David Avino, Tuttoscienze 8/10/2008, pagina IV., 8 ottobre 2008
Tuttoscienze, mercoledì 8 ottobre «Che puzza bestiale!». Fu questo il commento della prima turista delle stelle, quando due anni fa entrò nella Stazione Spaziale Internazionale
Tuttoscienze, mercoledì 8 ottobre «Che puzza bestiale!». Fu questo il commento della prima turista delle stelle, quando due anni fa entrò nella Stazione Spaziale Internazionale. Certo, la signora Ansari, abituata a una vita di lusso, non poteva pretendere che nella ISS, abitata da otto anni, aleggiasse un profumo di Chanel Nº5. Le finestre non si possono aprire per cambiare l’aria, ma la vista non sarà mai paragonabile a nessuna suite a sette stelle della Terra. Trenta milioni di dollari e una perfetta forma fisica non bastano per un volo nello spazio. Servono anche otto mesi di duro training, spirito di adattamento e grande determinazione prima di indossare un pannolone, una tuta, un casco, essere insaccati in uno scomodo sedile con le ginocchia in bocca e, finalmente, sentire il «countdown» scandito dal centro di controllo russo. Cinque multimilionari hanno già provato questa sensazione. Per otto mesi hanno rinunciato ai comfort e si sono adattati a una vita da «normali», alloggiando negli angusti dormitori di «Star City», la Città delle Stelle, ex base militare sovietica, riconvertita in centro di addestramento per cosmonauti. Richard Garriott, americano che deve la sua fortuna ai videogame, figlio di Owen, astronauta dello Skylab e dello Spacelab, è pronto sulla rampa di lancio: partirà il 12 ottobre da Baikonour, in Kazakistan, a bordo della navicella russa Soyuz e raggiungerà la ISS per una «vacanza» di 10 giorni. Ma dopo tante rinunce non vuole sentirsi chiamare «turista spaziale»: «Mi sono addestrato con cosmonauti e astronauti per otto mesi - racconta - e ho condiviso emozioni e fatiche. L’unica differenza è che io non lo faccio di mestiere». Ma non ditelo ai «veri» astronauti: loro non accetteranno mai di essere paragonati ai «clandestini dello spazio», che pretendono di definirsi «colleghi». L’avventura di Garriott, comunque, è cominciata in una gelida giornata di gennaio alle porte di Mosca, nella base segreta di «Star City», cancellata dalle mappe al tempo della Guerra Fredda. Nonostante nel centro di addestramento siano passate celebrità del calibro di Yuri Gagarin, le cui statue e foto tappezzano l’intera base, bisogna imparare a vivere con il poco disponibile: il cibo non è dei migliori, l’acqua calda è una rarità e il riscaldamento funziona a singhiozzo. Da subito ci si tuffa in un mondo nuovo, dove la prima difficoltà è la lingua: le lezioni sono in russo, così come i libri, le scritte sulle strumentazioni e le comunicazioni radio. Durante le lezioni un interprete cerca di tradurre, ma non sempre basta e di notte i «turisti» consultano i dizionari. A turno, tutti i giorni, i tirocinanti passano nella «stanza delle torture», dove vengono legati sulla «sedia vestibolare»: una poltrona nera che gira ininterrottamente per 10 minuti, mentre un istruttore pone quiz di matematica e costringe i malcapitati ad aprire gli occhi e a muovere la testa. La Nasa non usa più questo addestramento, ma i russi sono ancora convinti che aiuti ad allenare il sistema vestibolare ed evitare la sindrome da adattamento allo spazio, considerata la prima causa della nausea e del disorientamento che affligge molti astronauti nei primi giorni di missione. Per sperimentare la microgravità, invece, si sale decine di volte su aerei che seguono traiettorie paraboliche, creando l’assenza di peso per una ventina di secondi. Un bel divertimento stile montagne russe, ma con nausea e vomito assicurati. Ma nulla è paragonabile alla «TsT-18», la gigantesca centrifuga blu che gira a 170 chilometri orari, sottoponendo gli aspiranti astronauti a nove volte la forza di gravità. Viene descritta come un incubo: chi l’ha provata sostiene che sembra di essere sepolti nella sabbia profonda, senza avere la minima possibilità di muoversi. Ma questa è solo una parte della preparazione che bisogna seguire per affrontare la sfida a cui il fisico sarà soggetto andando nello spazio. Durante il lancio della Soyuz, infatti, l’equipaggio è sottoposto a 4G, una forza quattro volte superiore al proprio peso. Nella navicella al turista spetta il sedile di destra, mentre tutte le operazioni di volo vengono svolte dal comandante e dallo specialista, che siedono in linea alla sua sinistra. E, una volta in orbita, le sorprese non mancano. Nel 2002 Shuttleworth, un altro milionario, fu costretto a scaricare i liquami di bordo, mentre Garriott - lo sa già - dovrà anche aiutare a ripulire la navicella russa dall’eventuale condensa. La vita nello spazio non è mai una passeggiata. Qualunque gesto si complica e anche usare il bagno può diventare un’operazione delicata. I «turisti» si addestrano con una toilette simile a quella che troveranno in orbita: un secchio di plastica con un’inforcatura e un tubo aspiratore. Usarla sulla Terra, con la forza di gravità, è semplice: basta seguire le procedure e provare. In assenza di peso è più difficile. Bisogna legarsi per evitare di perdere il contatto, ma, soprattutto, ci si deve ricordare di accendere l’aspiratore. Un «turista» se ne dimenticò con il risultato facilmente immaginabile: passò il resto del viaggio a ripulire il bagno della Stazione, tra i rimproveri e gli sghignazzi dei compagni. David Avino