non lo fece». E così Lish se li tenne, rivendendoli più tardi alla Lilly Library della Indiana University, dove sono stati riesumati dalla Gallagher e da William Stull e Maureen Carroll. «Il nostro Beginners è la versione piena di scarabocchi e correzioni fatte a mano da Lish». Incoraggiato dalla Gallagher, Carver più tardi «licenziò» Lish. Ma i suoi sforzi per rompere quell’intricato rapporto di dipendenza non furono semplici. Nel 1982, mentre scriveva Cattedrale, scrisse all’amato-odiato editor: «Per favore aiutami con questo libro da bravo editor, il migliore, non un ghost writer». Eppure a detta dei critici i migliori lavori di Carver restano quelli post-Lish: Cattedrale, Da dove sto chiamando e L’elefante e altri racconti. Beginners secondo la Gallagher si aggiungerà presto alla lista. «Il lettore scoprirà l’umanità, in gran parte amputata, dei suoi personaggi e vedrà la generosità e calore dei suoi sentimenti. stata la macchina editoriale – insiste ”, a trasformare in minimalista uno scrittore come lui: cechoviano e dalla prosa ampia e oceanica». E se alla fine qualcuno preferirà la versione di Lish all’originale? «La cosa non mi preoccupa e anzi voglio che nelle scuole si studino entrambe, una accanto all’altra. Lo stesso dovrebbe accadere a tutti gli autori censurati nella storia della letteratura mondiale ». Lo scorso agosto, in occasione del ventesimo anniversario della sua morte, la Gallagher ha fatto il suo annuale pellegrinaggio alla tomba del marito a Port Angeles, cittadina di 18mila anime a picco sull’Oceano Pacifico. «Quando ho scoperto di avere il cancro, sei anni fa, ho deciso che, prima di morire, dovevo fare ciò che lui mi aveva chiesto: aiutarlo a strappargli di dosso quell’odiosa e ingiusta etichetta di minimalista. Ci sono riuscita». Alessandra Farkas